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Alda Merini
Michele Nigro, “Elogio del grigio”
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Marc Chagall, “Rain”, 1911
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Gli acquazzoni estivi non si fanno annunciare
Anja Bluez, da “A lievi passi”
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Meira Delmar
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Gustave Caillebotte, “Strada di Parigi in un giorno di pioggia”, 1877
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Gio Evan
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Stanza dopo stanza, lampada dopo lampada
Eugenio Montejo, da “La lenta luce del tropico”
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Carlo Brancaccio, “Napoli, via Toledo, impressione di pioggia”, 1888-1889
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Seguo questo corso di sabbia
Samuel Beckett, da “Dieppe”
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Ascoltami come chi ascolta piovere
Octavio Paz, da “Il fuoco di ogni giorno”
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Norman Garstin, “La pioggia che piove ogni giorno”, 1889
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La pioggia
“La pioggia ha un vago segreto di tenerezza,
una vaga sonnolenza rassegnata e amabile,
si desta con lei un’umile musica
che rende vibrante lo spirito addormentato del paesaggio.
È un bacio azzurro che la Terra accoglie,
il mito primitivo che torna a realizzarsi.
Il contatto ormai freddo dei vecchi cielo e terra
con un clima mite di sere interminabili.
È l’aurora del frutto. Quella che ci dà i fiori
e ci unge del santo spirito dei mari.
Quella che diffonde vita sulle sementi
e nell’anima tristezza di qualcosa di vago.
La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l’inquieta illusione di un impossibile domani
con l’inquietudine prossima del colore della carne.
L’amore si ridesta nel suo grigio ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
vedendo le gocce morte sopra i vetri.
Sono le gocce: occhi di infinito che guardano
il bianco infinito che fu per loro madre.
Ogni goccia di pioggia tremula sul vetro sporco
lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell’acqua che hanno visto e meditano
ciò che la massa dei fiumi non sa.
Oh pioggia silenziosa, senza tormente né venti,
pioggia calma e serena di squilla e dolce luce,
pioggia buona e pacifica, tu sei quella vera
che scende amorosa e mesta sulle cose!
Oh pioggia francescana che porti con le gocce
anime di chiare fonti e umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
apri coi tuoi suoni le rose del mio petto.
Il canto primitivo che sussurri al silenzio
e la storia sonora che racconti alle fronde
li commenta piangendo il mio cuore deserto
su un nero e profondo pentagramma senza chiave.
La mia anima è triste di pioggia serena,
rassegnata di tristezza di cose irrealizzabili,
e il mio cuore mi impedisce di ammirare
una stella che s’accende all’orizzonte.
Oh pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei per la pianura dolcezza di emozioni;
concedi all’anima le stesse nebbie e risonanze
che poni nello spirito del paesaggio addormentato!”
Federico García Lorca, “La pioggia”
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Banksy, “Bambina con l’ombrello”, 2008
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Ancora cadrà la pioggia
“Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l’alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.
Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole ‒
viso di primavera,
farai gesti anche tu.
I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l’alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell’alba,
viso di primavera.”
Cesare Pavese, “Ancora cadrà la pioggia”, da “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, 1950
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Una volta poi…
“Una volta, poi, parlerò di qualcosa
di bello di cose soavi
tenere con un’impercettibile
tristezza
una sera quando il cielo si farà bello
quando le case ingrigiranno
e tutto sarà nebbia
Là nella pioggia
tra le case monocrome
parlerò della potenza
delle foglie d’autunno
perché sarà ottobre
Dietro la nebbia
tacete col colletto
alzato con le mani
infreddolite in tasca
senza luce come l’ombra
E la pioggia scende sulle nostre teste
scoperte sotto i nostri colletti soavi
tenera pioggia
cade sulle case sugli alberi e il cielo
diventa sempre più bello
E la bellezza poi scenderà su di voi
con un’impercettibile
tristezza e capirete
che d’ora in poi sarà sempre autunno”
Agota Kristof, “Una volta poi…”, da “Chiodi”
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Carl Spitzweg, “Il poeta povero”, 1837
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