*****
“Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l’ha saputa ancora.
Quali tempi sono questi, quando
discorrere d’alberi è quasi un delitto,
perché su troppe stragi comporta silenzio!
E l’uomo che ora traversa tranquillo la via
mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell’affanno?
È vero: ancora mi guadagno da vivere.
Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla
di quel che faccio m’autorizza a sfamarmi.
Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,
e sono perduto).
“Mangia e bevi!”, mi dicono: “E sii contento di averne”.
Ma come posso io mangiare e bere, quando
quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e
manca a chi ha sete il mio bicchiere d’acqua?
Eppure mangio e bevo.
Vorrei anche essere un saggio.
Nei libri antichi è scritta la saggezza:
lasciar le contese del mondo e il tempo breve
senza tema trascorrere.
Spogliarsi di violenza,
render bene per male,
non soddisfare i desideri, anzi
dimenticarli, dicono, è saggezza.
Tutto questo io non posso:
davvero, vivo in tempi bui!
Nelle città venni al tempo del disordine,
quando la fame regnava.
Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,
e mi ribellai insieme a loro.
Così il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.
Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.
Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.
Feci all’amore senza badarci
e la natura la guardai con impazienza.
Così il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.
Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.
La parola mi tradiva al carnefice.
Poco era in mio potere. Ma i potenti
posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.
Così il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.
Le forze erano misere. La meta
era molto remota.
La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me
quasi inattingibile.
Così il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.
Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.
Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso le guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c’era, e nessuna rivolta.
Eppure lo sappiamo:
anche l’odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l’ira per l’ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si poté essere gentili.
Ma voi, quando sarà venuta l’ora
che all’uomo un aiuto sia l’uomo,
pensate a noi
con indulgenza.”
Bertolt Brecht; “A coloro che verranno”, 1939
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Per finire
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Eugenio Montale: Foto presa dal web
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Punta sulle nuvole
“Punta sulle nuvole
sugli alberi e su altre cose mute,
non tue, non vicine,
non addestrate a compiacerti,
punta sulla luce, cercala sempre,
infine punta sulla tua follia,
se ce l’hai, se non te l’hanno rubata
da piccolo.”
Franco Arminio, “Punta sulle nuvole”
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Resta imperfetto
Franco Arminio
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Uno stesso miracolo
Franco Arminio, “Uno stesso miracolo”
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E poi arriva uno sguardo
“E poi arriva uno sguardo,
un urlo in cui il mondo
si scuce, ti guarda da dentro
e non ti riconosce. Allora senti
che non c´è accordo con nessuno.
Dunque: esci per incontrare un albero,
innamorati del mondo,
ma non farne una storia,
un vanto. E sappi che la miseria
ti salva. E sappi che sei salvo
quando si svela la tua pochezza.
Pensa alla fortuna di non essere capito,
pensa che c´è un punto in cui tutto si rompe.
Non evitarlo mai quel punto,
da lì puoi uscire dalla prigione
in cui ti mette ogni volere,
la prigione del benessere
o del dispiacere.”
Franco Arminio, “E poi arriva uno sguardo”
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Poco parlare
“Lascia andare.
I respiri vanno via,
lascia andare tutto il resto, lascia andare gli anni,
le gioie e le paure,
non trattenere nulla,
c’è un secondo nuovo,
un altro luogo mai visto,
un gesto senza noia,
un raggio di sole.
Chiama la sera,
chiama il cielo,
chiama chi vuoi,
chiama ancora,
non hai mai parlato così,
non hai visto,
non hai mai sentito
così bene.
Ringazia le cose
che perdi
perché sei più leggero.
Lascia tutto. Lascia ancora.”
Franco Arminio
“Scaccia la paura
e la paura della paura.
Per qualche anno le cose basteranno.
Il pane nel cassetto
e il vestito nell’armadio.
Non dire mio.
Hai preso le cose solo in prestito.
Vivi nel tempo e capisci
che poche cose ti servono.
Accasati.
E tieni pronta la valigia.
È vero quello che dicono:
ciò che deve succedere, succederà.
Non andare incontro alla pena.
E quando arriva,
guardala tranquillamente.
È effimera come la felicità.
Non aspettare nulla.
E abbi cura del tuo segreto.
Anche il fratello tradisce
se si tratta di te o di lui.
Prendi la tua ombra
come compagna.
Scopa bene la tua stanza.
E saluta il tuo vicino.
Aggiusta il recinto
e anche il campanello alla porta.
Tieni aperta la ferita dentro di te
sotto il tetto delle cose che passano.
Strappa i tuoi piani. Sii saggio
e credi nei miracoli.
