Linguaggi

Perdersi per ritrovarsi

15.11.2021
“Solo i nudi vivono nel sole,
solo i semplici cavalcano il vento
e solo chi si smarrisce migliaia di volte
riuscirà a tornare a casa.”
Khalil Gibran
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“Perduto è sol chi se stesso abbandona.”
Matteo Maria Boiardo, da “Pastorale”, XV sec.

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Perdersi per ritrovarsi

 

“C’è stato un momento
in cui mi sono persa.
Ho perso tutto quello che avevo
attaccato alla schiena
i vecchi paradigmi
forme
maschere
vergogna
senso di colpa
costumi
e le regole.

Ho perso ore e orologio
calendario e aspettative
le speranze e le certezze.
Ho perso tutto ciò che era
tutte le inutili attese
tutto quello che avevo cercato
tutto quello per cui avevo camminato
e tutto ciò che è avevo lasciato
sul ciglio della strada.

E così, nel perdere tutto
ho anche perso la paura
la paura di infrangere le regole
e le autocritiche feroci
la paura della morte
e la paura della vita
la paura di perdersi
e la paura di perdere

E completamente nuda
priva della vecchia pelle
ho trovato un cuore
che vibra dentro ogni poro
del mio essere
un profondo tamburo
fatto di argilla
stelle e radici
il suo eco dentro di me
è la voce della Vecchia Donna

Fu allora che ricordai
battito dopo battito
che ero viva
eternamente viva
che ero libera
coraggiosamente libera.”

Hermana Águila, “Perdersi per ritrovarsi”

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Ogni giorno perdo tutto

 

“Ogni giorno, perdo tutto
e tu con me
e te;
e si sfuocano
le colazioni,
si induriscono
i biscotti al burro;
perdo il quadro
che ride e vive,
la cornice delle tende,
le verità stupende
che non ho detto e
la stupidità
di avere paura.
Perdo tutto, ogni giorno;
la pelle nuova,
la ruga che ho sorriso,
la ruga che ho pianto,
la voce,
la mia e la tua,
il coro che sono,
l’assolo.
Perdo parole
che avremmo potuto dirci,
non dirci,
dire meglio.
Perdo possibilità
e una possibilità,
il ritmo del respiro,
la pazienza,
le sementi di un’idea.
E perdo le facce degli altri
in strada,
la mia su una vetrina buia.
Ogni giorno perdo
uno scorcio
carico di sole,
e la mia età
salda,
che mi ancora alla terra
come un macigno
o una nascita,
che mi seduce
e trascina,
che tracima;
perdo la speranza che
esonda sulla mia fretta,
sulla mia calma.
Perdo
il miracolo di un giorno,
l’elemosina del tempo,
lo scialacquio degli attimi,
con la risacca magra
di qualche
felicità.
Ogni giorno perdo tutto:
il significato,
la velleità del buio
e gli abbagli,
la vastità sul bivio
e l’ombra lunga
degli sbagli,
le rime,
le rime per te,
l’amore,
la bambina che crede,
la bambina in cui credi,
e un’ansia del petto
che può fremere
e domandare
e guardare
e regnare ogni giorno,
mentre perde.
E perde tutto.
Perdo giurisdizione
ed emozione;
si consuma,
si annebbia,
sbraita come un fumo
la mia vita,
che ogni giorno perde me,
mentre perdo tutto.
Perdo il timpano dolce
sotto le voci affettive
che sono un’ala,
a curarmi,
o macerie.
Ogni giorno,
poi,
mi sveglio –
se mi sveglio –
e tutto,
tranne te
e tu con me,
ritrovo.”

Beatrice Zerbini, “Ogni giorno perdo tutto”

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Lascia andare

“Lascia andare.
I respiri vanno via,
lascia andare tutto il resto, lascia andare gli anni,
le gioie e le paure,
non trattenere nulla,
c’è un secondo nuovo,
un altro luogo mai visto,
un gesto senza noia,
un raggio di sole.
Chiama la sera,
chiama il cielo,
chiama chi vuoi,
chiama ancora,
non hai mai parlato così,
non hai visto,
non hai mai sentito
così bene.
Ringazia le cose
che perdi
perché sei più leggero.
Lascia tutto.
Lascia ancora.”

Franco Arminio

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La vera ricchezza non è aggiungere ma togliere

“Arriva un tempo in cui dopo una vita passata ad aggiungere, inizi a togliere.
Togli i cibi che ti fanno male.
Togli i vestiti che ti vanno troppo stretti o troppo larghi.
Togli le cianfrusaglie dimenticate nei cassetti
insieme alla convinzione antica di non andare mai bene.
Togli il cuore dai posti dove non c’è più amore,
togli il tempo passato a inseguire le persone.
Togli lo sguardo da chi ti ha ferito,
Togli potere al passato, togli le colpe dai tuoi racconti e lo sguardo da chi ti parla dietro.
Togli le erbacce intorno ai tuoi sogni,
i compromessi che ti sporcano le scelte,
i sì concessi per adattamento.
La vera ricchezza non è aggiungere,
ma togliere.”

