Affabulazioni

La Storia di Mushkil Gusha

17.07.2020
C’era una volta, non molte migliaia di chilometri lontano da qui, un povero vecchio taglialegna, vedovo, che viveva con la giovane figlia. Ogni mattina, andava, sulle montagne per tagliare legna da ardere, che portava a casa e legava in fascine. Poi faceva colazione e raggiungeva la città vicina, dove vendeva la sua legna e si riposava un poco prima di ritornare a casa. Un giorno ritornò dalla città molto tardi e la figlia lo accolse dicendo: “Padre, qualche volta mi piacerebbe avere del buon cibo e mangiare cose diverse.” “Molto bene, bimba mia,” disse il vecchio , “domani mi alzerò più presto del solito. Dovrò andare più lontano sulle montagne, dove c’è più legna e ne riporterò una quantità maggiore del solito. Tornerò a casa più presto, così  potrò fare tutte le fascine e andrò in città a venderle, in modo che potremo avere più denaro e potrò portarti tante cose buone da mangiare.
La mattina dopo, il taglialegna si alzò prima dell’alba e andò sulle montagne. Lavorò molto, tagliando e ripulendo legna e la legò in un grande fascio che portò sulla sua schiena fino a casa. Quando arrivò, era ancora molto presto. Depositò il suo carico a terra e bussò alla porta, dicendo: “Figlia, figlia, apri la porta. Ho fame e sete e ho bisogno di un pasto, prima di andare al mercato.” La  ragazza, del tutto dimentica della loro conversazione della sera prima, era ancora a letto, profondamente addormentata. La porta rimase chiusa. Il taglialegna era così stanco che si sdraiò e molto presto si addormentò accanto al grande fascio di legna. Quando si risvegliò, alcune ore dopo, il sole era già alto. Il taglialegna bussò di nuovo alla porta: “Figlia, figlia, vieni svelta; devo avere un po’ di cibo e andare al mercato per vendere la legna; poiché è già molto più tardi del solito.
Nel frattempo, però, la ragazza, che continuava a non ricordare  la  conversazione della sera prima, si era alzata, aveva rigovernato la casa ed era uscita per una passeggiata chiudendo la porta, presumendo, nella sua dimenticanza, che il padre fosse ancora in città. Quindi il taglialegna pensò fra sé: “Ormai è piuttosto tardi per andare in città. Ritornerò quindi sulle montagne e taglierò un altro fascio di legna che porterò a casa, così domani, al mercato, ne potrò vendere un  quantitativo doppio.” Per tutto il giorno, l’uomo sfacchinò sulle montagne tagliando legna. Quando infine giunse a casa con la legna sulla spalle, era sera. Mise giù il fardello dietro la casa, e bussò alla porta. “Figlia, figlia, apri la porta. Sono stanco e non ho mangiato niente tutto il giorno. Ho due grandi fasci di legna che spero di poter portare al mercato domani. Stanotte devo dormire bene, per poter essere più forte domani.” Ma non ci fu risposta, perché la giovane, tornando a casa, si era sentita assonnata, aveva fatto da mangiare per sé  ed era andata a letto. All’inizio si era piuttosto preoccupata che il padre non fosse ancora tornato , ma poi aveva pensato che fosse rimasto in città per la notte.
Ancora una volta il taglialegna, non potendo entrare in casa, stanco, affamato e assetato, si sdraiò vicino ai suoi fasci di legna e presto si addormentò. Non riusciva a rimanere sveglio, per quanto fosse preoccupato per ciò che poteva essere successo alla figlia.
Ora, il taglialegna, avendo  freddo ed essendo affamato e stanco, il mattino seguente si svegliò prestissimo, molto prima che  sorgesse il sole. Si mise seduto, si guardò intorno, ma non riuscì a vedere niente. E poi accadde una cosa strana. Credette di udire una voce che diceva: “Presto, presto! Lascia la tua legna e vieni da questa parte. Se hai molto bisogno e vuoi un po’ di più, devi avere del cibo delizioso.” Il taglialegna si alzò e camminò in direzione della voce. E camminò e camminò, ma non trovò niente. Ora aveva ancora più freddo, era più affamato e stanco che mai  e per giunta si era perso: tutte le speranze che aveva nutrito appena un attimo prima non sembrava che lo avessero aiutato. Si sentiva triste e aveva voglia di piangere, ma realizzò che piangere non lo avrebbe aiutato, quindi si sdraiò e si addormentò. Ben presto si svegliò di nuovo; aveva troppo freddo e troppa fame per riuscire a dormire. Quindi decise di raccontare a se stesso tutto ciò che gli era accaduto da quando sua figlia aveva detto che desiderava un diverso tipo di cibo.
Aveva appena terminato la sua storia, quando credette di sentire un’altra voce, che,  da qualche parte sopra di lui, dal punto in cui sorgeva l’alba, gli chiese: “Vecchio, cosa fai seduto lì?