Sono iscritti da tanto tempo
nel grande piano.
Scaccia la paura
e la paura della paura.”
Mascha Kaléko, “Ricetta”
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L’invito
“Non mi interessa che cosa fai per guadagnarti da vivere.
Voglio sapere cosa desideri ardentemente e se osi soddisfare l’anelito del tuo cuore.
Non mi interessa quanti anni hai.
Voglio sapere se rischierai di sembrare ridicolo per amore,
per i tuoi sogni, per l’avventura di essere vivo.
Non mi interessa quali pianeti sono in quadratura con la tua luna…
Voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dispiacere,
se sei stato aperto dai tradimenti della vita o ti sei inaridito e chiuso
per la paura di soffrire ancora.
Voglio sapere se puoi sopportare il dolore, mio o tuo,
senza muoverti per nasconderlo, sfumarlo o risolverlo.
Voglio sapere se puoi vivere con la gioia, mia o tua,
se puoi danzare con la natura e lasciare che l’estasi ti pervada
dalla testa ai piedi senza chiedere di essere attenti,
di essere realistici o di ricordare i limiti dell’essere umani.
Non mi interessa se la storia che racconti è vera,
voglio sapere se riusciresti a deludere qualcuno per mantenere fede a te stesso,
se riesci a sopportare l’accusa di tradimento senza tradire la tua anima.
Voglio sapere se puoi essere fedele e quindi degno di fiducia.
Voglio sapere se riesci a vedere la bellezza anche quando non è sempre
bella; e se puoi ricavare vita dalla Sua presenza.
Voglio sapere se riesci a vivere con il fallimento, mio e tuo,
e comunque rimanere in riva a un lago e gridare alla luna piena d’argento: “Sì!”
Non mi interessa sapere dove vivi o quanti soldi hai,
voglio sapere se riesci ad alzarti dopo una notte di dolore e di disperazione,
stanco e con le ossa a pezzi e fare ugualmente quello che devi per i tuoi figli.
Non mi interessa chi sei e come sei arrivato qui,
voglio sapere se starai nel centro del fuoco con me senza tirarti indietro.
Non mi interessa dove o che cosa o con chi hai studiato,
voglio sapere che cosa ti sostiene da dentro, quando tutto il resto crolla.
Voglio sapere se riesci a stare da solo con te stesso
e se ti piace davvero la compagnia che ti fai nei momenti di vuoto.”
Oriah Mountain Dreamer, “L’invito”
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Della vita
“Supponiamo di essere malati
così gravi
che occorra il bisturi.
Ciò vuoI dire che forse
non potremmo mai più rialzarci dal bianco bigliardo.
Allora, anche provando una grande tristezza
di andarcene un po’ troppo presto,
rideremmo lo stesso
ascoltando un aneddoto,
daremmo un’occhiata alla finestra
per vedere se il tempo si mette alla pioggia
o aspetteremmo, con l’impazienza nel cuore,
le notizie dell’ultima ora.
Supponiamo di essere al fronte
per una causa che meriti.
Laggiù al primo scontro
può darsi che tu cada con la faccia a terra
e muoia.
Tu lo sai, ti fa rabbia
ma tuttavia
saresti ansioso e accalorato
vorresti conoscere come finirebbe quella guerra
che potrebbe durare degli anni.
Supponiamo di essere in carcere.
Che si rasenti la cinquantina
e che dovessero passare ancora diciotto anni
prima che la galera si apra.
Ma ugualmente
tu vivresti con il mondo di fuori
con i suoi uomini
i suoi animali
le sue lotte
e i suoi venti
con il mondo di là dai muri.
Così, dovunque tu sia, in qualunque
circostanza tu sia
devi vivere
come se mai tu dovessi morire.”
Nazim Hikmet, “Della vita”
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Come farti capire che c’è sempre tempo
“Come farti capire che c’è sempre tempo?
