Reiner Kunze, “Invito a una tazza di tè”
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Kazuko Okakura, da “Lo Zen e la cerimonia del tè”
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“Il cuore muore di morte lenta. Perdendo ogni speranza come foglie. Finché un giorno non ce ne sono più. Nessuna speranza. Non rimane nulla.
Se un albero non ha né foglie né rami, si può ancora chiamarlo albero?
Lei si dipinge il viso per nascondere il viso. I suoi occhi sono acqua profonda. Non è per una geisha desiderare. Non è per una geisha provare sentimenti.
La geisha è un’artista del mondo che fluttua. Danza. Canta. Vi intrattiene. Tutto quello che volete.
Il resto è ombra. Il resto è segreto. Non si può dire al sole “più sole”. O alla pioggia “meno pioggia”.
Per un uomo, la geisha può essere solo una moglie a metà.
Siamo le mogli del crepuscolo.
Eppure apprendere la gentilezza, dopo tanta poca gentilezza, capire come una bambina con più coraggio di quanto creda, trovi le sue preghiere esaudite, non può chiamarsi felicità?”
Dopo tutto, queste non sono le memorie di un’imperatrice, né di una regina. Sono memorie… di un altro tipo.”
Nell’mmagine: Opera di Yasunari Ikenaga