Pensieri

La ricerca dell’illuminazione

09.11.2021
La nostra paura più grande non è la paura della morte, è la paura della vita.
È la paura di vivere, vivere davvero, di essere vivi e consapevoli nel qui e ora, indifesi di fronte all’energia primitiva e feroce che è la vita stessa.
La vita include tutto – non solo le cose buone, positive, che ci rendono felici – proprio come l’oceano include ogni possibile onda, perciò, per essere davvero vivi e consapevoli, occorre aprirci a tutto quanto.
Tutto quanto.
Sì, la vita è gioia, estasi e felicità, ma è anche dolore e tristezza, paura, rabbia, confusione e senso di impotenza.
Risvegliarsi significa riconoscere l’impossibilità di proteggersi da qualunque onda dell’oceano della vita, e scoprire che ciò che sei davvero è talmente vasto, libero e incondizionato da non poter far altro che accogliere tutto quanto.
Aprirsi alla vita equivale ad aprirsi alla morte, la morte di chi pensavi di essere, la morte di chi ti credevi di essere, la morte di tutte le fantasie che hai su te stesso.
La vita e la morte sono davvero alla pari e la mente non riuscirà mai e poi mai a capirlo.
Le persone spesso pensano che l’illuminazione consista nel liberarsi di tutte le onde di esperienza che incutono timore.
Il pensiero comune ritiene erroneamente che l’illuminazione sia uno stato o un’esperienza speciale, una dimensione priva di panico, dolore, tristezza, rabbia e di qualsiasi altro elemento negativo.
In parole povere, l’illuminazione sarebbe un perfetto oceano calmo e controllato, in cui tutte le onde negative sono sparite.
Sarebbe la luce senza il buio, l’unità senza la diversità.
Ma questo modo di intenderla non è altro che un’espressione dell’anelito del ricercatore.
Il ricercatore vorrebbe anestetizzarsi nei confronti della vita.
Vorrebbe sentirsi protetto dal pericolo della morte, vorrebbe avere l’assoluto controllo sulle onde dell’esperienza presente.
L’illuminazione, per molti, è l’immagine di un guru che vive in uno stato di perfetta beatitudine, senza mai provare dolore, tristezza, noia, frustrazione, paura, né alcun tipo di debolezza.
È la libertà dal dolore e dalla sofferenza del mondo relativo.
È una fuga dal mondo della dualità.
È la protezione estrema.
Adesso, siamo in grado di capire che questo tipo di illuminazione non è possibile.
È una menzogna, basata su concetti dualistici di chi e cosa siamo.
Non è nient’altro che un sogno del ricercatore. Sfortunatamente o, forse, nel grande disegno della vita, per fortuna, ci sono molti insegnamenti spirituali che alimentano quel sogno.
È un sogno che vende bene perché è ciò che il ricercatore desidera più di ogni altra cosa: la tranquillità, la certezza e la sicurezza.
Jeff Foster (guida spirituale statunitense), da ”Il risveglio spirituale”

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