Pensieri

“Verso l’infinito ed oltre…”

06.05.2020

L’intero mondo a sei dimensioni è riempito dalla sua misericordia: dovunque tu guardi, lo riconosci”.

(Jallaledin Rumi, “The Mathnawi”, Libro III, verso 3108)

 

Guarda come il pavimento del cielo

è fittamente intarsiato di patène d’oro splendente:

non c’è la più piccola stella che tu contempli

la quale non canti nel suo moto come un angelo

e non si intoni coi cherubini dagli occhi sempre giovani.

Tale armonia è nelle anime immortali

ma finché le nostre sono rinchiuse in questo corruttibile

involucro d’argilla noi non le possiamo udire”.

(William Shakespeare, “Il mercante di Venezia”, Atto V, Scena I)

 

Tutto il progresso ottenuto col nostro sforzo cerebrale consiste

nell’accertamento di fatti materiali per mezzo di ridicoli strumenti

imperfetti che in un certo grado ci aiutano data l’inefficienza

dei nostri organi. Ogni venti anni qualche infelice ricercatore,

che generalmente muore nel tentativo, scopre che l’atmosfera

contiene un gas fino ad allora sconosciuto; che una imponderabile,

insesplicabile, inqualificabile forza possa essere ottenuta strofinando

un pezzo di cera su una stoffa; che tra le innumerevoli

stelle sconosciute ce n’è una che non è stata ancora notata nell’immediata

vicinanza di un’altra che ha…Bene, che dirne?

Le nostre malattie sono dovute ai microbi? Molto bene.

Ma da dove vengono questi microbi? E che dire delle loro malattie?

E i soli da dove vengono?

Noi non sappiamo niente, non capiamo niente.

non possiamo fare niente, non immaginiamo niente

Siamo chiusi, imprigionati in noi stessi…

(Guy de Maupassant, “Appunti”, 7 aprile 1888)

 

“In ogni epoca gli uomini hanno cercato di riunire tutta la conoscenza e l’esperienza dei loro giorni in un solo insieme che potesse spiegare il loro rapporto con l’universo e le loro possibilità in esso. Nel modo ordinario essi non ci sarebbero mai potuti riuscire. Poiché l’unità delle cose non è comprendibile per la mente ordinaria, in uno stato ordinario di consapevolezza. La mente ordinaria, divisa tra gli innumerevoli e contraddittori stimoli dei diversi lati della natura umana, riflette il mondo come molteplice e confuso, così come è l’uomo stesso. Una unità, un disegno, un significato che comprenda tutto, se esiste, può essere sperimentato solo da un diverso tipo di mente, in un diverso stato di consapevolezza. Potrebbe essere realizzato solo da una mente che fosse diventata essa stessa unita.

Quale unità, per esempio, potrebbe essere percepita dal fisico, filosofo o teologo più brillante mentre, seduto su un o sgabello, vaga con la mente assente, si arrabbia se gli viene dato meno resto in denaro, non si accorge quanto irrita sua moglie, ed in genere rimane sottoposto alle cecità giornaliere della mente ordinaria che funziona con la consueta assenza di consapevolezza? Qualunque unità egli raggiunge in tale stato, può esistere solo nella sua immaginazione.

Per questo motivo il tentativo di riunire tutta la conoscenza in un intero è sempre collegato con la ricerca di un nuovo stato di consapevolezza. Ed è senza significato ed inutile se è separato da tale ricerca.

Forse si può perfino dire che i pochi tentativi riusciti che sono giunti fino a noi sembrano essere solo dei sotto-prodotti di una tale ricerca, quando questa è stata coronata da successo. I soli convincenti “modelli dell’universo” che esistono sono quelli lasciati da uomini che evidentemente ottennero un rapporto con il mondo e una consapevolezza di esso completamente diversi da quelli appartenenti all’esperienza ordinaria. Infatti questi veri “modelli dell’universo” devono mostrare non soltanto la forma e la struttura interne di questo universo, ma devono anche rivelare il rapporto dell’uomo con esso, ed i suoi presenti e possibili destini in esso. In questo senso alcune cattedrali gotiche sono dei completi modelli dell’universo, mentre non lo è un moderno planetario, nonostante la sua bellezza ed accuratezza. Poiché quest’ultimo modello dimentica completamente l’uomo.

La differenza naturalmente sta nel fatto che le cattedrali, direttamente o indirettamente, furono disegnate da uomini che appartenevano a scuole fatte per raggiungere stati superiori di consapevolezza, ed avevano il vantaggio dell’esperienza ottenuta in tali scuole; mentre i disegnatori del planetario sono scienziati e tecnici abbastanza intelligenti e qualificati nel loro campo, ma senza alcuna particolare conoscenza della potenzialità della macchina umana con la quale devono lavorare.