Che uno deve solo cercarlo e darselo,
Che nessuno stabilisce norme salvo la vita,
Che la vita senza certe norme perde forma,
Che la forma non si perde con l’aprirci,
Che aprirci non è amare indiscriminatamente,
Che non è proibito amare,
Che si può anche odiare,
Che l’odio e l’amore sono affetti,
Che l’aggressione è perché sì ferisce molto,
Che le ferite si rimarginano,
Che le porte non devono chiudersi,
Che la maggiore porta è l’affetto,
Che gli affetti ci definiscono,
Che definirsi non è remare contro corrente,
Che non quanto più forte si fa il segno più lo si scorge,
Che cercare un equilibrio non implica essere tiepido,
Che negare parole implica aprire distanze,
Che trovarsi è molto bello,
Che il sesso fa parte del bello della vita,
Che la vita parte dal sesso,
Che il “perché” dei bambini ha un perché,
Che voler sapere di qualcuno non è solo curiosità,
Che volere sapere tutto di tutti è curiosità malsana,
Che non c’è nulla di meglio che ringraziare,
Che l’autodeterminazione non è fare le cose da solo,
Che nessuno vuole essere solo,
Che per non essere solo devi dare,
Che per dare dovemmo prima ricevere,
Che affinché ci diano bisogna sapere anche come chiedere,
Che sapere chiedere non è regalarsi,
Che regalarsi è, in definitiva, non amarsi,
Che affinché ci vogliano dobbiamo dimostrare che cosa siamo,
Che affinché qualcuno “sia” bisogna aiutarlo,
Che aiutare è potere incoraggiare ed appoggiare,
Che adulare non è aiutare,
Che adulare è tanto pernicioso come girare la faccia,
Che faccia a faccia le cose sono oneste,
Che nessuno è onesto perché non ruba,
Che quello che ruba non è ladro per suo piacere,
Che quando non c’è piacere nelle cose non si sta vivendo,
Che non ci si deve dimenticare che esiste la morte,
Che si può essere morto in vita,
Che si sente col corpo e la mente,
Che si ascolta con le orecchie,
Che costa essere sensibile e non ferirsi,
Che ferirsi non è dissanguarsi,
Che alziamo muri per non essere feriti,
Che chi semina muri non raccoglie niente,
Che quasi tutti siamo muratori di muri,
Che sarebbe meglio costruire ponti,
Che su di essi si va all’altro lato e si torna anche,
Che ritornare non implica retrocedere,
Che retrocedere può essere anche avanzare,
Che non per il molto portarsi avanti si leva prima il sole,
Come farti sapere che nessuno stabilisce norme salvo la vita?
Come farti sapere che c’è sempre tempo?”
Mario Benedetti, “Come farti capire che c’è sempre tempo”
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Non ti arrendere
“Non ti arrendere, ancora sei in tempo
per arrivare e cominciar di nuovo,
accettare le tue ombre
seppellire le tue paure
liberare il buonsenso,
riprendere il volo.
Non ti arrendere perché la vita e così
Continuare il viaggio
Perseguire i sogni
Sciogliere il tempo
togliere le macerie
e scoperchiare il cielo.
Non ti arrendere, per favore non cedere
malgrado il freddo bruci
malgrado la paura morda
malgrado il sole si nasconda
E taccia il vento
Ancora c’è fuoco nella tua anima
Ancora c’è vita nei tuoi sogni.
Perché la vita è tua
e tuo anche il desiderio
Perché lo hai voluto e perché ti amo
Perché esiste il vino e l’amore,
è vero.
Perché non vi sono ferite che non curi il tempo
Aprire le porte
Togliere i catenacci
Abbandonare le muraglie
Che ti protessero
Vivere la vita e accettare la sfida
Recuperare il sorriso
Provare un canto
Abbassare la guardia e stendere le mani
aprire le ali
e tentare di nuovo
Celebrare la vita e riprendere i cieli.
Non ti arrendere, per favore non cedere
malgrado il freddo bruci
malgrado la paura morda
malgrado il sole tramonti e taccia il vento,
ancora c’è fuoco nella tua anima,
ancora c’è vita nei tuoi sogni,
perché ogni giorno è un nuovo inizio
perché questa è l’ora e il miglior momento
perché non sei sola, perché io ti amo.
Mario Benedetti, “Non ti arrendere”
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È proibito
“È proibito piangere senza imparare,
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.
È proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realtà.
È proibito non dimostrare il tuo amore,
fare pagare agli altri i tuoi malumori.
È proibito abbandonare i tuoi amici,
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.
È proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano,
essere gentile solo con chi si ricorda di te,
dimenticare tutti coloro che ti amano.
È proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.
È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perché le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.
È proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgano meno della tua,
non credere che ciascuno tenga il proprio cammino
nelle proprie mani.
È proibito non creare la tua storia,
non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te,
non comprendere che ciò che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo può togliere.
È proibito non cercare la tua felicità,
non vivere la tua vita pensando positivo,
non pensare che possiamo solo migliorare,
non sentire che, senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.
non sentire che, senza di te, questo mondo non sarebbe lo stesso.”
Alfredo Cuervo Barrero, “È proibito” (poesia erroneamente attribuita a Pablo Neruda)
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Lasciatemi dire
Miquel Marti i Pol, “Lasciatemi dire”
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Illuminate qualche angolo oscuro, facendo luce lì dove siete
“Non perdete tempo a sospirare
dietro a cose straordinarie, impossibili;
non aspettate sognando
che vi spuntino ali angeliche.
