“Appena sorge qualche nuova religione, i suoi adepti si dividono subito in vari gruppi, e ciascun gruppo costituisce ben presto una setta. L’aspetto più strano di questa particolarità è che gli esseri appartenenti a una setta non danno mai a se stessi il nome di “settari”, perché sembra loro offensivo: son chiamati “settari” solo gli altri, quelli che non appartengono alla loro setta.
Ma dal tempo della civiltà tikliamuishiana e più particolarmente ai nostri giorni, “sapienti” sono quasi sempre gli esseri che “ripetono” indefessamente la maggior quantità possibile di vuote informazioni d’ogni sorta, simili alle tiritere delle vecchiette su ciò che secondo loro si diceva nel buon tempo antico.
Laggiù, quanto più uno immagazzina nozioni che non ha mai verificate, e ancor meno vissute e sentite, tanto più viene considerato dagli altri un “sapiente”. E siccome in generale non c’è e non ci può essere su alcun pianeta del Nostro Grande Universo una quantità sufficiente di beni
necessari ad assicurare a ciascuno un uguale benessere esteriore a prescindere da quelli che vengono chiamati i “meriti oggettivi”, ne consegue che laggiù il benessere di uno si edifica sempre sulla disgrazia di molti.”
Georges Ivanovič Gurdjieff, da “Racconti di Belzebù a suo Nipote”