Riflessioni

Dal backstage di Yunus: Per una rivoluzione gentile…

14.10.2019

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,

 prese costui de la bella persona 

che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende

[Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, Canto V, v. 100]

Libero: Vorrei condividere una riflessione: sono in Salento, qui tutti sono gentilissimi, premurosi; diciamo che qui a fare il cafone ti sentiresti fuori luogo. E difatti nessuno lo fa. Magari si riuscisse a portare un po’ di questo disagio nell’esercitare la violenza a livello sociale! Ovviamente sarà anche una questione commerciale, ma mi interessava notare come la gentilezza sia contagiosa. L’ambiente influenza tutto e tutti. Aizzare il peggio di un uomo è cosa alquanto facile; non altrettanto coltivarne gentilezza, bellezza e spirito cooperativo. Qui perfino gli operatori turistici si aiutano l’un l’altro! Non si fanno la lotta, piuttosto cercano di mantenere tutti insieme questa sensazione di accoglienza, che alla fine ha trasformato dei posti desolati e depressi in luoghi privilegiati per il turismo di massa, portando un benessere diffuso da cui tutti traggono vantaggio. L’intelligenza funziona! E’ indispensabile rieducarci alla bellezza ed alla gentilezza, per dimenticare l’addestramento alla violenza (verbale e non) che abbiamo subito in questi anni. D’altronde le persone che mi mancano di più sono impresse nella mia memoria per la loro incrollabile gentilezza e amorevolezza per gli altri (oh! tutti gli altri, mica solo i nipoti, anche e soprattutto gli sconosciuti!). Le loro parole, i loro gesti di gratuita generosità sono perle indimenticabili ed esempi sempre vivi nei miei pensieri.

Sii dolce con me. Sii gentile.
E’ breve il tempo che resta. Poi
saremo scie luminosissime.
E quanta nostalgia avremo
dell’umano. Come ora ne
abbiamo dell’infinità.
Ma non avremo le mani. Non potremo
fare carezze con le mani.
E nemmeno guance da sfiorare
leggere.
Una nostalgia d’imperfetto
ci gonfierà i fotoni lucenti.
Sii dolce con me.
Maneggiami con cura.
Abbi la cautela dei cristalli
con me e anche con te.
Quello che siamo
è prezioso più dell’opera blindata nei sotterranei
e affettivo e fragile. La vita ha bisogno
di un corpo per essere e tu sii dolce
con ogni corpo. Tocca leggermente
leggermente poggia il tuo piede
e abbi cura
di ogni meccanismo di volo
di ogni guizzo e volteggio
e maturazione e radice
e scorrere d’acqua e scatto
e becchettio e schiudersi o
svanire di foglie
fino al fenomeno
della fioritura,
fino al pezzo di carne sulla tavola
che è corpo mangiabile
per il mio ardore d’essere qui.
Ringraziamo. Ogni tanto.
Sia placido questo nostro esserci –
questo essere corpi scelti
per l’incastro dei compagni
d’amore. nei libri.”

[Mariangela Gualtieri, “Sii dolce con me, sii gentile”,  da “Bestia di gioia”]

Sonia: E a volte mi sembra che facendo un banalissimo gesto di gentilezza, puramente gratuito, ad un estraneo, non solo gli vedi spuntare un sorriso, ma vedi anche venir meno qualche mattoncino al suo muro di diffidenza. Quei muri non difendono, semplicemente non ti fanno vedere quel che c’è dietro e ci tengono lontani.

Paola: Un gesto gentile è disarmante. Ed è ricco e gratuito allo stesso tempo.