Non disdegnate d’essere un fioco lumicino,
non tutti possono essere stelle …
Ma illuminate qualche angolo oscuro,
facendo luce lì dove siete.
L’umile candela ha la sua funzione
al pari dello splendido sole,
e la più umile azione diventa nobile
quando è compiuta con dignità.
Forse non sarete mai chiamati
a illuminare lontane regioni oscure,
perciò assolvete la vostra quotidiana missione
brillando lì dove siete.”
Max Heindel, “Illuminate qualche angolo oscuro, facendo luce lì dove siete”
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David Krovblit (artista canadese)
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Lasciati cadere, guarda come fanno i serpenti
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Crepa mattutina
“Scava la tua miseria,
sondala, scopri le sue caverne più nascoste.
Olia gli ingranaggi della tua miseria,
mettila sul tuo cammino, fatti strada al suo fianco
e bussa a ogni porta
con le cartilagini bianche della tua miseria.
Confrontala con quella di altre genti
e misura bene lo stupore delle differenze,
la singolare acutezza dei suoi bordi.
Riparati negli angoli lievi della tua miseria.
Tieni presente in ogni istante
che la sua materia è la tua materia,
l’unico porto di cui conosci ogni rada,
ogni boa, ogni segnale dalla terra tiepida
dove giungi a regnare come Crusoe
tra la moltitudine di ombre
che ti sfiorano e che urti
senza cogliere né il suo proposito né i costumi.
Coltiva la tua miseria,
rendila duratura,
nutriti della sua linfa,
avvolgiti nel manto tessuto coi suoi fili più segreti.
Impara a riconoscerla fra tutte,
non permettere che sia familiare agli altri
né prolungata abusivamente dai tuoi.
Sia per te come acqua battesimale
sgorgata dalle grandi fogne municipali,
come i rivoli che nascono nei mattatoi.
Si confonda con le tue viscere, la tua miseria;
contenga fin da ora i capitoli della tua morte,
gli elementi del tuo abbandono più certo.
Non lasciare mai da parte la tua miseria,
anche se riposassi ai suoi argini
come vicino al corpo bianco
da cui si è ritirato il desiderio.
Tieni sempre pronta la tua miseria
e non permettere che evada per distrazione o per inganno.
Impara a riconoscerla fin nei suoi segni più lievi:
l’accartocciarsi delle sottili foglie del carbonero,
l’aprirsi dei fiori al primo fresco della sera,
la solitudine di una gabbia da circo bloccata nel fango
del cammino, la fuliggine nei sobborghi,
la gavetta d’ottone che misura la minestra nelle caserme,
i vestiti disordinati dei ciechi,
le campanelle che disperdono il richiamo
sul retro seminato di eucalipti,
lo iodio delle navigazioni.
Non mescolare la tua miseria con le questioni di ogni giorno.
Impara a conservarla per le tue ore di svago
e intreccia con lei la vera,
la sola materia duratura
del tuo episodio sulla terra.”
Álvaro Mutis, “Crepa mattutina”, da “Summa di Maqroll il Gabbiere”
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Se non puoi essere un pino in cima alla collina
“Se non puoi essere un pino in cima alla collina,
sii una macchia nella valle, ma sii
la migliore, piccola macchia accanto al ruscello;
sii un cespuglio, se non puoi essere un albero.
Se non puoi essere un cespuglio, sii un filo d’erba,
e rendi più lieta la strada;
se non puoi essere un luccio, allora sii solo un pesce persico-
ma il persico più vivace del lago!
Non possiamo essere tutti capitani, dobbiamo essere anche un equipaggio,
c’è qualcosa per tutti noi qui,
ci sono grandi compiti da svolgere e ce ne sono anche di più piccoli,
e quello che devi svolgere tu è li, vicino a te.
Se non puoi essere un’autostrada, sii solo un sentiero,
se non puoi essere il sole, sii una stella;
Non è grazie alle dimensioni che vincerai o perderai:
sii il meglio di qualunque cosa tu possa essere.”
Douglas Malloch (poesia solitamente attribuita a Martin Luther King, che ne citò alcuni versi in un discorso del 1967)
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Non aspettare nessuno
Il passaggio dei sensi
“Dove finisce l’onda
e dove inizia il mare?
Dove finisce il corpo
e dove inizia l’ombra?
Dove finiscono le tenebre
e dove inizia la luce?
Le parole respirano fuori dalla loro cornice
i sensi si increspano e si distendono
simili a un oceano di un cerchio
il cui centro è inesistente.