Infatti, se siamo in possesso di alcune chiavi per la loro interpretazione, la cosa più sbalorditiva di questi antichi “modelli dell’universo” sorti in epoche, continenti e culture completamente separate tra loro, è proprio la loro somiglianza. Perciò possiamo dire che una consapevolezza superiore rivela sempre la stessa verità, solo effettuando uno studio comparativo di alcuni “modelli dell’universo” esistenti e che sembra derivino appunto da questa diversa consapevolezza – come, per esempio, la Cattedrale di Chartres, la Grande Sfinge, il Nuovo Testamento, la Divina Commedia, certi diagrammi cosmici lasciati da alchimisti del XVII secolo, i disegni delle carte dei Tarocchi, e i dipinti di alcune icone russe e di bandiere tibetane.

Naturalmente una delle difficoltà principali per questo studio comparativo sta nel fatto che tutti questi modelli sono espressi in linguaggi diversi, e che per la mente ordinaria, non preparata, un linguaggio diverso significa una verità diversa. Infatti questa è un’illusione caratteristica dello stadio ordinario dell’uomo. Al contrario, anche un piccolo miglioramento nella sua percezione rivela (…) che i linguaggi e le formulazioni che a prima vista non hanno niente in comune, in effetti si possono riferire alla stessa cosa. (…). Naturalmente i più completi modelli dell’universo, creati dalle scuole del passato, cercavano di combinare in molti linguaggi le formulazioni di ciò che desideravano esprimere, così da rivolgersi a molte o a tutte le funzioni contemporaneamente (…).

Nella cattedrale, i linguaggi della poesia, della posizione, del rituale, della musica, del profumo, dell’arte e dell’architettura erano combinati con successo. (…) Inoltre, in alcuni casi, per esempio nella Grande Piramide, il linguaggio dell’architettura sembra che sia stato usato non solo per il simbolismo della sua forma, ma anche per creare, in una persona che cammina in un certo modo vicino alla costruzione, una serie di impressioni e di shock emozionali, che avessero in loro stessi un significato ben preciso, e che era stato calcolato per rivelare la vera natura della persona loro esposta. (…)

Oltre ai linguaggi riconoscibili dall’uomo per mezzo delle sue funzioni ordinarie, ci sono altre forme di linguaggio che nascono e si rivolgono a funzioni supernormali, cioè a funzioni che possono essere sviluppate nell’uomo, ma che egli ordinariamente non usa. Per esempio, c’è il linguaggio della funzione emozionale superiore, dove una formulazione ha il potere di comprendere un enorme numero di significati, sia contemporaneamente che in successione. Alcune tra le più belle poesie, che, sebbene contengano sempre qualcosa di fresco, non possono mai essere capite completamente, possono appartenere a questa categoria.

È evidente che anche i Vangeli sono stati scritti in tale linguaggio, e per questa ragione ogni loro verso può comunicare a cento uomini cento significati diversi, ma mai contraddittori. (…)

L’uomo ha due metodi per studiare l’universo.

Il primo è per mezzo dell’induzione: egli esamina i fenomeni, li classifica e tenta di ottenere da questi, leggi e principi. Questo è il metodo generalmente usato dalla scienza. Il secondo metodo è per mezzo della deduzione: avendo percepito o avendo scoperto o essendogli stati rivelati alcune leggi e principi generali, egli tenta di dedurre l’applicazione di queste leggi in vari studi specialistici e nella vita. Questo è il metodo generalmente usato dalla religione. Il primo metodo comincia con i “fatti” e tenta di raggiungere le “leggi”. Il secondo metodo comincia con le “leggi” e tenta di raggiungere i “fatti”.

Questi due metodi appartengono a funzioni umane diverse. Il primo è il metodo dell’ordinaria mente logica, che è sempre disponibile per noi. Il secondo deriva da un funzione potenziale dell’uomo, che ordinariamente è inattiva per mancanza di energia nervosa di sufficiente intensità, e che noi possiamo chiamare funzione mentale superiore. Questa funzione, nelle rare occasioni in cui agisce, svela all’uomo le leggi in azione, egli vede l’intero mondo dei fenomeni come il prodotto delle leggi. (…)

Da un lato la scienza odierna, senza principi, sta andando verso una sempre più inutile specializzazione e materialismo; e da un altro i principi religiosi o filosofici non uniti alla conoscenza scientifica (…) si possono oggi rivolgere solo ad una minoranza. (…) Sono questi principi che sono più importanti, piuttosto che le scienze a cui sono applicati. (…)

Ogni sistema di verità deve essere abbandonato, perché esso possa crescere di nuovo.

(…) Più importante di tutto: (…) superare veramente e permanentemente la vecchia personalità ed acquistare un livello di consapevolezza completamente nuovo”.

(Da Rodney Collin, “Le influenze celesti, Uomo, universo e mistero cosmico”, “Introduzione”)

 

“Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e al loro posto si forma una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari.”

(Max Planck, cit.  in Thomas Samuel  Kuhn, “The Structure of Scientific Revolutions”)

 

“Non so come il mondo potrà giudicarmi ma a me sembra soltanto di essere un bambino che gioca sulla spiaggia, e di essermi divertito a trovare ogni tanto un sasso o una conchiglia più bella del solito, mentre l’oceano della verità giaceva inesplorato davanti a me.”

(Isaac Newton)

 

“Da dove proviene l’ordine e la bellezza che vediamo nel mondo?