Mi sto raccontando la mia storia.” “E qual è?” domandò la voce. L’uomo ripeté la sua storia. “Molto bene!” replicò la voce; poi chiese al vecchio taglialegna di chiudere gli occhi e di salire, come se ci fosse una scala. “Ma non vedo nessuna scala!” protestò il vecchio. “Non importa, fai come ti ho detto.” L’uomo ubbidì. Appena chiuse gli occhi, si ritrovò in piedi e alzando il piede destro sentì che sotto c’era qualcosa come un gradino. Cominciò a salire ciò che sembrava una scala. Improvvisamente tutta la rampa cominciò a muoversi molto velocemente e la voce ordinò: “Non aprire gli occhi finché non ti dirò di farlo.
Poco dopo, la voce comandò all’uomo di aprire gli occhi. Il vecchio si ritrovò in un posto simile al deserto, con il sole che batteva su di lui. Era circondato da mucchi e mucchi di sassi, sassi di tutti i colori: rosso, verde, blu e bianco. Sembrava essere solo: si guardò tutt’intorno, ma non vide nessuno.
La voce parlò di nuovo: “Raccogli più pietre che puoi, poi chiudi gli occhi, e scendi le scale.” Il taglialegna eseguì e, quando riaprì gli occhi al comando della voce, si ritrovò davanti alla porta della sua casa. Bussò e questa volta sua  figlia aprì. La ragazza gli chiese dove fosse stato ed il padre lo raccontò. Alla figlia tutto sembrò così confuso, così incomprensibile… Rientrarono in casa e divisero l’ultimo pasto che avevano: una manciata di datteri secchi. Quando ebbero finito, il vecchio credette di sentire di nuovo una voce che gli parlava, una voce proprio come quella che gli aveva ordinato di salire le scale: “Sebbene tu non lo sapessi, sei stato salvato da Mushkil Gusha. Ricorda che Mushkil Gusha è sempre qui. Assicurati di mangiare dei datteri ogni giovedì sera offrendone ad ogni persona che ne abbia bisogno e di raccontare la storia di Mushkil Gusha. Oppure fai un regalo a nome di Mushkil Gusha a qualcuno che aiuterà i bisognosi. Assicurati che la storia di Mushkil Gusha non sia mai, mai dimenticata. Se farai così e se questo sarà fatto dalle persone a cui racconterai la storia, la gente che si trova nel vero bisogno troverà sempre la strada.
Il taglialegna ripose tutte le pietre che aveva portato dal deserto in un angolo della sua piccola casa. Sembravano proprio delle pietre ordinarie e non sapeva cosa farne. Il giorno successivo portò i due enormi fasci di legna al mercato e li vendette facilmente per un buon prezzo. Tornò a casa portando alla figlia ogni tipo di cibo delizioso che la ragazza non aveva mai assaggiato in vita sua. E quando ebbero mangiato, il vecchio taglialegna disse: “Ora ti racconterò tutta la storia di Mushkil Gusha. Mushkil Gusha è colui ‘che toglie tutte le difficoltà’. Le nostre difficoltà sono state eliminate da Mushkil Gusha e noi dobbiamo sempre ricordarlo.
Per quasi una settimana il vecchio continuò la sua solita vita: andava sulle montagne, portava indietro la legna, mangiava, portava la legna al mercato e la vendeva. E sempre trovava, senza difficoltà, un buon acquirente.
Quando però giunse il giovedì successivo, il taglialegna, come è consuetudine degli uomini,  dimenticò di ripetere la storia di Mushkil Gusha. Quella stessa sera, nella casa dei vicini del taglialegna, il fuoco si era spento. I vicini non avevano niente con cui riaccenderlo e così si rivolsero al taglialegna: “Vicino, vicino, per favore dacci del fuoco da quelle bellissime tue lampade che abbiamo visto brillare attraverso la finestra.” “Quali lampade?” chiese meravigliato il taglialegna. “Vieni fuori,” dissero i vicini, “e guarda cosa intendiamo.” Il taglialegna li seguì e, uscendo,  vide attraverso la finestra tutti i tipi di luce brillare all’interno di casa sua. Rientrando, si accorse che la luce era emanata dal mucchio di pietre che aveva messo nell’angolo. Ma i raggi della luce erano freddi, e non era possibile usarli per accendere un fuoco. Quindi tornò dai vicini dicendo: “Vicini, mi dispiace, non ho fuoco.” E chiuse loro la porta in faccia. Irritati e confusi, i due tornarono alle loro case brontolando e lasciando qui la nostra storia.
