Riflessioni

Incontri (ovvero, Bresson ed io)

01.05.2020

Non so se essere favorevole o meno alle recensioni. Sono delle piccole comfort-zone del pensiero: alleggeriscono gli sforzi di quel lettore che non ha intenzione di fare il salto nel vuoto, assumendosi la responsabilità della scelta del libro, sobbarcandosi tutta la sfacchinata per la comprensione del testo e, in ultimo, trovando da solo le risposte alle sue domande.

Tenendo a mente tutto questo, farò di testa mia!
Volevo spendere due parole per “L’immaginario dal vero” di Henri Cartier-Bresson, ma non ho assolutamente intenzione di fare il riassuntino del libretto (ecco, già vi ho svelato che arriviamo a malapena ad un centinaio di pagine). Piuttosto, vorrei raccontare un’altra storia, spero bella, che può capitare quando si decide di fare quel piccolo salto nel vuoto…
Mentre ero intenta a cercare testi di fotografia nella libreria, mi sono imbattuta accidentalmente in Bresson. Era nascosto tra libroni pesanti e, con la sua impaginazione grigio scuro, quasi non si vedeva. L’ho afferrato sovrappensiero, senza alcuna aspettativa, e dopo averlo rigirato tra le mani ho aperto il libro. Sì, un libro lo apri proprio come fosse una scatola degli attrezzi per costruire solide impalcature e fondamenta della conoscenza. Ma, tra fantomatici martelli, pialle e cacciaviti, potresti imbatterti in qualche meraviglia…
Difatti, subito si è svelata la prima sorpresa: il libro era un regalo, con tanto di dedica, del lontano 7 settembre 2015:

A Sonia con affetto.
Troverai molto di quello che è la fotografia e la vita per te!
Bacio …

I puntini di sospensione li ho aggiunti per sostituire una firma per me illegibile. Non ho assolutamente memoria di chi possa avermelo regalato! Forse non è importante. Quello che conta invece è che mi sono imbattuta in lui al momento giusto e mai dedica fu più azzeccata.
Ho conosciuto Bresson per caso. Non che non avessi mai sentito parlare di lui o ammirato le sue fotografie, ma non c’era ancora stata occasione di osservarlo da vicino, in modo così intimo. Le alchimie e le simpatie che scattano tra persone in carne ed ossa non sono superiori e non hanno nulla da togliere a quelle che possono nascere tra uomini e soggetti letterari, artistici, storici ecc. L’unica differenza è che queste ultime restano a senso unico…
Perciò, per quanto il confronto con gli altri sia una fonte inesauribile di stimolanti diversità, quando mi capita (pochissime volte) di trovare qualcuno molto simile a me, che esprime esattamente quello che sento, ecco che si palesa l’affascinante universo delle affinità elettive.

Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale.
Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore.

Scorro le pagine del suo diario e non smetto di esclamare nella mia testa “è vero!”, “esattamente!”, “incredibile, la pensiamo allo stesso modo!”…
È confortante sentirsi capiti, ci fa sentire meno soli.
Per Cartier-Bresson si oscilla ripetutamente tra la cattura di un istante e i tempi lenti dello studio, della riflessione, del costruire le giuste relazioni con l’ambiente, per poter essere finalmente invisibili, arrivando a scattare immersi nella scena. Il dentro ed il fuori da noi si fondono per un attimo. Anche io sono partecipe dell’istante che sto catturando. È un brevissimo intenso momento di pace.

Una fotografia è per me riconoscere simultaneamente, in una frazione di secondo, da un lato il significato di un fatto e dall’altro l’organizzazione rigorosa delle forme percepite visualmente che questo fatto esprimono.
Così, vivendo dentro e fuori, noi ci sentiamo, scoprendo il mondo, forgiati da lui, proprio mentre siamo in grado di agire su di lui. Si stabilisce un equilibrio fra due mondi, esterno e interno, che intrecciati in dialogo finiscono per informarsi, ed è il mondo che dobbiamo trasmettere.

Mi piace pensare che la lettura de “L’immaginario dal vero” abbia un suo senso nella mia vita, così come aveva preannunciato l’anonima dedica. Ogniqualvolta assecondo l’istinto, riconosco qualcosa, trovo un oggetto, scopro amici o smaschero nemici. Ma ciò che è davvero sorprendente è che tutto sembra trovare la giusta collocazione e funzione.
Quindi… non affrettatevi a leggere banali “consigli per gli acquisti”. Scoprite da soli le vostre “epifanie”, affinché siate sempre in contatto con il vostro inafferrabile intuito.

 

Testo e Foto di Sonia Simbolo

Lascia un commento