Mariangela Gualtieri
“Sono stata una ragazza nel roseto, una ninfa.
Quasi fantasma che stava scomparendo.
Sono stata una ragazza di sedici anni distesa.
Ho attraversato il deserto rapidamente, quasi volando.
Una statua di pietra del Budda dormiente.
Un Budda di cenere sono stata.
Una donna appesa.
Sono stata un uomo duro e forzuto.
Una eccentrica con un pesce in bocca e poi il bambino dell’imperatore del giardino orientale.
Un albero forse.
Un topo.
Un elefante.
Una lepre.
Sono stata campo di battaglia e una preghiera.
Un papavero.
Un intero pianeta.
Forse una stella.
Un lago.
Acqua sono stata, questo lo so.
Sono stata acqua e vento.
Una pioggia su qualcosa che ero stata tempo addietro.
Un giuramento.
Un’attesa.
La corsa della gazzella.
E proiettile sono stata.
Freccia perfetta scagliata.
Catacomba.
Un credo.
Un lamento.
Un bastimento fra onde altissime.
Forse anche il mare.
E dunque, di cosa dovrei avere paura adesso.”
Mariangela Gualtieri, da “Le giovani parole”, 2015
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Amo
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Foto di Sonia Simbolo
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Herman Hesse, “Scritto sulla sabbia”
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Foto di Sonia Simbolo
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Foglia appassita
Hermann Hesse, “Foglia appassita”, da “Le stagioni della vita”
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Epitaffio
“Un uccello viveva in me.
Un fiore viaggiava nel mio sangue.
Il mio cuore era un violino.
Amai a volte, altre no. Qualche volta
fui amato. Anche a me
rallegravano: la primavera,
la mano nella mano, ciò che è felice.
Dico che l’uomo deve esserlo!
(Qui giace un uccello.
Un fiore.
Un violino).”
Juan Gelman, “Epitaffio”
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Siamo dentro impulsi e algoritmi
“Siamo dentro impulsi e algoritmi,
in una foto in bianco e nero,
in un passato contadino.
Nasciamo già esistendo da tempo,
moriamo senza scomparire,
finché dura la luce del sole.
Prima di riconsegnare ogni adesso
abbiamo il dono di scegliere
cosa lasciare a chi viene.
Quest’attimo è forse la bellezza,
poter fare delle nostre mani
strappi o carezze leggere.”
Domenico Carrara
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Tutto cambia e niente cambia
“Tutto cambia e niente cambia
Finiscono secoli
e tutto continua
come nulla finisse
Come le nubi ancora s’arrestano a mezzo volo come dirigibili presi tra venti contrari
E la febbre dell’efferata vita di città ancora strozza le strade
Ma ancora io sento cantare
ancora le voci dei poeti
mischiate agli schiamazzi delle troie
nell’antica Manhattan
o nella Parigi di Baudelaire
echeggiare richiami d’uccelli
lungo i vicoli della storia
ora coi nomi cambiati
E ora siamo nel Novecento
e la Borsa è di nuovo crollata
E mio padre vagabonda qui vicino con il fedora in testa
occhi sui marciapiedi
un’unica lira italiana
e un centesimo che raffigura la testa di un indiano in tasca
Trafficanti di liquori e carri funebri passano al rallentatore
Risuona la campana di ferro di una chiesa
frammista agli allarmi delle macchine nell’anno duemila
Mentre abiti nuovi corrono al lavoro in grattacieli oscillanti
mentre gli strilloni ancora strillano annunciando l’ultima follia
E risate s’alzano
sul mare lontano”
Lawrence Ferlinghetti, “Tutto cambia e niente cambia”
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Trasformazioni
Ho paura di vederti
“Ho paura di vederti
bisogno di vederti
speranza di vederti
dispiacere di vederti
Ho voglia di trovarti
preoccupazione di trovarti
certezza di trovarti
miseri dubbi di trovarti
Ho urgenza di ascoltarti
allegria di ascoltarti
fortuna di ascoltarti
cioè
riassumendo
sono infastidito
e raggiante
forse più il primo che il secondo
e viceversa.”
Mario Benedetti
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“I miei pensieri sono qualcosa
che la mia anima teme.
Fremo per la mia allegria.
A volte mi sento invadere da
una vaga, fredda, triste, implacabile
quasi-concupiscente spiritualità.
Mi fa tutt’uno con l’erba.
La mia vita sottrae colore a tutti i fiori.
La brezza che sembra restia a passare
scrolla dalle mie ore rossi petali
e il mio cuore arde senza pioggia.
Poi Dio diventa un mio vizio
e i divini sentimenti un abbraccio
che annega i miei sensi nel suo vino
e non lascia contorni nei miei modi
di vedere Dio fiorire, crescere e splendere.
I miei pensieri e sentimenti
si confondono
e formano una vaga e tiepida anima-unità.
Come il mare che prevede una tempesta,
un pigro dolore e un’inquietudine
fanno di me il mormorio
di un incalzante stormo.
I miei inariditi pensieri si mescolano
e occupano le loro interpresenze,
e usurpano gli uni il posto degli altri.
Non distinguo nulla in me
tranne l’impossibile amalgama
delle molte cose che sono.
Sono un bevitore dei miei pensieri.
L’essenza dei miei sentimenti
inonda la mia anima.
La mia volontà vi si impregna.
Poi la vita ferma un sogno
e fa sfiorire la bellezza
nel dolore dei miei versi.”
Fernando Pessoa, “Sensazione”
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