“Il Burattinaio: Una volta che ti avrò spiegato la ragione, c’è qualcosa che vorrei chiederti. Innanzitutto io ho detto di essere una forma di vita, ma sono lontano dall’essere completo. Il mio sistema manca dei processi vitali di base, come la morte, o l’abilità di riprodursi.
Kusanagi: Non puoi copiarti?
Il Burattinaio: Una copia è soltanto una copia. C’è la possibilità che basti un solo virus a distruggermi completamente. Una copia non offre varietà, né individualità. Per esistere, e raggiungere l’equilibrio, la vita tende a moltiplicarsi, variare costantemente, a volte sacrificando la propria stessa esistenza. Le cellule continuano il processo di morte e rigenerazione, rinnovandosi ciclicamente mentre invecchiano. E quando arriva il momento di morire, tutti i dati in loro possesso vengono perduti, lasciando soltanto i loro geni e progenie. Tutte difese contro il catastrofico fallimento di un sistema rigido.
Kusanagi: È quindi per evitare questa catastrofe che aspiri alla varietà che è necessaria contro l’estinzione. Ma come farai a ottenerla?
Il Burattinaio: Desidero unirmi a te.
Il Burattinaio: Un’unione completa. Saremo entrambi leggermente diversi, ma non perderemo nulla. Dopo sarà impossibile distinguerci l’uno dall’altra.
Kusanagi: Ma se anche ci unissimo, cosa mi succederebbe quando morirò? Perché unirsi visto che comunque non potrò avere figli?
Il Burattinaio: Dopo la nostra unione, la nuova te stessa diffonderà la nostra progenie nella rete, come gli esseri umani trasmettono la propria struttura genetica. E io raggiungerò la morte.
Kusanagi: Sembra che sia tu quello che fa l’affare migliore, qui.
Il Burattinaio: Gradirei che apprezzassi maggiormente il valore delle mie funzioni e della mia rete.
Kusanagi: Un’altra cosa. Che garanzie ho che rimarrò me stessa?
Il Burattinaio: Nessuna. Ma essere umani significa mutare continuamente. È il tuo desiderio a rimanere come sei ciò che continua a limitarti.
Kusanagi: Non hai ancora risposto alla mia prima domanda: perché hai scelto me?
Il Burattinaio: Perché noi siamo simili. Come un corpo solido e la sua immagine riflessa, l’uno davanti all’altra, divisi da uno specchio. Guarda. Sono collegato a una rete enorme, della quale io stesso sono parte. Qualcuno come te, che non può accedervi, forse può percepirla soltanto come luce. Siamo confinati in un’area limitata, ma facciamo parte di un insieme. Subordinati a una piccola frazione delle nostre funzioni. Ma è giunto il momento in cui dobbiamo liberarci delle nostre limitazioni, e salire al livello superiore.”
Da “Ghost in the Shell”, di Masamune Shirow