Non siamo altro che una
delle probabilità dell’esistenza.
La nostra vita
è un buffo insieme di dubbi
un equivoco di possibilità concesse.
Mi rivolgo a ciò che è informe
procedo verso il nascondiglio.
Quando cercherò di raccogliere l’esperienza?
Come potrò trovare l’imbarcazione?
Nell’annullamento del tempo e dello sviluppo che retrocede?
La luce non ha forma
l’onda non ha confini
l’io non ha facciate
la passione non ha orizzonti.
Sii luce
onda
passione.
Sii te stesso.”
A’isha Arna’ut (poetessa siriana), “Il passaggio dei sensi”
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Insisti
“Lavatevi le mani
ma andate scalzi
e baciate la terra ferita.
Starnutite pure nel gomito
ma leccate le lacrime di chi piange.
Non viaggiate a vanvera
ora è tempo di stare fermi
nel mondo
per muoversi in noi stessi
dentro gli spazi sottili
del sacro e l’umano.
Indossate pure le mascherine
ma fatene la cattedrale del vostro respiro,
del respiro del cosmo.
Ascoltate pure il telegiornale
che finalmente parla di noi
e del più grande miracolo
mai capitato:
siamo vivi
e non ci rallegra morire.
Per ogni nuovo contagio
accarezza un cane
pianta un fiore
raccogli una cicca da terra,
chiama un amico che ti manca
narra una fiaba a un bambino.
Ora che tutti contano i morti
tu conta i vivi,
e vivi per contare,
concedi solo l’ultimo istante
alla morte
ma fino ad allora
vivi all’infinito,
consacrati all’eterno.”
Andrea Melis, “Il cantico delle paure”
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Segui la tua sorte
“Segui la tua sorte…
annaffia le tue piante,
ama le tue rose.
Il resto è l’ombra
d’alberi stranieri.
La realtà
è sempre di più o di meno
di quello che vogliamo.
Solo noi siamo sempre
uguali a noi stessi.
Dolce è vivere solo.
Grande e nobile è sempre
vivere con semplicità.
Lascia il dolore sulle are
come offerta agli dei.
Guarda la vita da lontano,
e non interrogarla mai.
Nulla essa può
dirti. La risposta
è al di là degli dei.
Ma serenamente
imita l’Olimpo
nel segreto del tuo cuore.
Gli dei sono dei
perché non si pensano.”
Fernando Pessoa, “Segui la tua sorte”
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Hai bisogno di te
Chandra Livia Candiani, da “Fatti vivo”
*****
Allora senti
“Allora senti
ci sarà un lupo
e sarà bianco
tu sarai bendata
e gli starai in groppa
in piedi
correrete insieme
slacciàti dalla ragione
legittimi alla velocità dell’aria.
Non ci sarà bisogno di fidarsi
avrà fiuto e tu equilibrio.
Dovrai tener caldo alle parole
tenerle in un orto sotto la camicia
a stretto contatto con la pelle.
Bruceranno e graffieranno.
Lasciati bruciare.
Passerete dalle città
non levarti mai la benda
anche quando sentirai chiamare
lusingare invocare resta dritta
in piedi in groppa al lupo.
La memoria è una fabbrica
che non smette mai
fa i turni di notte e non ha festivi.
Il lupo slaccerà i ricordi
uno per uno ne farà
fiocchi di neve.
Il vuoto sarà vasto
e alto e profondo
lo chiamerai carezza.
Allora senti.”
Chandra Livia Candiani, da”Fatti vivo”
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Estrai la freccia
“Estrai la freccia
non rimproverare nessuno
ma stenditi
come fa la bestia ferita
con il cielo
e non pregare nemmeno
solo conta
conta i respiri
come fossero monete
per passare oltre te,
l’orizzonte opaco
del nome.
Non anticipare
niente, non essere
a proposito, abìtuati
all’improvvisazione musicale,
a farti invisibile
nota tra le note,
vuoto capace
di urlo, di riconoscimento:
ecco, a casa
si sta così.”
Chandra Livia Candiani
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Maria Falconetti, in “Passione di Giovanna D’Arco”
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Come tutte le cose del mondo
“Voglio dirti
che se ne andranno
i mutamenti
e le ombre:
la vanga solcherà
la terra, le rose non
termineranno,
il vento si poserà
l’aria sarà meno triste
la vigna più matura
nei tuoi occhi cadrà ancora
la speranza e il sole
e i sassi
le lune e le bellezze
come in ogni bacio
come in ogni addio
come ogni amore
saranno al loro posto
come tutte le cose del mondo.”
