Affabulazioni

Malinconie

11.12.2021

“Malinconie. Sì, malinconie, perché non dirlo? Vi sono momenti, nella vita di chiunque, in cui sembra, anzi si sente chiaramente, di trovarsi disperatamente fuori del proprio luogo naturale. Si prova un affanno, un batticuore insostenibile; si cerca la porta (per uscire da lì) e già si sa che essa è introvabile. Non c’è porta, o uscita, da questa situazione: il muro della corte è invalicabile, le porte non conducono a niente.

Fuori di qui, l’Eden, il paradiso, le sette beatitudini e le nove meraviglie del mondo; tutti i prati, i boschi e le farfalle rosa-gialle della terra; e le nuvole e il mare e la gente comune che fa sì bene al cuore malato, e le normali occupazioni tanto consolanti. Ma per voi, niente. Lo studio, il tavolo, la lampada che a mezzogiorno si spegne, il solitario sole dalle profondità della Rinascenza e null’altro. (…) Si pensano altre cose, circa le profondità del tempo e degli spazi (oltre le nubi, oltre le deliziose stagioni del mondo) e da dove provenga (e vada) tutto ciò. Poi, alla fine, anzi a poco a poco, non si pensa più niente.

Dice una vecchia cantilena per bambini: “Il gattino accanto al fuoco si addormenta a poco a poco.”

Anna Maria Ortese, da “In sonno e in veglia”, 1987

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Nell’immagine: Will Barnett, “Woman by the sea”, 1973

 

 

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