Forse il cuore
“Sprofonderà l’odore acre dei tigli
nella notte di pioggia. Sarà vano
Il tempo della gioia, la sua furia,
quel suo morso di fulmine che schianta.
Rimane appena aperta l’indolenza,
il ricordo di un gesto, d’una sillaba,
ma come d’un volo lento d’uccelli
fra vapori di nebbia. E ancora attendi,
non so che cosa, mia sperduta; forse
un’ora che decida, che richiami
il principio o la fine: uguale sorte,
ormai. Qui nero il fumo degli incendi
secca ancora la gola. Se lo puoi,
dimentica quel sapore di zolfo
e la paura. Le parole ci stancano,
risalgono da un’acqua lapidata;
forse il cuore ci resta, forse il cuore.”
Salvatore Quasimodo, “Forse il cuore”, da “Giorno dopo giorno”, 1947
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Mappamondo a forma di cuore con l’emisfero australe, in “Recens et integra orbis descriptio”, 1536
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Se d’improvviso avessi due cuori
Anna Spissu
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Resoconti segreti nel segreto della propria stanza
“Bisogna pure ammetterlo
che ci sono sogni
che non si possono sognare
vite che non si possono vivere,
questa è la realtà
a volte è meglio essere impietosi.
Esistono terre che non si possono coltivare
perché sopra le pietre
non cresce niente.
A volte bisogna riconoscerlo
a volte è anche giusto
essere pietosi con se stessi.
Sul mare di notte
i pescherecci passano nel buio
con le luci accese
dalla costa sembrano lumini così piccoli
e invece a guardarli da vicino
a essere sulla barca sono dei fari
e così è uguale per il cuore della gente
solo se ti avvicini puoi capire la misura.
Mi guardo allo specchio
con le braccia lungo i fianchi, la schiena diritta
e mi sembra di essere un po’ meglio di ieri
un po’ più fiorente e colorita.
Speriamo sia il cuore che cresce.”
Anna Spissu, “Resoconti segreti nel segreto della propria stanza”, da “La vita trasparente”
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Illustrazione di Mojmir Jezek
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Se più non sentissi
“Se più non sentissi….
nella mia oceanica mente,
quest’onda che nasce,
che correndo cresce,
cozzando col fondo dell’anima,
raccoglie forza, si nutre e fluisce,
avanza impetuosa, trascina, trasporta..
s’increspa, si rotola, rigira le acque…
arriva
sulla riva del mio cuore
scema
si posa
Se più non sentissi….
sarebbe calmo il mio mare.”
Almina Madau, “Se più non sentissi”
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Il nuovo cuore
“Ho da fare!
sto fabbricando
un modello di cuore
interamente
nuovo!
Un cuore
per il futuro: con cui sentire
e amare. Un cuore
con cui capire gli uomini
e anche in grado di dirmi a chi
io possa liberamente
stringere la mano –
e a chi
non dovrei tenderla
mai.”
Semën Kirsanov, “Il nuovo cuore”
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Che follia!
“Che follia!
Il mio cuore ogni volta che sente bussare
apre la porta.”
Maram al-Masri
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Dipinto di Hideaki Kobayashi
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Il mio cuore
“Si è fatto, ormai, il mio cuore
capace di ogni forma:
per le gazzelle è un pascolo,
ed è convento ai monaci cristiani;
Si fa tempio per gli idoli,
e Ka’ba ai pellegrini;
tavola di Torà,
e libro del Corano.
Seguo la religione dell’amore:
in qualunque regione mi conducano
i cammelli d’amore, là si trovano
la mia credenza e la mia religione”
Ibn Al-Arabi, “Il mio cuore”, da “L’interprete delle passioni”
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Canzoncina del primo desiderio
“Nella mattina verde,
volevo essere cuore.
Cuore.
E nella sera matura
volevo essere usignolo.
Usignolo.
(Cuore, diventa color arancio.
Cuore,
diventa color d’amore.)
Nella mattina viva,
volevo essere io.
Cuore.
E nella sera tramontata
volevo essere la mia voce.
Usignolo.
Anima, diventa color d’arancio!
Anima,
diventa color d’amore!”
Federico Garcìa Lorca, “Canzoncina del primo desiderio”
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Il cuore guarisce quando capisce, non quando dimentica
“Il cuore guarisce quando capisce, non quando dimentica.
Ed io non dimentico perché dimenticare è fuggire dalla mia storia.
E allora io resto.
Resto accanto alla mia sofferenza.
Il tempo che serve per accettare un dolore, una sconfitta, una delusione, un addio.
Il tempo che serve per farmi una carezza.
Perché ho imparato che alla fine non si muore.
No. Alla fine, si rinasce.”
