“Ora è nella notte il momento delle streghe, quando i cimiteri sbadigliano
e l’inferno stesso alita il contagio su questo mondo.”
William Shakespeare, da “The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark”, 1602
“Il mondo è cambiato, modernizzato, ma non è più civile. Ancora si muore solo per il fatto di essere donna e il fuoco dei roghi è ancora acceso. E’ sempre rimasto sopito sotto le ceneri dell’ipocrisia, della crudeltà, del razzismo, delle discriminazioni, del dominio di pochi sui tanti e continua a risorgere come una fenice oscura a cavallo dei tempi.
Non esistono più gli inquisitori di allora, altri ne hanno preso il posto con sembianze diverse, ma sono sempre pronti a condannare, a giudicare. Il fuoco dei roghi serpeggia ancora sulla pelle di povere sventurate, marchiate con i segni dell’infamia e della vergogna, perché ancora si perseguitano le vittime invece dei carnefici. E ci chiamano streghe quando i capelli diventano d’argento e le rughe segnano il viso e offendono chi impone nel mercato una bellezza senza più anima.
Quando profanano il tuo corpo, quando cerchi giustizia, quando alzi la voce e non baratti il bisogno d’amore con la tua dignità, ti chiamano strega.
Streghe, Streghe per Sempre, in un mondo di maschi che non riescono ancora ad essere Uomini.”
Emerita Cretella, da “Streghe per sempre”, Atto unico.
Fonte: Il coraggio delle donne
“Le donne che venivano chiamate streghe non avevano nessun potere magico, in realtà. Semplicemente riuscivano a vedere le cose meglio.
Le vedevano per quel che erano – perché erano nate con la capacità, o il dono (o, forse, la maledizione) di non avere filtri sugli occhi nè sulla mente: nessuno di quei filtri che spesso ci portiamo appresso senza nemmeno rendercene conto, che ci dicono come dobbiamo vedere le cose per essere accettati, per sembrare giusti, per apparire ciò che dovremmo essere – per autoconvincerci che davvero siamo ciò che vogliamo far apparire. Loro non ce l’avevano – perché la conseguenza, o la causa, del loro dono o la maledizione era anche questa: non aver paura della solitudine, non aver bisogno di riempire il silenzio di chiacchiere vuote, voler qualcosa di diverso da un ruolo da recitare sul palcoscenico insieme a tutti.
Per questo venivano isolate.
E per questo facevano paura – come fa paura chi dice la verità: e spesso si preferisce accusarlo ed annientarlo pur di non sentirla, pur di non volerla vedere.
E per questo ancora oggi esistono le streghe – ed esiste chi le vuole bruciare.
Siamo streghe quando ci poniamo domande, quando vogliamo capire. Quando ci ribelliamo ad una regola, quando ragioniamo con la nostra testa. Quando non abbiamo paura di esplorare le nostre ombre, ammettere i nostri difetti, confessare ciò che vogliamo.
Siamo streghe – e, anche se volete continuare a bruciarci… siamo sempre qui.
Immagine: Giorgio Kienerk, “Il Silenzio”, Pannello centrale del trittico “L’enigma umano”, 1900