Un giorno qualcuno chiese a Maulana Bahaudin Naqshband:
“Si sente spesso raccontare che esseri ignobili o bambini possano “essere spiritualizzati da un semplice sguardo, o per vie indirette, al solo contatto con un grande maestro. Com’è possibile?“.
Bahaudin rispose raccontando la seguente storia e facendo notare che il metodo usato equivaleva alla via indiretta della spiritualizzazione.
All’apogeo dell’impero bizantino, l’imperatore fu colpito da una grave malattia per la quale nessun medico riusciva a trovare un rimedio. Egli mandò ambasciatori in tutti i paesi, con una dettagliata descrizione dei sintomi della sua malattia. Uno di loro si presentò alla scuola del grande El-Ghazzali, un Sufi di cui l’imperatore aveva solo sentito parlare come uno dei più grandi saggi d’Oriente. El-Ghazzali chiese a uno dei suoi discepoli di partire per Costantinopoli.
Quando l’uomo, che si chiamava El-Arif, entrò in città, fu subito accompagnato a corte e trattato con grande riguardo. L’imperatore lo supplicò di guarirlo. Dopo aver chiesto quali rimedi fossero già stati provati e quali ancora quelli previsti, lo sceicco El-Arif si mise a visitare il paziente.
Quando ebbe finito, chiese che venisse convocata l’assemblea plenaria di tutti i membri della corte, in quanto voleva fare una dichiarazione riguardo alla cura da seguire.
Quando tutti i nobili dell’impero si furono riuniti, il Sufi disse: “Sua Maestà Imperiale farebbe bene a ricorrere alla fede“.
“L’imperatore ha fede“, rispose un prete, “ma ciò non ha effetti terapeutici“.
“In tal caso“, disse il Sufi, “sono costretto a dire che esiste un solo rimedio, su questa terra, che possa salvarlo, ma preferisco non parlarne perché è troppo atroce“.
Il Sufi fu talmente assillato, invogliato, minacciato e adulato, che alla fine disse: “Un bagno nel sangue di molte centinaia di bambini di età inferiore a sette anni guarirà l’imperatore“.
Quando la confusione e l’orrore causati da queste parole si furono un po’ dissipati, i consiglieri di stato decisero che valeva la pena tentare quel rimedio. È vero che alcuni alzarono la voce per proclamare che nessuno poteva arrogarsi il diritto di commettere un simile atto di barbarie su richiesta di uno straniero di dubbie origini, ma la maggioranza riteneva che fosse giusto correre ogni rischio per preservare la vita di un simile Imperatore, che tutti rispettavano e quasi idolatravano.
Questi ultimi finirono per avere la meglio sulla riluttanza del monarca: “Sua Maestà Imperiale“, gli dissero, “non ha il diritto di opporsi, perché questo rifiuto priverebbe l’Impero di qualcosa di molto più prezioso della vita di tutti i suoi sudditi e, a maggior ragione, di quella di qualche bambino“.
Pertanto, fu proclamato un editto secondo il quale tutti i bambini dell’impero aventi i requisiti di età richiesti, dovevano essere mandati a Costantinopoli entro una certa data, per essere sacrificati per la salute dell’Imperatore.
La maggior parte delle madri dei bambini condannati invocò la maledizione divina sulla testa del sovrano, quel mostro che esigeva il sangue del loro sangue per la propria salvezza. Altre, al contrario; pregarono affinché l’imperatore guarisse prima del
giorno fissato per l’esecuzione dei loro bambini, Quanto all’imperatore, dopo un po’ di tempo cominciò a sentire che non poteva autorizzare un’atrocità come quella del massacro dei bambini, per nessun motivo al mondo. Quel dilemma lo mise in un tale stato d’animo da essere tormentato giorno e notte, finché decise di emettere il seguente proclama; “Preferisco morire, piuttosto che veder morire degli innocenti“. Non appena ebbe finito di pronunciare queste parole, la sua malattia cominciò a regredire e in poco tempo si ristabilì completamente.
Alcuni, superficialmente, si affrettarono a dedurre che era stato ricompensato per la sua buona azione. Altri, altrettanto superficiali, attribuirono il miglioramento del suo stato all’immenso sollievo provato dalle madri dei bambini condannati, sollievo che avrebbe influenzato la potenza divina.
Quando venne chiesto al Sufi El-Arif in che modo il male era stato cancellato, egli diede questa risposta: “Dato che l’imperatore non aveva fede, bisognava disporre di una forza equivalente; e questa fu prodotta dall’azione congiunta della sua sincerità e dei desideri positivi di tutte le madri che si auguravano la guarigione prima della data fissata per il massacro“.
Alcuni bizantini assillavano il Sufi con i loro sarcasmi: “È per decreto della divina provvidenza e in risposta alle preghiere del nostro santo clero, che l’imperatore è stato guarito prima di arrivare a provare la formula di questo sanguinario saraceno. Non è forse vero che egli mirava a distruggere il fior fiore della nostra gioventù, che altrimenti sarebbe cresciuta e un giorno avrebbe combattuto quelli della sua razza?“.
Quando questi commenti furono riportati a El-Ghazzali, egli disse: “Un risultato può essere ottenuto solo se si attiva un metodo concepito per agire nel tempo assegnato per il raggiungimento dell’obiettivo“.
Così come il medico sufi aveva dovuto adattare i suoi metodi alla mentalità della gente che lo circondava, allo stesso modo un derviscio in grado di spiritualizzare gli altri può attivare le percezioni interiori di un bambino o di un essere ignobile percezioni che si esercitano nel campo della scienza della Verità – usando metodi che conosce e che gli sono stati trasmessi a questo scopo. Questa fu la spiegazione data dal Nostro Maestro Bahaudin.
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Khwaja Bahaudin divenne capo dell’Ordine dei Maestri (Khwajagan) dell’Asia Centrale, nel XIV secolo. Dal suo nome (Naqshband) – che significa “Disegnatore” – deriva quello della Scuola.
Si dice che Bahaudin abbia riformato gli insegnamenti dei maestri. Egli adattò la pratica ai bisogni dell’epoca e raccolse i frammenti della tradizione attingendo alle sue radici.
Egli trascorse sette anni a corte, sette anni ad occuparsi di animali e sette anni a lavorare alla costruzione delle strade, prima di diventare un maestro qualificato per l’insegnamento. Il suo maestro fu il grande Khwaja Mohamed Babà Samasi.
I pellegrini arrivavano dall’estremo della Cina, attratti dalla reputazione del suo centro di studi. I membri dell’Ordine, sparsi negli imperi turco e indiano, come pure in Europa e in Africa, non avevano segni distintivi esteriori e di loro si sa meno rispetto a quelli di tutti gli altri ordini.
Bahaudin veniva chiamato con il titolo di El-Shah. Alcuni dei più grandi poeti classici persiani erano dei Naqshbandi. Fra i libri naqshbandi più importanti citiamo “Gli insegnamenti di El-Shah“, “Segreti della Via Naqshbandi” e “Gocce della sorgente di vita“, che però esistono solo come manoscritti.
Maulana (“Nostro Maestro“) Bahaudin Naqshband nacque a pochi chilometri da Buchara e fu sepolto nei dintorni, a Qasr-i-Arifin (la “Fortezza degli Gnostici“).
Questa storia, che egli raccontò in risposta a una domanda, è tratta dal libro Ciò che disse il Nostro Maestro, chiamato anche “Insegnamenti dello Shah“.
Pubblicato su www.sufi.it
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Foto di Lorenzo Angelucci