Il taglialegna e sua figlia, per paura che tutti scoprissero questa meraviglia in loro possesso, coprirono velocemente quelle pietre con ogni pezzo di stoffa che poterono trovare. Il mattino dopo, quando esaminarono attentamente le pietre, si resero conto che si trattava di gemme preziose e luminose. Ad una ad una, le portarono nelle città vicine, dove le vendettero ad un prezzo enorme. Con tutto quel denaro, il taglialegna decise di costruire per sé e per sua figlia un bellissimo palazzo. Scelsero un posto proprio di fronte al castello del re del loro paese, dove, nel giro di  poco tempo, venne edificata una meravigliosa costruzione. Ora, il re aveva una bella figlia, che un giorno, al risveglio, vide con grande meraviglia una specie di castello da fiaba proprio davanti a quello del padre. Chiese ai servitori: “Chi ha costruito quel castello? Che diritto ha questa gente di fare una cosa del genere proprio vicino alla nostra casa?” I servitori andarono a domandare e, al loro ritorno, riferirono tutte le informazioni che erano riusciti a raccogliere. Allora la principessa mandò a chiamare la giovane figlia del taglialegna, perché era molto arrabbiata con lei, ma, quando le due ragazze ebbero modo di  incontrarsi e di parlare, ben presto divennero amiche.
Cominciarono ad incontrarsi tutti i giorni e ad andare a nuotare e a giocare nel ruscello che era stato creato per la principessa da suo padre. Alcuni giorni dopo il loro primo incontro, la principessa si tolse la sua bella e costosa collana e la appese ad un albero proprio vicino al ruscello. Uscendo dall’acqua, però, si dimenticò di riprenderla e, quando tornò a casa, sulle prime pensò di averla persa, poi, riflettendo meglio, si convinse che fosse stata la figlia del taglialegna a rubargliela. Allora lo disse al padre, che fece arrestare il taglialegna, requisì il castello e confiscò tutto ciò che apparteneva al taglialegna. Il vecchio fu gettato in prigione e la figlia fu rinchiusa in un orfanotrofio. Come era usanza in quel paese, dopo un certo periodo di tempo trascorso in prigione, il taglialegna fu incatenato sulla pubblica piazza, con un cartello appeso al collo, con la scritta: “Questo è ciò che succede a chi ruba al Re.
All’inizio la gente si radunava intorno a lui, lo scherniva e gli tirava addosso di tutto. Il vecchio era disperato. Ma ben presto tutti si abituarono alla sua vista e, come spesso accade,  non ci fecero più caso. Ogni tanto qualcuno gli lanciava pezzetti di cibo. Un giorno il vecchio udì qualcuno dire che era giovedì pomeriggio. Improvvisamente gli balenò in mente che da lì a poche ore sarebbe stata la sera di Mushkil Gusha, “colui che toglie le difficoltà” e che egli aveva dimenticato di commemorare per molti, moltissimi giorni. Nel momento stesso in cui aveva formulato questo pensiero, un uomo caritatevole, passando, gli lanciò una moneta tintinnante. Il taglialegna lo chiamò: “Amico generoso, mi hai dato del denaro che a me non serve a niente. Se, comunque, la tua gentilezza si estendesse a comprare uno o due datteri e se venissi a sederti e a mangiarli con me, te ne sarei eternamente grato“. L’uomo andò a comprare alcuni datteri, si sedettero e li mangiarono insieme. Quando ebbero finito, il taglialegna raccontò all’altro uomo la storia di Mushkil Gusha. “Credo tu debba essere matto!” Esclamò l’uomo generoso. Quell’uomo gentile aveva molte difficoltà. Quando arrivò a casa, però, trovò che tutti i suoi problemi si erano dissolti, il che lo fece riflettere non poco sulla storia di Mushkil Gusha. Ma egli lascia qui la nostra storia…
Proprio la mattina dopo, la principessa tornò al ruscello in cui di solito faceva il bagno. Mentre si accingeva ad entrare nell’acqua, vide, sul fondo, qualcosa che sembrava la sua collana. Mentre si accingeva a tuffarsi per provare a riprenderla, starnutì, la sua testa si piegò all’indietro e così si accorse  che quello era soltanto il riflesso della sua collana, che, in realtà,  penzolava dal ramo dell’albero dove lei l’aveva lasciata tanto tempo prima. Ripresa la collana, la principessa corse eccitata dal padre e gli raccontò l’accaduto. Il Re diede immediatamente ordine che il taglialegna fosse rilasciato e gli fossero fatte pubbliche scuse.
La ragazza uscì dall’orfanotrofio, e tutti vissero felici per sempre.
Questi sono solo alcuni fatti nella storia di Mushkil Gusha. È una storia molto lunga e non è mai finita.
Ha molte forme. Alcune non sono neppure chiamate “La storia di Mushkil Gusha”, quindi la gente non la riconosce. Ma è grazie a Mushkil Gusha che la sua storia, in qualsiasi forma, è ricordata da qualcuno, da qualche parte nel mondo, giorno e notte, ovunque ci sia gente. Poiché la sua storia è sempre stata recitata, così continuerà sempre ad essere raccontata.
Ripeterai la storia di Mushkil Gusha giovedì sera per aiutare il lavoro di Mushkil Gusha?
(Foto di Arianna Arcangeli)

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