Linguaggi

Il “lavoro nascosto” dell’inverno

17.11.2021
“Inverno. Come un seme il mio animo ha bisogno del lavoro nascosto di questa stagione.”
Giuseppe Ungaretti
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Un certo taglio di luce
“C’è un certo taglio di luce,
Nei pomeriggi d’inverno
Che opprime, come il peso
Di musica da cattedrale
Una ferita celeste, ci lascia
Non possiamo trovare cicatrice,
Solo un interiore divergere
Là dove sono i significati
Nessuno può spiegarla nessuno
Ne è suggello la disperazione
Un tormento imperiale
Che ci giunge dall’aria
Quando viene, il paesaggio sta in ascolto
Le ombre trattengono il respiro
Quando va via, è come la distanza
Nello sguardo della morte”

Emily Dickinson, da “Io lascerò il mio cuore appena in vista”

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Angelo Inganni, “Nevicata ai Navigli”, 1852

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Storia fantastica

“Ci sono giorni d’inverno senza neve quando il mare
s’imparenta
con i tratti montuosi, accucciandosi in grigie vesti di piume,
un breve attimo blu, lunghe ore con onde che invano
come pallide linci cercano appiglio sulla riva ghiaiosa.
In giorni come questo esce il relitto dal mare in cerca dei
suoi armatori, seduti al chiasso delle città, e gli equipaggi
annegati soffiano verso terra, piú sottili del fumo di pipa.
(Nel nord vagano le vere linci, con artigli affilati
e occhi sognanti. Nel nord dove il giorno
vive in una caverna giorno e notte.
Dove il solo sopravvissuto può sedere
alla fornace dell’aurora boreale e ascoltare
la musica dei morti assiderati.)

Tomas Tranströmer, “Storia fantastica”, da “Poesia dal silenzio”

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Francisco Goya, “La nevicata”, 1786-1787

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Invernale

“Perché dobbiamo essere tristi?
Tutto non è perduto ancora!
Nella memoria ancor s’infiora
la stagion verde che ci ha visti
lieti nei prati che oggi sono
niveo sopore e indifferenza,
mentre dovunque la pazienza
dell’inverno è l’unico dono.
Sotto la neve il bulbo attende
il segno magico dell’anno.
Verrà il giorno! Rifioriranno
le più ineffabili leggende.
Sarà la nuvola rosata
del pesco apparso in cima al clivo,
il grido tenero e giulivo
della rondine alla nidiata.
Sarà il miracolo che fa
sorger dai bruchi le farfalle,
l’arcobaleno sulla valle,
o un viso: e la felicità.
Oreste Ferrari, “Invernale”
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Giuseppe De Nittis, “Sulla neve”, 1875
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Un dolce pomeriggio d’inverno

“Un dolce pomeriggio d’inverno, dolce
perché la luce non era piú che una cosa
immutabile, non alba né tramonto,
i miei pensieri svanirono come molte
farfalle, nei giardini pieni di rose
che vivono di là, fuori del mondo.

Come povere farfalle, come quelle
semplici di primavera che sugli orti
volano innumerevoli gialle e bianche,
ecco se ne andavan via leggiere e belle,
ecco inseguivano i miei occhi assorti,
sempre piú in alto volavano mai stanche.

Tutte le forme diventavan farfalle
intanto, non c’era piú una cosa ferma
intorno a me, una tremolante luce
d’un altro mondo invadeva quella valle
dove io fuggivo, e con la sua voce eterna
cantava l’angelo che a Te mi conduce.”

Carlo Betocchi, “Un dolce pomeriggio d’inverno”

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Gustave Caillebotte, “Tetti sotto la neve”, 1878

 

 

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La mattina quando comincia a nevicare

 

“Questa notte, dal sogno,
ho preso una stella.

Ma dove nasconderla
quando si sfalda il sonno
e l’uccello del mattino
con becco d’acciaio
m’incide il volto?

Basso è il cielo,
cade neve sui campi,
si disfano
nelle zolle i fiocchi
come i nostri pensieri
in disperse parole.

Il silenzio è l’assenza
di ogni rumore. Resta
il battito del cuore
che oscilla
su sigillate fonti.”

Erika Burkart, “La mattina quando comincia a nevicare”

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Giuseppe Arcimboldo, “Inverno”, 1563 

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Febbraio

“Febbraio è sbarazzino.
Non ha i riposi del grande inverno,
ha le punzecchiature,
i dispetti
di primavera che nasce.
Dalla bora di febbraio
requie non aspettare.
Questo mese è un ragazzo
fastidioso, irritante
che mette a soqquadro la casa, rimuove il sangue, annuncia il folle
marzo
periglioso e mutante.”