Andrew Faber
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Edvard Munch, “Due cuori”, 1899
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Canto d’un vecchio pastore
“Quando l’argentea neve orna il vestito di Silvio
E un gioiello pende al naso del pastore,
Può sopportarsi l’uragano sferzante della vita
Che dà alle membra i brividi,
Se il nostro cuore è caldo.
Finché Virtù terremo per bastone lungo la via
E la lanterna Verità,
Può sopportarsi l’uragano sferzante della vita
Che dà alle membra i brividi,
Se il cuore manteniamo caldo.
Soffia, furia del vento, inverno rigido corrugati,
È l’Innocenza un vestito da inverno,
E ci copra, sopporteremo lo sferzante uragano della vita
Che dà alle membra i brividi,
Se il nostro cuore è caldo.”
William Blake, “Canto d’un vecchio pastore”
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Al mio cuore di domenica
“Ti ringrazio cuore mio:
Non ciondoli, ti dai da fare
senza lusinghe, senza premio,
per innata diligenza.
Hai settanta meriti al minuto.
Ogni tua sistole
è come spingere una barca
in mare aperto
per un viaggio intorno al mondo.
Ti ringrazio cuore mio:
volta per volta
mi estrai dal tutto,
separata anche nel sonno.
Badi che sognando non trapassi in quel volo,
nel volo per cui non occorrono le ali.
Ti ringrazio cuore mio:
mi sono svegliata di nuovo
e benché sia domenica,
giorno di riposo,
sotto le costole
continua il solito via vai prefestivo.”
Wislawa Szymborska, “Al mio cuore di domenica”
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Street Art di Banksy
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La poesia del domani
“Mio cuore, il rumore delle falci che s’affilano somiglia
Al Primo battito d’ali della felicità.
Che il tuo canto sia la preghiera di quei mietitori
Perduti laggiù, sotto un sole micidiale.
Che il tuo canto sia bello della bellezza immortale
Di tutti i dolori e di tutte le forze.
Che sia il singulto della lingua sotto la scorza,
L’azzurro sogno dei mari innamorati dell’estate.
Che il canto sia il sonnambulo delle notti chiare,
Vagabondo del sentiero profondo ove si ascoltano
I rintocchi della luna sulle pietre
E gli accordi degli alti fusti nel vento.
Che il tuo canto sia l’eco della folla selvaggia.
Io la amo con terrore, come si ama il mare.
Già l’alba promessa rischiara i volti,
Un amoroso giugno si specchia sugli scudi di ferro.
Che il tuo canto sia il rumore di un’epoca che crolla.
Da che i morti hanno smesso di opprimere i vivi
Il Vangelo solare illumina le folle;
Sulla fronte degli infanti sono comparsi segni.
Che cosa abbiamo visto cuore mio? La guerra,
Il garrito dell’orifiamma al vento,
Il barbaglio del sudore sotto un cielo di polvere,
La fioritura dei lutti durante la cruenta primavera.
A sinistra la tristezza, il rimorso a destra;
All’orizzonte in volo i grandi venti della carestia.
Le corone senza croce illuminate dall’inferno
E sangue sul pane, e oro sull’oro,
La lussuria e il crimine appostati sotto i ponti,
Cuore triste! Tutto ciò che non dovrebbe esistere,
La magrezza dei bambini attirati dalle finestre
Da dove scorgi barcollare i padri vagabondi.
Le grotte fredde degli orfani, i loro cuori vasti
Che ricercano l’eco di un cuore sotto il velo delle vedove,
I cadaveri traditi che lavano nel fiume
Il rossore della vergogna e il belletto della felicità.
E quando tornerà, mio cuore, tu gli dirai:
“Domani, nell’inverno della morte,
avranno fango e requie; perché dunque non hanno
Un campo, qui, per seminare il pane?
Tutti domani avranno la loro casa di silenzio
Dove l’oblio chiuderà gli occhi scevri di rimorso.
Perché, per quale piacere o per quale vendetta
Rifiutare ai vivi ciò che si concede ai morti?”.
Allora egli trarrà dai baratri del sonno
I ricchi, fruscianti in tutto il corpo di larve inaridite;
Nell’ottone ritorto delle Trombe del risveglio
Sputerà il nome dei settemila peccati.
Inchioderà l’ipocrisia alla sua falsa pietà,
Il corpo dell’adulterio alla carne della sposa.
Il suo grido d’ira squarcerà le dodici
Trombe di mezzanotte del Giudizio Universale.”
Oscar Vladislas de Lubicz-Milosz, da “Sinfonia di novembre”
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Lascia il tuo cuore scoppiare
Nell’immagine: Catrin Welz-Stein, “Death, Tarot card series”, Digital collage