“Amare è essere impegnati, è lavorare, è avere interessi, è creare”.
“Non si può fare questo lavoro perché si è uomo o perché si è donna. Lo si fa perché si ha talento. Questa è l’unica cosa che conta per me e dovrebbe essere l’unico parametro con cui valutare a chi assegnare la regia di un film.”
“Cominciamo dal fatto che questo Oscar è una cosa molto maschile. Perché non facciamo un Oscar femminile e lo chiamiamo Anna?”
“Questa questione sulla celebrazione mi confonde perché non corrisponde alla mia realtà. Io vivo e, vivendo, celebro. Tutto questo però è insito nella vita. Non ci penso, non penso che siccome vivo, adesso celebro”.
“L’Italia è una cosa lunga e abbastanza stretta che ha i piedi in Africa e la testa nelle Alpi, quindi dentro in realtà c’è un mini continente con tanti colori, regioni, dialetti, lingue, abitudini, cibi. Non è facile riassumerli tutti in una cosa, però si può dire che questo tipo di cinismo ci appartiene un po’ come popolo. Al tempo mi diede fastidio che gli italiani, invece di congratularsi con me, sostenessero che gli americani fossero esagerati. Ma questa cosa non mi ha smosso dei sentimenti troppo cupi. Il mio istinto è quello di fare, non apparire.”
“È sempre meglio camminare dal lato soleggiato della strada. Così facendo, si vede tutto in maniera positiva. Io lo faccio ogni giorno per salvarmi. Viva sdrammatizzare ogni volta che si può”.
Lei è Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich