Nuri Bey era un albanese giudizioso e rispettato, che aveva sposato una donna molto più giovane di lui.
Una sera in cui era rincasato prima del solito, un fedele servitore andò da lui e gli disse:
“La vostra sposa, nostra padrona, si comporta in modo sospetto. È nei suoi appartamenti con un enorme baule, che apparteneva a vostra nonna, abbastanza grande da farci entrare un uomo. Non dovrebbe contenere altro che qualche vecchio ricamo, ma credo che ora potrebbe esserci molto di più.
Vostra moglie non mi permette di guardarci dentro, io che sono il vostro più vecchio servitore“.
Nuri entrò nella stanza della moglie e la vide seduta sconsolatamente accanto al baule di legno massiccio.
“Volete mostrarmi il contenuto di questo baule?“.
“Per via dei sospetti di un domestico o perché non avete fiducia in me?”
“Non sarebbe più semplice aprirlo senza tante storie e mettere fine alle voci che corrono?“.
“Non credo che sia possibile“.
“È chiuso a chiave?“.
“Dov’è la chiave?“.
La donna gliela mostrò. “Fate uscire il servo e ve la darò“.
Dopo che il servo fu congedato, la donna consegnò la chiave e si ritirò, visibilmente scossa.
Nuri Bey rifletté a lungo. Poi chiamò quattro giardinieri della sua tenuta e tutti insieme, al calar della notte, trasportarono il baule, senza aprirlo, ai confini della proprietà e lo sotterrarono.
In seguito, non si parlò mai più di questa faccenda.
* * *
Questa storia provocante, di cui si dice con insistenza che nasconda un significato interiore al di là di quello morale evidente, appartiene al repertorio dei dervisci erranti (qalandar), il cui santo patrono è Yusuf dell’Andalusia, vissuto nel XIII secolo.
Una volta questi dervisci erano numerosi in Turchia. Questo racconto, in una versione ampliata, si è insinuato nelle “Istanbul Nights“di H.G. Dwight (pubblicato negli Stati Uniti nel 1916 e nel 1922).
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