“Nella tradizione ebraica l’ordine di ricordare è categorico. Questo dovere, però, non si esaurisce con l’atto cognitivo del ricordare, ma deve essere connesso sia al suo significato, sia all’azione che esso implica. Oggi noi che abbiamo il ricordo inciso nei nostri cuori e nella nostra carne, dobbiamo passare la fiaccola della memoria alla prossima generazione. Vi tramandiamo anche la lezione fondamentale dell’ebraismo, quella per cui l’esercizio della memoria deve andare di pari passo con fini etici e morali. Questo deve essere il fondamento e il fulcro delle vostre energie per poter creare un mondo migliore.”
Yad Vashem
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“Non dobbiamo perdere la memoria, la dobbiamo tenere viva”.
Enrico Pieri, sopravvissuto alla strage nazista di Sant’Anna di Stazzema
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“Cerchi di seminare, ma non tutti i chicchi nascono”.
Enrico Pieri
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“Viviamo da 76 anni in una condizione di pace e benessere grazie a tutte le persone che hanno pagato per la guerra.
Enrico Pieri
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Quando sono tornato dalla prigionia, ho rivisto il lago di Garda, ho rivisto l’azzurro.”
Michele Montagano, ufficiale di complemento degli alpini, uno dei 600.000 IMI (“Italienische Militärinternierte”, “Internati Militari Italiani”), prigionieri dei nazisti
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Leone Ginzburg
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“Vedi quelle sentinelle dietro i reticolati? Sono loro i prigionieri di Hitler, non noi. Noi a Hitler e Mussolini diciamo no, anche quando ci vogliono prendere per fame.”
Sergente Cecco Baroni, internato in Germania, di Mario Rigoni Stern: Soldati italiani dopo il settembre 1943
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“Ho taciuto per 45 anni. Sono diventata testimone a 60 anni. Quando sono diventata nonna. Lì ho capito che, tacendo, non avevo compiuto il mio dovere. E ho iniziato a parlare. A raccontare. Senza mai usare la parola odio.”
Liliana Segre
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“A me dispiace da matti avere novant’anni anni e sapere che ho pochi anni ancora davanti. Anche se gli odiatori ogni giorno mi augurano di morire, mi dispiace tantissimo di dover abbandonare la vita. Perché la mia vita mi piace moltissimo.
Anche nell’inferno dei campi di concentramento, infatti, non scegliemmo di attaccarci ai fili elettrificati per scegliere la morte, che sarebbe arrivata in un secondo. Noi scegliemmo la vita, scegliemmo la vita, parola importantissima che non va sprecata e non va mai dimenticata nemmeno un minuto. Non bisogna perdere neanche un minuto di questa straordinaria emozione che è la vita.
Perché nel tic-tac che è il tempo che scorre, il tic è già tac.”
Liliana Segre
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Foto tratta dal web
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“Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano.”
“Il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali è una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni.”
Italo Calvino, da “Il sentiero dei nidi di ragno”
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“Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso ‘sfida’ come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e può essere radicale.”
Hannah Arendt, da “La banalità del male”
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“Noi sopravvissuti alla Shoah siamo inchiodati: vorremmo liberarci dal peso insopportabile di ciò che è stato e invece siamo costretti a riviverlo ogni volta. Delegati a testimoniare da chi avrebbe avuto il dovere di evitarcelo: quest’Europa che cancella i suoi sensi di colpa per lo sterminio degli ebrei non parlandone, e scaricando su noi vittime la responsabilità e il dolore della memoria. Una vera follia.”
