“Lui aveva scelto di vivere in superficie, e lei di scendere sempre più in fondo. Il desiderio fondamentale di lui era sfuggire al dolore, quello di lei di affrontare tutto della vita. Invece di uscire dal guscio per affrontare la disintegrazione dei loro rapporti, egli eludeva la verità. Non aveva come lei scoperto che incontrando la persona che si teme d’incontrare, leggendo la lettera che si teme di leggere, dando alla vita l’opportunità di colpire, ci si rende conto che la realtà è meno crudele dell’immaginazione. Immaginare è di gran lunga più terribile della realtà, perché ha luogo nel vuoto e non ha riscontro. Non ci sono mani con cui difendersi in quella camera interna di spettrali torture. Ma nel vivere la realtà dell’atto chiama a raccolta energia, coraggio, braccia e gambe per combattere, così che la guerra quasi diviene una gioia. Combattere un dolore, una perdita, un insulto, una delusione, un tradimento reali, è infinitamente meno difficile che passare una notte insonne a lottare coi fantasmi. L’immaginazione sa meglio della vita inventare torture, perché l’immaginazione è un demone dentro di noi e sa dove colpire, dove ferire. Conosce il punto vulnerabile, mentre la vita no, i nostri amici e amanti no, perché raramente la loro immaginazione è pari al compito.”