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Enheduanna, la prima poetessa della storia

04.12.2021
“Signora di tutti i Me
Risplendente di luce,
Donna virtuosa, vestita dello splendore divino
Amata dal Cielo e dalla Terra
Prediletta di Anu (dio del Cielo),
Tu sei grande su tutti i sigilli.
Tu che ami la corona perfetta
Per la somma sacerdotessa
Resa potente da tutti i sette Me.
O mia Signora, tu sei la custode di tutti i grandi Me!
Tu che hai preso i Me,
Tu che hai tenuto i Me nelle tue mani.
Tu hai riunito i Me,
Tu li hai tenuti stretti al tuo petto.
Come un drago tu scagli veleno sulla terra dei nemici.
Quando tu ruggisci come il dio della Tempesta,
La vegetazione non può resisterti.
Come un diluvio discendi dalla montagna.
Tu sei la Suprema in Cielo e in Terra,
Tu sei Inanna!”

Enheduanna, da “Nin-me-šar-ra” (“Signora di tutti i Me”)

Celebrata come la prima poetessa della storia e vissuta intorno al 2285-2250 a. C., il suo nome significa “ornamento della divinità”, perché suo padre, il re Sargon, fondatore della dinastia Akkad, la consacrò a Nanna, il dio della Luna, facendone quindi la sacerdotessa suprema del tempio di Ur (nell’odierno Iraq). Il suo nome fu scoperto su due sigilli rinvenuti nella necropoli di Ur e su un disco di alabastro trovato vicino alla statua di una sacerdotessa, forse la stessa Enheduanna, la cui iscrizione recita: “Enheduanna, sacerdotessa moglie del dio Nanna, oppure sacerdotessa di An”. Il retro del disco riporta alcuni tratti biografici della sacerdotessa.Enheduanna era l’unica figlia femmina  di Tashlutum e di Sargon, che, nominandola sacerdotessa suprema, fece una ben precisa scelta politica, da un lato, assicurando una sorta di legittimazione divina al suo potere, dall’altro saldando il culto sumerico di Inanna (figlia del dio Nanna) con quello semitico di Ishtar e mantenendo inoltre, grazie al ruolo svolto dalla figlia, il pieno controllo religioso sulla popolazione.

Esiliata durante il colpo di stato del sumero Lugal-Ane, nel suo poema “Nin-me-šar-ra” Enheduanna invoca gli dei, in particolare Inanna, pregandoli di aiutarla ad aver ragione dei suoi nemici.

Esilio da Ur  (Da Inno a Inanna, IX)

“Tu mi hai chiesto di entrare nel santo chiostro, il giparu, e io vi sono entrata, io, l’alta sacerdotessa, Enheduanna! Ho recato con me la cesta rituale e ho levato il mio canto di lode per te. Ora, però, sono relegata in mezzo ai lebbrosi e non posso più vivere con te. Le tenebre si approssimano alla luce del giorno, intorno a me si fa buio. Le tenebre si approssimano alla luce del giorno e lo ricoprono con tempesta di sabbia. La mia tenera bocca di miele d’improvviso si confonde. Polvere è il mio bel volto.”

Tornata nella sua terra dopo la sconfitta di Lugal-Ane, Enheduanna mantenne la sua carica di sacerdotessa anche durante il regno del fratello e continuò a scrivere versi.

Da Inno a Inanna, XVII

La dea, signora della sala del trono, ha accettato la preghiera di Enheduanna. Ella è ancora la prediletta di Inanna. Questo giorno fu fausto per Enheduanna, al quale ella si presentò vestita di fulgide gioie; nella sua veste risplendeva di femminile bellezza. Al pari del primo raggio di luna che ascende all’orizzonte:come splendidamente ella era vestita! Quando Nanna, il padre di Inanna, fece il suo ingresso, tutto il palazzo benedisse Ningal, la madre di Inanna, e dalle porte del cielo si levò alto l’Osanna.”

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Nell’immagine: Il disco di Enheduanna, che rappresenta la sacerdotessa durante una cerimonia religiosa

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