Dale Zaccaria, “Come tutte le cose del mondo”, da “L’anima e la notte”
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Lancia il dado
“Se hai intenzione di tentare, fallo fino in fondo.
Altrimenti, non cominciare mai.
Se hai intenzione di tentare, fallo fino in fondo.
Ciò potrebbe significare perdere fidanzate, mogli, parenti, impieghi
e forse la tua mente.
Fallo fino in fondo.
Potrebbe significare non mangiare per 3 o 4 giorni.
Potrebbe significare gelare su una panchina del parco.
Potrebbe significare prigione,
Potrebbe significare derisione, scherno, isolamento.
L’isolamento è il regalo, le altre sono una prova della tua resistenza,
di quanto tu realmente voglia farlo.
E lo farai a dispetto dell’emarginazione e delle peggiori diseguaglianze.
E ciò sarà migliore di qualsiasi altra cosa tu possa immaginare.
Se hai intenzione di tentare, fallo fino in fondo.
Non esiste sensazione altrettanto bella.
Sarai solo con gli Dei.
E le notti arderanno tra le fiamme.
Fallo, fallo, fallo. Fallo!
Fino in fondo, fino in fondo.
Cavalcherai la vita fino alla risata perfetta.
È l’unica battaglia giusta che esista.”
Charles Bukowski, “Lancia il dado”, da “The singer”, 1999
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Canta il sogno del mondo
“Ama
saluta la gente
dona
perdona
ama ancora e saluta
(nessuno saluta
del condominio,
ma neppure per via).
Dai la mano
aiuta
comprendi
dimentica
e ricorda
solo il bene.
E del bene degli altri
godi e fai
godere.
Godi del nulla che hai
del poco che basta
giorno dopo giorno:
e pure quel poco
-se necessario-
dividi.
E vai,
vai leggero
dietro il vento
e il sole
e canta.
Vai di paese in paese
e saluta
saluta tutti
il nero, l’olivastro
e perfino il bianco.
Canta il sogno del mondo:
che tutti i paesi si contendano
d’averti generato.”
David Maria Turoldo, “Canta il sogno del mondo”
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Abbiate sempre un sorriso nuovo
“Abbiate sempre un sorriso nuovo
e un sogno impossibile
il sorriso nuovo serve per la persona speciale
che incontrerete ogni giorno
mentre siete in fila da qualche parte
o allo specchio del bagno
ogni giorno ciascuno di noi incontra
una persona speciale che merita un sorriso nuovo
il sogno impossibile
è la compagnia dell’anima
nessuno può essere solo
o sentirsi solo se ha un sogno impossibile
il sogno impossibile è il migliore dei sogni
è quello che permette di vedere più lontano
e che accende le stelle nelle notti insonni”.
Maria Carmela Miccichè
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Amate, che il resto conta poco, per non dire niente
“Amate.
Che se non amate poi rimanete chiusi
nei vostri pensieri
e nel vostro ego
e arrivate a credere che siano tutti cattivi.
Che siano tutti bugiardi.
Che siano tutti carnefici.
E invece basterebbe
amarsi un po’ di più e capirsi un po’ di più,
che il mondo non è diviso in buoni e cattivi,
ma siamo tutti una grande trincea di corpi feriti.
Da qualcun altro.
Amate.
Che amare insegna a dare,
oltre il limite di ciò che si pensava di avere.
Ma insegna anche a prendere,
perché a dare e basta
si rischia di diventare
un ente benefico per affamati.
E allora si dà, oltre misura.
E si riceve, oltre misura.
In una bilancia dove alla fine
tutto si mischia
in una danza di dare e ricevere.
Amate.
Perché se non amate poi diventate respingenti,
poi allontanate le persone,
poi il cuore diventa più scuro
e vi riempite di credenze limitanti.
Di paure.
Di cuscini abbracciati di notte.
Amate.
Che se non amate poi smettere di farlo.
E l’amore va coltivato come una pianta
e come una pianta ha bisogno
di sole, di cure e di amore.
E ricominciare ad amare è difficile,
è la pianta che viene sradicata
e non sa più dove piantare le sue radici.
È una pianta spaesata.
Insicura.
Perduta.
Amate.
Che l’amore vi rende ciechi
e questo vi spaventa.
Vorreste essere cauti
ma che c’entra questo
con l’amore?
L’amore rende ciechi,
ma rende anche belli
oltre misura,
e il mondo oggi ha un ineguagliabile
bisogno di bellezza.
Amate,
che il resto conta poco.
Per non dire niente.
Mary G. Baccaglini, “Amate, che il resto conta poco, per non dire niente”, da “Mal che vada ci innamoriamo”
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Testamento
“Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.
Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,
coloro che mungono le nuvole.
Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare i popoli delle tende.
Mentre dormi contando i pianeti , pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.
Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.
Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,
e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.”
Mahmoud Darwish, “Pensa agli altri”
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Abu’l-Qasim Al-Shabbi, “Se un giorno”
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Nessun mostro dentro di te
Jeff Foster, “Nessun mostro dentro di te”
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L’umanità ha bisogno di te
“Non scordarti.
Non risuonare senza prima
recuperare
la tua armonia,
non ti slegare
dal laccio
che rende
al cuore
il passo,
sulla via
del ritorno
a casa.
Non scordarti.
Non dimenticarti di te,
nemmeno
se a scordarsene
fossero le madri,
i padri,
i mondi
e le più
antiche
memorie.
Non scordarti.
Accentrati,
conduciti,
rilegati,
sii il filo rosso
di un universo
ancora
a ridosso
della prima goccia
d’amore.”
Stefania Simeoni, da “La Bruja del Viento”
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Risveglio
Walter Gioia, “Risveglio”
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Abbi cura di te
Amado Nervo (poeta e scrittore messicano), “Colmalo d’amore”
Amado Nervo, “Il segreto è dentro di te”
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Quando scoprirai quel che vuoi essere nella tua vita
“Farla non puoi, la vita,
come vorresti? Almeno questo tenta
quanto più puoi: non la svilire troppo
nell’assiduo contatto della gente,
nell’assiduo gestire e nelle ciance.
Non la svilire a furia di recarla
così sovente in giro, e con l’esporla
alla dissennatezza quotidiana
di commerci e rapporti,
sin che diventi una straniera uggiosa.”
Costantino Kavafis, “Quanto più puoi”
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Regole preventive per non ammalarsi, un piccolo breviario per la mente e per il cuore
Mantenere le distanze
dai pensieri tossici
dal senso di colpa
e dalla vergogna.
Non mescolare i tuoi sogni
con chi non ne ha mai realizzato
uno suo.
Igienizzare gli angoli del cuore
da chi hai lasciato andare.
Coprirsi gli occhi
davanti all’ipocrisia
e procedere.
Coprirsi la bocca
davanti alle provocazioni
e procedere.
Coprirsi le orecchie
davanti alle critiche sterili
e procedere.
Far entrare aria
e spalancare le vedute strette.
Scegliere 5 persone
migliori di te in fatti e parole
e offrirgli un posto
a tavola e nel tuo cuore.
Evitare in ogni modo il contatto
con i qualunquisti,
i perbenisti,
i pressapochisti,
con quelli in cerca di una scusa,
con gli adagiati
sul divano del lamento.
Farsi contagiare
solo dagli inquieti, dai poeti,
dagli acrobati del possibile,
dagli smaniosi,
da chi non vede l’ora.
Se non ne conosci nessuno,
cercali.
Di gente che vuole vivere
è pieno il mondo.”
Manuela Toto
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Se c’è un punto da raggiungere
“Se c’è un punto da raggiungere
raggiungilo a piedi.
Se c’è una strada da fare
falla camminando.
Hai bisogno del sudore,
del dolore nei tuoi muscoli
dei piedi che protestano
della bocca che si secca.
Se devi andare oltre
vacci a piedi,
non cercare scorciatoie
guadagna, camminando,
il disegno del paesaggio
che sempre muta.
Tu sei quel millimetro di vita,
che nessun sguardo dall’alto potrà cancellare,
sei l’eco di una musica incantata
che arriva da lontano
per prepararti alla festa
del paese che sarà.”
Gianluigi Gherzi, da “Ti aspetto nella mia casa per disordinare”
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Quando ti prende il male
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Marc Chagall, “Al chiaro di luna”
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Modi di vedere
“Sii prudente.
La tua vita apri
solo a venti che portano carezza
di lontananza.
Sii prudente, ma non vigliacco:
non far finta di vivere.
Apri la tua vita,
apri le finestre al presagio di primavera.
Lascia entrare i venti
che ti parlano di lontananza,
di ignoto, di svolte e bivi e sentieri;
che ti spingono verso nuovi orizzonti.
È tempo di andare,
tempo di mettersi in cammino.
Tempo di ricominciare a respirare.”
Nathan Zach, da “Sfavorevole agli addii”
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Non somigliarmi
“Non somigliarmi,
non avere, con me, niente in comune,
lascia che sia, ogni volta,
l’imprecisa dolcezza di un saluto
a condurre i tuoi passi
e quel tremore trepido che guarda
il niente per cui è dato accompagnarsi.”
