Odisseas Elitis, poeta cretese, Premio Nobel per la Letteratura del 1979
Diario di un invisibile aprile
Mercoledì 1
Di continuo i cavalli masticano lenzuoli bianchi e di continuo incedono trionfanti dentro la Minaccia.
Querce, faggi, roveri: li odo trascinarsi sul tetto dell’antica carrozza in cui mi sono gettato poco fa per andar via. Recitando di nuovo un film girato un tempo di nascosto e invecchiato senza che nessuno l’abbia visto.
Svelti. Prima che sbiadiscano le immagini. O si fermino improvvisamente – e si spezzi il nastro rovinato.
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Giovedì 2, c
Ho sistemato i miei libri sugli scaffali, e nell’angolo un’Angelica addolorata.
Il quantitativo di bellezza che mi spettava è finito, l’ho esaurito tutto.
Così voglio che mi trovi il prossimo inverno, senza fuoco, coi calzoni a brandelli, a mescolare fogli non scritti come se dirigessi l’orchestra assordante di un ineffabile Paradiso.
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Domenica 5, b
La fine di Alessandro
Ripiegò le quattro stagioni e rimase come un albero cui manca l’aria.
Poi tornò a sedersi e con calma collocò l’abisso accanto a sé.
Dall’altra parte squadernò attentamente un pezzo di mare, tutto raffiche azzurre.
Passarono ore finché, a un certo momento, le donne iniziarono a fare gli occhiolini.
Allora entrò la Signora e lui spirò.
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Giovedì 7 m.
A tal punto non penso nulla e nulla mi commuove, che il tempo ha preso coraggio e mi ha abbandonato in mezzo al mare di Creta.
Sono diventato vecchio di mille anni e uso ormai la scrittura minoica con tale agio che la gente si stupisce e crede al miracolo.
La fortuna è che non riesce a leggermi.
Odisseas Elitis, da “Poesie”