Manuela Toto

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L’arte di perdere

“L’arte di perdere non è difficile da imparare;
così tante cose sembrano pervase dall’intenzione
di essere perdute, che la loro perdita non è un disastro.
Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta il turbamento
delle chiavi perdute, dell’ora sprecata.
L’arte di perdere non è difficile da imparare.
Pratica lo smarrimento sempre più, perdi in fretta:
luoghi, e nomi, e destinazioni verso cui volevi viaggiare.
Nessuna di queste cose causerà disastri.
Ho perduto l’orologio di mia madre.
E guarda! L’ultima, o la penultima, delle mie tre amate case.
L’arte di perdere non è difficile da imparare.
Ho perso due città, proprio graziose.
E, ancor di più, ho perso alcuni dei reami che possedevo, due fiumi, un continente.
Mi mancano, ma non è stato un disastro.
Ho perso persino te (la voce scherzosa, un gesto che ho amato). Questa è la prova. È evidente,
l’arte di perdere non è difficile da imparare,
benché possa sembrare un vero (scrivilo!) disastro.”

Elizabeth Bishop, “L’arte di perdere”

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A volte bisogna ascoltarsi

 

“A volte, solo a volte,
ritirarsi non è arrendersi,
cambiare non è ipocrisia,
disfare non è distruggere.
Essere soli non è allontanarsi,
e il silenzio non è non avere niente da dire.
Restare fermi non è pigrizia,
né vigliaccheria, è sopravvivere.
Immergersi non è annegare,
retrocedere non è fuggire.
A volte, solo a volte,
occorre allontanarsi per vedere,
abbandonarsi, lasciare che scorra, che il vento cambi,
chiudere gli occhi e tacere.
A volte bisogna ascoltarsi.”

Maria Guadalupe Munguia Torres

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Aveva l’abitudine…

“Aveva l’abitudine di raccogliere
ciò che la gente perdeva:
chiavi di vecchi cassetti,
lettere mai arrivate a destinazione,
disegni fatti da mano incerte,
sgorbi lasciati su fogli accanto ai telefoni,
numeri di telefono senza nome.

ogni mattina usciva con la sua sporta vuota
e cominciava a raccogliere
le parole lasciate sulle panchine.
di tanto in tanto raccoglieva sassi di delusione,
erano lisci perché chi li aveva tenuti in mano
li aveva levigati a forza di crederci.
a volte trovava rossetti pieni ancora di baci,
qualche bottone che nessuno avrebbe reclamato,
echi di risate e respiri smorzati.
raccoglieva tutto, prendendolo con delicatezza.
vicino alle siepi trovava rimbalzi di palla,
magliette sudate e la luce degli sguardi ancora bambini,
poi, richiami di cani e il fiato caldo di chi si fida,
briciole di pane e di cose dolci e salate,
piccole cure per grandi amori.

camminava lentamente osservando
ciò che la gente perdeva continuamente,
pezzettini piccoli di vita propria
lasciati come cose senza importanza.
eppure, un giorno ciascuno avrebbe voluto
riavere il sorriso sdentato dello scolaretto
accaldato per la partita a pallone
o il broncio per il gelato
che aveva sporcato il vestitino nuovo.
qualcuno avrebbe pagato per ricordare
dove aveva lasciato
la dichiarazione d’amore
alla brunetta della seconda fila,
il cuore in gola per il ritardo,
la disperazione per il lavoro perduto,
la rabbia per il tradimento subito.

lei camminava lentamente, osservando
ciò che la gente con la fretta di vivere perdeva.
raccoglieva tutto con pazienza.
la sera tornando a casa prendeva
l’ultima luce del giorno
quella che tanti dimenticavano di portare via.
osservava tutti i riflessi
sui vetri delle case,
sulle foglie ancora bagnate,
sull’orologio del campanile.
annotava pure i rumori,
il rumore della fretta,
quello della stanchezza,
quello dell’impazienza.

avrebbe passato la notte
come ogni notte
a conservare tutte le cose raccolte.
le metteva dentro a delle storie
la cosa buffa era che solo dopo
la gente si stupiva di quanto fossero belli
e importanti quei pezzi che aveva perso,
tante volte non li riconosceva neppure.
nel silenzio della notte, lei sorrideva
mentre conservava
le storie delle cose perdute.

Maria Carmela Miccichè

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Dove ho perduto qualcosa

“Dove ho perduto qualcosa
cammino con più cautela.
Non so se troverò quello che cerco,
ma questo luogo è come un tempio:
in esso esiste tutto ciò ch’è possibile.

Dove ho perduto qualcosa,
quel qualcosa perso mi chiama
e una parte di me chiama quel ch’è perduto.

La cautela non va bene per incontrarci:
la cautela serve a non calpestare
il luogo sacro dove dimora
l’oscuro animale della speranza.”

Alfonso Brezmes, da “Quando non ci sono”

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Lasciatevi andare

“Cercate di non essere troppo duri con voi stessi.
Non si può essere sempre presenti.
Mettete giù i telefoni.
Ascoltate gli uccelli.
Accendete un fuoco in un posto tranquillo.
Fate attenzione ai dettagli quando baciate chi amate.
Quando vi sentite invasi dal torpore, cambiate la messa a fuoco.
Che cos’è che vi definisce? Il momento esatto in cui vi trovate.
Lasciatevi andare.”
Kae Tempest, da “Connessioni”
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Dalle nostre paure

“Dalle nostre paure
nascono i nostri coraggi
e nei nostri dubbi
vivono le nostre certezze.

I sogni annunciano
un’altra realtà possibile
e i deliri un’altra ragione.

Negli smarrimenti
ci aspettano scoperte
perché è necessario perdersi
per tornare a incontrarsi.”

Eduardo Galeano

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Foto di Rosanna Cirone

 

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