“C’era una volta – e c’è ancora – un’anima curiosa che vagava per gli spazi infiniti senza trovare un amore dentro il quale tuffarsi. Stava andando alla deriva negli abissi di un mare di noia quando sentì pulsare qualcosa. Una luce, fatta di musica. E rimase inebetita da tanta bellezza. Disse solo una parola e si tuffò dentro di te.
Allora vi siete dimenticati tutto e avete incominciato a vivere. Tu e la tua anima. Per sempre felici e contenti, prometteva l’ultima riga delle favole.
Invece siete finiti in una gabbia, e le sue sbarre le ha costruite il dolore. Non riuscite più a stare insieme e neppure a staccarvi. Vi trascinate senza meta sotto il peso dell’infelicità e nei vostri pensieri il futuro assomiglia a un deserto dove la nostalgia prevale sul sogno e il rimpianto sulla speranza.
Lettrice o lettore, non ti crucciare. Prima o poi – e più prima che poi – sentirai in sogno una voce di flauto.
“Lei è la tua anima, mica un accidente. Se non te ne innamori, non amerai mai niente.”
“Innamorarmi della mia anima! E come si fa?”
“Ti do un indizio. Ricomincia dall’inizio…”
“Puoi essere la storia di un vile o di un eroe, di uno che trema in fondo alla spelonca delle sue paure o che crede nell’amore capace di spostare le montagne. Scegli tu il destino che preferisci. Ma smetti di cercarlo fuori di te. […] Tu ancora non puoi sapere dove approderai. Ma chi incomincia a cercare ciò che ama finirà sempre per amare ciò che trova. Ti metti in cammino verso Est e magari raggiungi l’Ovest. Non è importante, adesso. L’importante è mettersi in cammino. Altrimenti non arriverai da nessuna parte. E passerai il resto della tua vita a disprezzarti per ciò che avresti potuto essere e non sei stato. La meta iniziale del viaggio rappresenta solo lo stimolo per partire.”
Massimo Gramellini, da “L’ultima riga delle favole”, 2010
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Foto di Eric Bénier-Bürckel