“Al strèdi a gli è
tóti ad Mazzini, ad Garibaldi
a gli è di pépa
ad quei chi scréiv,
chi dà di cmand, chi fa la guèra.
E mai ch’u t’capita d’avdéi
vea d’éun che féva i brétt
vea d’éun che stéva sòta un zrìs
vea d’éun ch’u n’ à fatt gnént
parchè l’andeva a spàss
s’ una cavala.
E pansè che e’ mònd
l’è fatt ad zénta cume mè
ch’l’a magna i radécc
ma la finèstra
cunténta ad stè l’instèda
si pii néud”
(“Le strade sono tutte di Mazzini, di Garibaldi, sono dedicate ai papi a quelli che scrivono a coloro che danno ordini, che fanno la guerra. Mai che accada di vedere la via di qualcuno che confezionava cappelli la via di uno che stava sotto un ciliegio la via di chi non ha fatto nulla perché andava a zonzo sopra una cavalla. E pensare che il mondo è fatto di gente come me che mangia il radicchio alla finestra contenta di stare, in estate, con i piedi nudi.”)
Nino Pedretti, “I nomi delle strade”
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Psiche in moto
“Vengono giorni in cui sola salvezza è mescolarsi
al profluvio di gente che riempie le strade fino all’orlo.
Camminare, camminare – avido di volti come sei,
aprire un varco nella densità del traffico.
La città: reparto psichiatria a porte aperte. In incognito
porti ciò che solo tu puoi portare, il carico
della tua psiche. Piacevole sensazione di vuoto.
Ci sei, non ci sei – tu, come chiunque altro.
La solitudine era materia condivisa
e dai tempi della scuola somma insidia: matematica.
L’esercizio di rendersi invisibile,
crudele addestramento che guariva ogni baldanza.
Il rimedio: camminare, camminare. Partiva dal cervello, dalla nuca,
il moto attraverso la città in gironi concentrici.”
Durs Grünbein, “Psiche in moto”
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La mia interiorità
“La mia interiorità
è l’intreccio di queste strade
di nuovo ero una città
ieri ero Belgrado
oggi Buenos Aires
domani un punto cancellato
su una logora mappa
ora
scandisco il tempo
attraverso il rumore della strada”
Nadija Rebronja (poetessa serba)
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Ognuno ci convive.
Ma quando le pareti cominciano a restringersi, le facce diventano anonime.
Quando lo specchio comincia a darti del tu
quando i marciapiedi ti provocano vertigini e la strada sembra il tuo tappeto rosso
metti insieme il tuo bagaglio.
Riempilo di ricordi, speranze, parole, storie vissute e storie da vivere
riempilo di emozioni, musiche, liti, illusioni d’epoca, domande e risposte.
Trovati un amico e comincia la condivisione, l’esplorazione.
Vai a caso, lascia le tue lacrime sul cuscino, incontrati con la vita, scontrati con il dolore ruba l’amore.
Non avere una meta ma cento, prova a ritornare perché il ritorno dà senso al viaggio.
Pensa a Polifemo e alla sua solitudine e rispetta la solitudine altrui.
Gira intorno al mondo non girare con lui.
Affrancati da te stesso e dall’attesa.
Per amare la vita bisogna tradire le aspettative.
Guardati intorno e guardati da chi si professa libero.
Il sapore della libertà è la paura.
Solo chi ha paura della libertà ha il coraggio di inseguirla.”