Vincenzo Cardarelli, “Febbraio”

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John Atkinson Grimshaw, “Neve e nebbia” (“Capriccio in giallo minore”), 1892-1893

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Caro inverno

“Caro inverno
(lettera senza data e senza luogo)
abbi cura di me
e della mia paura
mettimi a dimora,  dai riparo alle radici
e – voglio crederci­–  fiorirò
di fiori coraggiosi
dammi il tuo tempo, il silenzio
e – se puoi – un po’ di luce:
quanto basta per ricordarmi
che non è per sempre notte”

©IreneMarchi2020

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Le mattine di domenica

“Le mattine di domenica,
d’inverno,
alle prime ore:

le strade lavate da poco,
l’aria fresca,
limpida,
l’odore delle brioches dai caffè,
la follia
degli uccelli…

Come se la vita
ti dicesse:

guarda, sono qui,
riprova.”

Karmelo C. Iribarren

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Walter Launt Palmer (1854-1932), “Neve silenziosa”

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Inverno lucente

Puro e duro e bianco è il mondo.

Dal nord il vento ieri ha messo in fuga

sogni di nebbia

cieca ed errante

senza fine…

Oggi il vento trattiene il respiro.

Neve abbagliante all’intorno,

e ombra cerulea di monti

cieli azzurro pallido,

vibrano nella propria luce.

E nell’ombra –

preso nel suo splendore di gelo

si distende il fiume,

quasi corazzato di squame –

scuro smeraldo di ghiaccio

dalle nevi splendenti,

sino a che si perde il suo dorso

verdognolo e tortuoso

laggiù lontano…

dove la luce del giorno ha preso fuoco,

con un bagliore dalle bianche fiamme —

come se il sole fosse caduto

sui blocchi informi di ghiaccio

dal duro cristallo

e si fosse infranto…

Chiudo gli occhi.

In me il sangue giubila

e mi risuona nelle orecchie:

puro è il mondo.

Mi sembra: [cioè, pare a me, ndr]

insieme al cuore della terra,

pulsa in me il cuore;

e scorre assieme ai rivoli

che fluiscono sotto la crosta ghiacciata.

Puro… il mondo…

puro…

Abraham Ben Yitzhak (pseudonimo di Avraham Sonne), poeta ebreo nato in Polonia

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Ivan Ivanovič Šiškin, “Inverno”, 1890, 

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Precoce inverno
“Fra il tonfo dei marroni
e il gemito del torrente
che uniscono i loro suoni
esita il cuore.
Precoce inverno che borea
abbrividisce. M’affaccio
sul ciglio che scioglie l’albore
del giorno nel ghiaccio.
Marmi, rameggi
E ad uno scrollo giù
foglie a èlice, a freccia,
nel fossato.
Passa l’ultima greggia,
nella nebbia
del suo fiato.”
Eugenio Montale, “Precoce inverno” (nota anche come “I bagni di Lucca”), da “Le occasioni”, 1939

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Sebastiano Satta, “Pastore con gregge”, 1904-1905

 

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Mezzogiorno d’inverno
“Chi nel momento della mia felicità
(Dio mi perdoni se uso una parola così grande,
così terribile) ridusse la mia breve gioia
quasi alle lacrime? Senza dubbio dirai “Una qualche
bella creatura che ti camminava accanto e
ti sorrideva”. Ma no, un palloncino di un bimbo,
un palloncino blu, serpeggiante contro
l’ azzurro dell’aria, il mio cielo nativo,
mai più così chiaro e freddo com’era allora,
un alto mezzogiorno in un abbagliante giorno d’inverno.
Nel cielo qua e là un bioccolo di nuvola,
i vetri alle finestre fiammeggiavano al sole,
e un esile fumo da un camino, o forse due,
e sopra ogni cosa, ogni divina
cosa, quel globo sfuggito dalle
incaute dita di un bambino (ora, di sicuro,
stava piangendo nella piazza affollata il suo dolore,
il suo immenso dolore) tra la grande facciata
della Borsa ed il caffè dove io,
dietro alla finestra con gli occhi luccicanti
guardavo salire e scendere quello che una volta era stato suo.”
Umberto Saba, da “Canzoniere”, 1921
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Antico inverno
“Antico inverno.
Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole.
Un po’ di sole, una raggera d’angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d’aria al mattino.”
Salvatore Quasimodo, da “Acque e terre”, 1930
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FOTOZZ.hu
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Foto in evidenza di Laura Mazzilli

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