(Isaac Newton)

 

“Io stavo seduto intento a scrivere il mio trattato, ma il lavoro non progrediva; i miei pensieri erano altrove. Girai la mia sedia verso il fuoco e mi assopii. Di nuovo gli atomi si misero a saltellare davanti i miei occhi, ma stavolta i gruppi più piccoli si mantenevano nello sfondo. L’occhio della mia mente, reso più acuto dalle ripetute visioni di questo genere, ora poteva distinguere figure più grandi, di diverse fogge, disposte in lunghe file in qualche punto assai vicine le une alle altre, tutte che giravano e si attorcigliavano come un groviglio di serpenti in movimento. Ecco che a un tratto uno dei serpenti, afferrata la sua stessa coda, roteava ironicamente davanti ai miei occhi. Come per un lampo di luce mi svegliai,… spesi il resto della notte ad elaborare le conseguenza dell’ipotesi. Signori impariamo a sognare ed allora forse intuiremo la verità.“

(Friedrich August Kekulé von Stradonitz, cit. in Thornton Morrison e Robert Nelson Boyd,  “Chimica organica”)

 

Il matematico Gauss risolvendo un teorema aritmetico:

“Due giorni fa sono riuscito (a risolvere un problema aritmetico: n.d.r.), non a causa dei miei penosi sforzi, ma per la grazia di Dio. Con un improvviso lampo di illuminazione, l’indovinello fu risolto. Io stesso non posso dire quale è stato il filo conduttore che unì quello che sapevo in precedenza con quello che rese possibile il mio successo”.

(Johann Friedrich Carl Gauss, da “L’uomo è un microcosmo“)

 

L’astronomo Keplero sulla scoperta della sua Terza legge:

“Quello che ho profetizzato ventidue anni fa, non appena scoprii i cinque solidi delle orbite terrestri… che sedici anni fa consideravo come una cosa da essere cercata, quella per cui sono stato a Praga e per cui ho dedicato la maggior parte della mia vita alle contemplazioni astronomiche, alla fine l’ho portata alla luce ed ho riconosciuto la sua verità oltre le mie più ottimistiche aspettative. Non nella maniera che avevo immaginato (questa non era la parte minore della mia gioia), ma in un altro modo molto differente ma più perfetto ed eccellente. Sono ora diciotto mesi da quando ho avuto il primo lampo di luce, tre mesi dall’alba,  molti pochi giorni dal Sole svelato – meraviglioso da guardare – che ora brilla su di me… Se voi mi perdonate io gioisco, se voi siete arrabbiati io posso supportarlo. Lo stampo è pronto, il libro è scritto. Può ben aspettare un secolo per il lettore, come Dio ha aspettato seimila anni per l’osservatore”.

(Giovanni Keplero, da “Harmonicis mundi”, L. V)

 

Il matematico francese Poincaré sulla soluzione del problema delle funzioni fucsiane:

“Proprio in quel periodo lasciai Caen, dove vivevo, per andare ad un corso geologico sotto gli auspici della Scuola delle Miniere. Gli incidenti di viaggio mi fecero dimenticare il mio lavoro matematico. Essendo arrivato a Coutances, salii su un autobus per andare da qualche parte. Nel momento in cui misi il piede sullo scalino, senza che nessuno nei miei precedenti pensieri avesse preparato la strada per questo, mi arrivò l’idea che le trasformazioni che io avevo usato erano identiche a quelle della geometria non euclidea. Io non verificai questa idea; non ne avrei avuto il tempo poiché appena mi sedetti nell’autobus, proseguii una conversazione già cominciata ma sentii una perfetta certezza. Al mio ritorno a Caen, per scrupolo di coscienza, verificai con mio piacere il risultato.

(Henri Poincaré, “Le basi della scienza)

 

Francesco Bacone sulla scoperta delle leggi:

“Gli uomini sono generalmente portati più al cambiamento che alla logica, per l’invenzione delle arti e delle scienze…Il presente sistema di logica aiuta piuttosto a confermare e a rendere inveterati gli errori basati su nozioni volgari, piuttosto che alla ricerca della verità, e perciò è più nocivo che utile”.

(Francesco Bacone, cit. in W. L. W. “L’arte dell’investigazione scientifica”)

 

Schiller sulla scoperta delle leggi:

“Non è troppo dire che più deferenza gli uomini di scienza hanno avuto per la logica, peggiore è stato per il valore scientifico del loro ragionamento…Tuttavia, fortunatamente per il mondo, i grandi uomini di scienza sono rimasti in una salutare ignoranza della tradizione logica”.

(Friedrich Schiller, cit. in W. L. W. “L’arte dell’investigazione scientifica”)

 

Planck sulla scoperta delle leggi:

“Il piano immaginario sul quale tentiamo di costruire in ordine crolla ogni volta, e noi dobbiamo tentare di costruirne un altro. La capacità di vedere con l’immaginazione e la fede nel successo finale sono indispensabili. Il razionalista puro non trova posto in ciò”.

(Max Planck, cit.  in W. L. W. “L’arte dell’investigazione scientifica”)

 

 

 

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