Edith Bruck
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“Il terrore inespresso che permea il nostro ricordo dell’Olocausto (collegato, e non a caso, al pressante desiderio di non trovarsi faccia a faccia con tale ricordo) è dovuto al tormentoso sospetto che l’Olocausto potrebbe essere più di un’aberrazione, più di una deviazione da un sentiero di progresso altrimenti diritto, più di un’escrescenza cancerosa sul corpo altrimenti sano della società civilizzata; il sospetto, in breve, che l’Olocausto non sia stato un’antitesi della civiltà moderna e di tutto ciò che (secondo quanto ci piace pensare) essa rappresenta. Noi sospettiamo (anche se ci rifiutiamo di ammetterlo) che l’Olocausto possa semplicemente aver rivelato un diverso volto di quella stessa società moderna della quale ammiriamo altre e più familiari sembianze; e che queste due facce aderiscano in perfetta armonia al medesimo corpo. Ciò che forse temiamo maggiormente è che ciascuna delle due non possa esistere senza l’altra, come accade per le due facce di una moneta.”
Zygmunt Bauman
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Illustrazione di Antonella Martino
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Wole Soyinka (pseudonimo di Akinwande Oluwole Soyinka), da “L’uomo è morto”
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“Ogni uomo ha dei ricordi che racconterebbe solo agli amici. Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe neanche agli amici, ma solo a se stesso, e in segreto. Ma ci sono altre cose che un uomo ha paura di rivelare persino a se stesso, e ogni uomo perbene ha un certo numero di cose del genere accantonate nella mente.”
Fedor Dostoevskij, da “Memorie dal sottosuolo”
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“Auschwitz è patrimonio di tutti.
Nessuno lo dimentichi, nessuno lo contesti.
Auschwitz rimanga luogo di raccoglimento e di monito per le future generazioni.”
Marta Ascoli, da “Auschwitz è di tutti”
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Milano, “Binario 21”
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“Non ho scritto nulla sulla Shoah in questi giorni. Coinvolge la mia famiglia. E aspetto che siano gli altri a esprimersi. Una sola cosa vorrei dire. Che non piacerà a tanti. Non ci si può mobilitare e commuovere per la Shoah, un crimine assoluto non per il numero dei morti, ma per la sua totale arbitrarietà. Un crimine che ha colpito famiglie religiose e non, appartenenti a universi lontani tra loro. Non un crimine di conquista. Ma un crimine contro l’uomo. Ebbene non si può io credo distinguere il nostro orrore e cordoglio da quello che rappresenta per gli ebrei Israele. L’antisionismo è un antisemitismo perbenista. Noi non abbiamo particolari monumenti vestigia o pezzi di grande cultura che ci rendono quello che siamo. Abbiamo la parola. Il dialogo incessante ironico sarcastico irriverente con Dio e tra padri e figli. Abbiamo questa chiacchiera ininterrotta. E non abbiamo patria. Abbiamo un luogo antico che non è pura geografia, è heimweh (nostalgia). Noi abbiamo nostalgia di ciò che non abbiamo mai avuto. E questo luogo è Israele. Molto più di una Terra. Molto meno di una nazione.”
Paolo Repetti
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“Un vecchio ex deportato ad Auschwitz va tutte le mattine all’edicola del suo quartiere, prende sempre un pacchetto di caramelle e chiede all’edicolante se ha il Notiziario Quotidiano del Partito Nazista. L’edicolante, dapprima sorpreso poi ogni giorno più rassegnato, gli risponde che quel giornale non esiste più da tanti anni, che lo stesso NSDAP non esiste più.
Stamattina, alla solita richiesta del vecchio, l’edicolante gli chiede un po’ contrariato: “Ma perché continua a chiedermi il Notiziario Quotidiano del Partito Nazista se sia il giornale che il Partito non esistono più da tanto tempo?“
Il vecchio risponde sorridendo: “Mi piace avere qualcuno che me lo ripete ogni giorno.“
Moni Ovadia
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Archivio Luce
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“Chi viveva nelle campagne intorno a Treblinka – polacchi, per lo più – diceva di non sapere che cosa accadeva nei campi di sterminio; diceva che, pur intuendo in linea di massima che cosa accadeva, non ne era certo; diceva che, pur sapendo in un certo senso, in un altro senso non sapeva affatto, non poteva permettersi di saperlo per il proprio bene.”
John Maxwell Coetzee
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