Anonimo
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«Ma io non voglio andare fra i matti», osservò Alice. «Be’, non hai altra scelta», disse il Gatto «Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.» «Come lo sai che sono matta?» disse Alice. «Per forza,» disse il Gatto: «altrimenti non saresti venuta qui.“
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Vorresti dirmi di grazia quale strada prendere per uscire di qui?”, disse Alice
“Dipende soprattutto da dove vuoi andare”, disse il gatto.
“Non m’importa molto”, disse Alice.
“Allora non importa che strada prendi” disse il gatto.
“Purchè arrivi in qualche posto”, aggiunse Alice a mò di spiegazione.
“Ah per questo stai pure tranquilla – disse il gatto – basta che non ti fermi prima.”
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“In un Paese delle Meraviglie essi giacciono, sognando mentre i giorni passano, sognando mentre le estati muoiono; eternamente scivolando lungo la corrente, indugiando nell’aureo bagliore…
Che cos’è la vita se non un sogno?”
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Illustrazione di John Tenniel, 1866
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“Allora dovresti dire quello a cui credi”, riprese la Lepre Marzolina.
“È quello che faccio”, rispose subito Alice; “almeno credo a quello che dico, che poi è la stessa cosa.”
“Non è affatto la stessa cosa!”, disse il Cappellaio. “Scusa, è come se tu dicessi che vedo quello che mangio è la stessa cosa di mangio quello che vedo!”
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“E qui Alice cominciò ad aver sonno, e continuò a dire tra sé e sé, un po’ come se stesse sognando: “I gatti mangiano i pipistrelli? I gatti mangiano i pipistrelli?”, e ogni tanto: “I pipistrelli mangiano i gatti?”, perché, vedete, il fatto è che siccome in nessun caso avrebbe saputo rispondere, non aveva poi grande importanza il modo in cui si poneva la domanda.”
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Il Ciarlestrone
Era brillosto, e gli alacridi tossi succhiellavano scabbi nel pantúle: Méstili eran tutti i paparossi, e strombavan musando i tartarocchi. «Attento al Ciarlestrone, figlio mio! Fauci che azzannano, fauci che ti artigliano, attento all’uccel Giuggio e attento ancora Al fumibondo chiappabana!» Afferò quello la sua vorpi da lama a lungo il manson nemico cercò… Cosí sostò presso l’albero Touton e riflettendo alquanto dimorò. E mentre il bellico pensier si trattenea, il Ciarlestrone con occhiali brage venne sifflando nella fulgida selva, sbollentando nella sua avanzata. Un, due! Un, due! E dentro e dentro scattò saettante la vorpida lama! Ei lo lasciò cadavere, e col capo Se ne venne al ritorno galumpando. «E hai tu ucciso il Ciarlestrone? Fra le mie braccia, o raggioso fanciullo! O giorno fragoroso, Callò, Callài!» stripetò quello dala gioia. Era brillosto, e gli alacridi tossi succhiellavano scabbi nel pantúle: Méstili eran tutti i paparossi, e strombavan musando i tartarocchi.
Lewis Carroll, da “Alice in Wonderland”
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Nell’immagine: le 12 eliografie che Salvador Dalì realizzò nel 1969 per “Alice nel Paese delle Meraviglie”, dietro richiesta della casa editrice Press-Random House di New York.