Affabulazioni

Una favola

19.11.2021
“Quando mi guardo indietro mi sembra di ricordare un canto. Eppure c’era sempre silenzio in quella lunga camera calda. Impenetrabili, quelle pareti, pensavamo, scurite da scudi antichi.
La luce brillava sulla testa di una ragazza o di giovani membra distese con noncuranza. E le voci basse si levavano nel silenzio e si perdevano come nell’acqua. Ma, nonostante tutto fosse tranquillo era caldo come una carezza, se uno di noi avesse tirato le tende avrebbe visto una pioggia filettata cadere indifferente, là fuori. A volte un venticello si insinuava, disturbando le fiamme e creava ombre striscianti sui muri, o un lupo ululava nella lunga notte, e, rabbrividendo, ci facevamo più vicini. Ma per un po’ la danza continuava, o almeno così mi sembra ora.
Figure lente si muovevano calme attraverso laghi di luce simili ad una rete dorata sul pavimento. Sarebbe potuto continuare, come in un sogno, per sempre . Ma tra un anno e l’altro, soffiava un vento diverso? La pioggia aveva rovinato le pareti finalmente? Musi di lupi si infiltrarono tra le travi cadute?
È stato tanto tempo fa. Ma a volte mi torna alla mente la stanza con le tende.
E sento quelle lontane voci giovani che cantano.

Doris Lessing, “A Fable”, 1959

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Foto di Sonia Simbolo

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