Gabriella: Mi viene in mente la tradizione tutta  napoletana di “‘O cafè suspiso” (il “caffè sospeso“):  a Napoli, chi entra in un bar a prendere un caffè, ne lascia un altro pagato, destinandolo ad una persona  che non se lo può permettere.  “Quando qualcuno è felice a Napoli, – scrive Luciano De Crescenzo – paga due caffè: uno per se stesso, ed un altro per qualcuno altro. E’ come offrire un caffè al resto del mondo.” [Luciano De Crescenzo, Il caffè sospeso] Non a caso nel 2011 l’associazione “Rete del Caffè Sospeso” ha istituito la “Giornata del Caffè Sospeso“, che si celebra  il 10 dicembre: l’obiettivo è proprio quello di riprendere questa antica consuetudine napoletana, che  non è soltanto un atto di gentilezza, ma anche un gesto di  solidarietà.

Sonia: E’ sintomatico il fatto che durante la conferenza che si svolse a Tokyo nel 1997, prese forma l’idea di dar vita ad un Movimento Mondiale per la Gentilezza (WKM), ufficialmente nato a Singapore il 18 novembre 2000. La sua missione è quella di diffondere un messaggio di gentilezza e di solidarietà, anche promuovendo la nascita di movimenti nazionali destinati a questo scopo.

Simone: Propongo un punto di vista un po’ più pessimista: è vero che il bello e l’armonia in genere funzionano ottimamente da antidoto alla barbarie, perché usano neurotrasmettitori più veloci di quelli istintivi; credo però che la situazione sia molto aiutata dal fatto che le persone che in estate affollano le località turistiche, essendo in ferie e quindi alleggerite dalla pressione costante a cui sono sottoposte nel corso dell’anno,  si trovino nelle condizioni migliori per essere gentili. Sono d’accordo sul fatto che queste condizioni abbiano un potere magnetico fondamentale, ma la difficoltà è quella di mantenerle sempre vive. L’apparente emozionalità che tutti quanti mostriamo quando siamo in vacanza ci serve solo a ricaricare una macchina per affrontare una altro anno da schiavi o da padroni. Personalmente credo che gesti funzionali ad un certo tipo di armonia siano sforzi intenzionali e che in vacanza esistano le condizioni esteriori perché i turisti reagiscano positivamente. Non credo alla capacità di chiunque di avere sufficiente volontà per innescare un fuoco simile. La condizione di pressione istintiva ininterrotta impedisce, da una parte, la “sintonizzazione” su circuiti emozionali, perché si è costantemente messi sotto scacco da bollette, tagliandi, affitti, bollo, assicurazione ecc. e quindi molte persone non riescono ad arrivare alla fine del mese. Chi se lo può permettere, per un paio di settimane all’anno riesce a disconnettere la macchina infernale e il corpo gli richiede di nutrirsi di bellezza. Tutto questo, ovviamente, è funzionale alla produzione e al capitale. Forse sarebbe veramente emozionale prendere atto della nostra condizione e trasformarla in un’esperienza “rivoluzionaria” sotto ogni aspetto. Intendo dire che ci vorrebbe una sorta di “palestra”, di allenamento alla gentilezza: si tratta, in altre parole, di addestrarsi per mantenere viva un’intenzione da cui è facilissimo distogliere l’attenzione….Scrive Jalāl ad-Dīn Moḥammad Rūmī: “Ieri ero intelligente. così ho voluto salvare il mondo. Oggi sono saggio, così sto cambiando me stesso“.

Gabriella: La gentilezza, Scrive infatti Cristina Milani, “diventa l’obiettivo di un difficile esercizio che giorno dopo giorno alimenta ‘il senso dell’esistenza’. Diventa, come affermava Platone, quella cura dell’anima che, grazie all’applicazione di comportamenti virtuosi, ha lo scopo di renderci persone migliori e più felici’. […] La definizione di gentilezza che ne deriva […] è caratterizzata da uno stile di vita responsabile, determinato dall’applicazione attiva di qualità superiori mirate ad avere cura a 360° di tutto ciò che ci circonda.”

[Cristina Milani, La forza nascosta della gentilezza]

“Gli spartani, quando c’era una festa, mettevano i sedili per gli ospiti stranieri all’ombra e loro si sedevano dove capitava

[Marco Aurelio, Colloqui con se stesso, XI,24,1].

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Foto di Sonia Simbolo

 

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