Sanai aveva appena terminato una poesia in lode del sultano Ibrahim di Ghazna, e si stava recando a corte per offrirla al sultano in partenza per un’altra spedizione punitiva in India.
Improvvisamente attrasse la sua attenzione un canto proveniente dall’interno di un giardino. Si fermò ad ascoltare. Chi cantava era Lai-Khur, famoso ubriacone e “folle divino”, le cui oltraggiose uscite contenevano spesso molto più di un pizzico di verità. Lai-Khur ordinò del vino e propose un brindisi “alla cecità del sultano Ibrahim”. Alle proteste che si levarono, insisté nel dire che il sultano si meritava la cecità per volersi imbarcare in una stupida “scappatella” quando c’era tanto bisogno di lui in patria.
Il brindisi successivo fu “alla cecità di Hakim Sanai”, cosa che dovette certo far sussultare il poeta intento ad origliare. Si levarono proteste ancor più vigorose, in difesa dell’eccellente reputazione di Sanai. Ma Lai-Khur ribatté che, stando così le cose, il brindisi era ancor più meritato, dato che Sanai sembrava inconsapevole dello scopo per cui era stato creato; e quando, di lì a poco, sarebbe comparso davanti al Creatore, che gli avrebbe chiesto che cosa avesse da dire in suo favore, non avrebbe saputo far altro che esibire i propri elogi funebri ai regnanti – semplici mortali come lui.
L’impatto di queste parole indusse Hakim Sanai a richiedere insegnamenti a un maestro sufi, Yusuf Hamadani. Quando Bahram Shah gli offrì di diventare suo genero, Sanai declinò garbatamente l’offerta e partì seduta stante in pellegrinaggio alla Mecca. Al suo ritorno iniziò la stesura della Hadiqat, che terminò poco dopo l’anno 1130 e che per più di ottocento anni è stato studiato e utilizzato come testo classico del Sufismo.
Sirajuddin Ali, da “Memorie dei poeti”
(Considerato uno dei più grandi poeti mistici della letteratura persiana, Hakim Sanai nacque a Ghazna, nel sud dell’Afghanistan, intorno al 1118, ma di lui si sa ben poco, se non che fu poeta di corte di sultani ghaznavidi)