“Penso sia un gatto con cinque zampe, un pero che produce mele, qualcuno che si siede sulla riva del fiume e non vede passare il cadavere del nemico, non vede nemmeno passare il cadavere dell’amico, vede passare il suo proprio cadavere.
Il poeta è l’unico essere che entra due volte nello stesso fiume, l’unico che si bagna due volte con la stessa pioggia. Shakespeare, il poeta, disse: il resto è silenzio; lui, il poeta che disse che la vita è una storia piena di furia e di rumori raccontata da un idiota, disse anche che i poeti sono le spie di Dio. Perché i poeti sono le spie di Dio e non la spia di Dio?
Semplicemente perché Dio è il più grande dei poeti. E i poeti sono, quindi, le spie della suprema spia. Dio è una luce imprecisa che i poeti guardano senza accecarsi, senza socchiudere nemmeno le palpebre mentre i babbei inciampano nel buio.
Dipende da dove viene formulata la domanda, in pratica a niente. Come disse Oscar Wilde, ogni arte è inutile.
Ogni poeta è inutile e secondo alcuni parenti di poeti, tutti i poeti sono dei buoni a nulla. Ma, se si formula la domanda da un altro punto di vista, il poeta sovverte la famiglia, o i famigliari, fa tornare utile l’inutile e quando soffia il vento sugli occhi gira la rete, la seta delle palpebre.”
Isidoro Blaisten, da “Anti-conferencias”
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Foto di Sonia Simbolo