Linguaggi

Quanto pesa una lacrima?

12.11.2021
“Quanto pesa una lacrima?
Dipende: la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento,
quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra.”
Gianni Rodari
*****
Quando morirò dirò tutto a Dio
“Quando morirò dirò tutto a Dio.
Gli dirò che nel mondo che ha creato
a comandare c’è un essere ingrato.
Quando morirò dirò tutto a Dio,
gli dirò del vostro fare indifferente,
del vostro guardarci come fossimo niente.
Quando morirò dirò tutto a Dio.
Gli dirò che mi manca il mio papà
e che ora sento freddo in questa stanza.
Vorrei un mondo per chi come me
è nato dall’altra parte della strada,
è nato dall’altra parte della vita,
dalla parte sbagliata.
Quando morirò dirò tutto a Dio,
dei beni che ci avete confiscato,
tra questi ci sono
le persone che abbiamo amato.
Quando morirò dirò tutto a Dio,
dicono lui sia amico dei bambini
non come questi idioti
travestiti d’assassini.
Vorrei un mondo per chi come me
è nato dall’altra parte della strada,
è nato dall’altra parte della vita,
dalla parte sbagliata.
Vorrei un mondo per chi come me
è cullato dalle bombe della notte,
dalla polvere da sparo,
dai palazzi in fiamme,
dalle grida disperate delle mamme.
Dove hai nascosto la mia mamma, maledetta guerra?
Quando morirò dirò tutto a Dio,
degli anni che mi avete rubato,
della vita che non ho mai vissuto,
ora vi saluto…
vado a dire tutto a Dio.”

Martina Attili

*****

E adesso

“E adesso
come sul bordo di un pozzo
mi cadono dalla mano
sogni e speranze.
Ho un telaio come mamma.
La luce del giorno
non conosco più.
Il mio cuore se ne va
attraverso le crepe dei muri,
come portato dal vento.
Dove si fermerà?

Latif, 11 anni, cucitore di palloni

*****

Foto di Nino Fezza cinereporter

*****

La retorica del pianto

“Quando ho voglia di piangere
ricordo le biglie che persi
per la superbia precoce
dello scommettitore.
Piango perché le biglie erano
come piccoli pianeti che dormivano
nell’universo della mia tasca.
Piango perché adesso devono stare sole
in qualche discarica, nella casa di una nonna
che non è la mia.
(Mia nonna vive nel cimitero “La collina”
nel corridoio 41, di fianco a un signore che si chiama José).
Piango perché le biglie sono come gli occhi di dio
…..però  vere.”

Arturo Loera, “La retorica del pianto”

*****

Tesi per spiegare la morte di un bambino

“Questo bambino è morto per disidratazione
o se preferisci per denutrizione.
Ma è morto anche di qualcos’altro
che non trova posto in un certificato di morte
in una storia
in un lamento.
E’ morto per aver attraversato scalzo e solo
il lungo dolore
è morto per aver sofferto secoli di fame e freddo
è morto per non aver avuto sogni dipinti con matite colorate
è morto per non aver conosciuto il sorriso
le brevi domeniche
e ciò che si nasconde sotto il tendone del circo.
Ed è morto anche di scambio ineguale
di imperialismo
di blocco economico
di dollari che finanziano la morte
di congressisti compiacenti
che approvano preventivi di orrore
è morto per tutto questo che ti sembrerà retorica
ma, come vedi, uccide.

Questo bambino è morto anche per causa mia e tua
che imbrigliamo i nostri piedi in scartoffie e discorsi
quando bisognava correre a pugnalare la sua morte.
Ora che ci è scappato dalle mani
come un piccolo insetto meraviglioso
che sfugge irrimediabilmente
aiutami e ripensare il mondo
perché la morte di un solo bambino
è una condizione
terribilmente sufficiente
e urgentemente necessaria
per ripensare il mondo.
Bisogna allora stringere viti
e togliere molle
e buttare all’aria strutture
e indicare colpevoli
con nome, cognome e conto bancario.
Aiutami perché ho paura di odiare
ma non mi interessa amare
se un bambino muore.”

Mariana Yonüsg Blanco, (poetessa venezuelana e combattente per la libertà in Nicaragua),Tesi per spiegare la morte di un bambino”, da “Io nasco donna, e basta”

*****

Dateci
“Dateci qualche cosa da distruggere,
Una corolla, un angolo di silenzio,
Un compagno di fede, un magistrato,
Una cabina telefonica,
Un giornalista, un rinnegato,
Un tifoso dell’altra squadra,
Un lampione, un tombino, una panchina.
Dateci qualche cosa da sfregiare,
Un intonaco, la Gioconda,
Un parafango, una pietra tombale.
Dateci qualche cosa da stuprare,
Una ragazza timida,
Un’aiuola, noi stessi.
Non disprezzateci: siamo araldi e profeti.
Dateci qualche cosa che bruci, offenda, tagli, sfondi, sporchi
Che ci faccia sentire che esistiamo.
Dateci un manganello o una Nagant,
dateci una siringa o una Suzuki.
Commiserateci.”
Primo Levi, “Dateci”
*****
Letizia Battaglia, Vicino alla Chiesa di Santa Chiara. Il gioco dei killer, 1982, Palermo

*****

Foto in evidenza: Nino Fezza cinereporter

Lascia un commento