“Non capisco”, disse il dottore, “non capisco perché non dorma”. Il bambino era sano, normale, molto intelligente. “La sera mangia abbastanza o poco?” chiese alla madre.
“Mangia molto, la sera,” disse.
Non capisco,” disse il dottore, “non capisco”.
La madre si riscosse un poco. Ascoltò dalla cucina il piccolo che giocava con dei cucchiai.
“Io lo so perché non dorme,” disse.
“Ma allora doveva dirmelo,” disse il dottore, “è un mese che andiamo avanti a curare a tastoni. Doveva dirmelo,” ripeté. “Perché non dorme?”
“Perché qui non passano camion,” disse la giovane madre. Non l’aveva detto prima perché era spiacevole dirlo. “Nella casa dove eravamo fino a un mese fa, per la strada, la sera cominciavano a passare i camion, ne passavano tanti, tutta la notte. Lui, la sera, non si addormentava fino a quando non ne passava qualcuno. Quando sentiva il rumore di un camion che passava, gli veniva sonno, e durante la notte, finché anche nel sonno udiva i camion che passavano, dormiva tranquillo, se invece per qualche ora non ne passava nessuno, allora finiva per svegliarsi.”
“Strano,” disse il dottore, “è un poco strano. Perché non dorme senza camion?”
“Perché suo padre è un camionista. Lui lo aspetta sempre, gli ho detto che sta facendo un lungo viaggio. Se sente i camion sta tranquillo, può essere suo padre che torna.”
“E quando torna il padre?” domandò il medico.
“Non torna. Ne ha sposata un’altra,” disse la giovane madre.