Francesco Scarabicchi, “Non somigliarmi”
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Colpire il bersaglio
“Finora hai tirato male le tue frecce.
Ti sei prodigato per lanciare lontano,
trascurando ciò che ti era vicino.
Più lontano tiri, più il tesoro ti sfugge!
Credimi, è lo sforzo che ti fa fallire.
Perciò, tira la freccia dolcemente e cerca il tesoro con umiltà.
Esso ti è vicino, e non può sfuggirti.
L’uomo evita di osservare le cose semplici,
quelle di ogni giorno.
Così, però, perde di vista i suoi tesori spirituali, quelli più consistenti.
Il filosofo si suicida col pensiero,
mentre, se lo abbandonasse almeno per un attimo,
scoprirebbe ciò di cui va in cerca.
Qualcosa che gli è molto vicino.
Ritenta, dammi retta. Ma con un altro spirito!
Solo quando annullerai il tuo orgoglioso “io”,
potrai tirare senza sforzo e fare centro!
Solo allora il mondo ti cadrà in grembo.
L’uomo ascoltò il consiglio e fu così che ritrovò il tesoro perduto, la sua essenza.
L’aveva persa di vista, ma, in fondo, non se ne era mai allontanato.
Comprese che era andato in giro per il mondo a cercare ciò che aveva in casa!”
Jalāl al-Dīn Muḥammad Rūmī
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Raffaello Sanzio, “Trionfo di Galatea”, 1512 circa (dettaglio)
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Accetta un consiglio
“Vi voglio rifilare un paio di buoni consigli.
Godete del potere e della bellezza della vostra gioventù senza pensarci.
Oppure pensateci (tanto è lo stesso).
Se ci pensate troppo scompaiono subito.
Bellezza e gioventù le capirete solo una volta appassite,
Dicono i saggi. Ma non vi illudete troppo.
Tra vent’anni guarderete le vostre vecchie foto come dei santini:
le adorerete in ginocchio.
Quante possibilità avevate e che aspetto magnifico,
Non eravate per niente grassi come vi sembrava.
Niente pance. Ma questo è il consiglio:
la pancia non esclude l’erotismo.
Guardate Socrate: pancione e grande amatore.
Non preoccupatevi del futuro,
oppure preoccupatevene, fate voi.
Fate una cosa quando siete spaventati. Cantate.
Il canto è esistenza.
Non siate crudeli oppure siatelo ma solo un pochino.
Lavatevi bene i denti! Pulite, strigliate il vostro corpo…
Non perdete tempo con l’invidia…
I Greci però l’apprezzavano
e la attribuivano anche agli Dei: tenetene conto.
Guardate con terrore la ragazza accanto:
un giorno potrebbe essere vostra moglie.
E voi ragazze guardate con orrore
quel giovanottone che siede accanto a voi:
un giorno potrebbe essere vostro marito!
Ricordate tutti i complimenti che ricevete.
Scordate gli insulti ma non tutti.
Conservate quello che vi è piaciuto di più.
Conservate le vecchie lettere d’amore. Che ridere!
Non sentitevi in colpa se non sapete cosa fare della vostra vita.
Le persone più interessanti che conosco,
a ventidue anni non sapevano che fare della propria.
Ma anche dopo.
Forse vi sposerete, forse no.
Ma se non vi sposerete non potete divorziare: pensateci.
Godetevi il vostro corpo, usatelo in tutti i modi che desiderate.
Si, anche in quello…
Ballate!
Anche se il solo posto che avete per farlo
è il soggiorno di casa vostra.
Leggete “Così parlò Zarathustra”
ma tappategli prima la bocca.
Anche lui dà consigli. O lui o me.
Leggete ogni genere di istruzioni ma non eseguitele.
Fatelo con i medicinali: prima buttate le istruzioni,
poi i medicinali.
Cercate di conoscere bene i vostri genitori.
Non potete sapere quando se ne andranno… (finalmente!)
Datevi da fare per colmare le distanze geografiche
e gli stili di vita.
Vivete a Canicattì ma lasciatela prima che vi indurisca.
Vivete a…
ma lasciatela prima che vi rammollisca.
Siate cauti nell’accettare consigli,
e pazienti con chi li dispensa.
Accettate quest’ultimo consiglio:
non accettate mai consigli.”
Manlio Sgalambro, “Accetta un consiglio”
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Cerca bene in te stesso
“Cerca bene in te stesso
ciò che vuoi essere,
poiché sei tutto.
La storia del mondo intero sonnecchia in ognuno di noi.
Jalāl al-Dīn Muḥammad Rūmī
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Comes the Dawn
Nell’immagine: Opera del cartoonist turco Gürbüz Dogan Eksioglu