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Suonatina di pianoforte
“Vieni qui, facciamo una poesia
che non sappia di nulla
e dica tutto lo stesso,
e sia come un rigagnolo di suoni
stentati
che si perde tra le sabbie
e vi muore con un gorgoglio sommesso;
facciamo una suonatina di pianoforte
alla Maurizio Ravel,
una musichetta incoerente
ma senza complicazioni,
che tanto credi proprio
a grattare nel fondo non c’è senso;
facciamo qualcosa di “genere leggero”.
Vieni qui, non c’è nemmeno bisogno
di disturbar la natura
coi suoi seriosi paesaggi
e le pirotecniche astrali;
né tireremo in ballo
i grandi problemi eterni,
l’immortalità dello Spirito
od altrettanti garbugli;
diremo poche frasi comunali
senza grandi pretese,
da gente ormai classificata,
gente priva di profondità
e se le parole ci mancheranno
noi strapperemo il filo del discorso
per svagarci
in un minuetto approssimativo
che si disciolga in arabeschi d’oro,
si rompa in una gran pioggia di lucciole
e dispaia lasciandoci negli occhi
un pullulare di stelle, un ossessione di luci.
Poi quando la suonatina languirà davvero
la finiremo come vuole la moda
senza perorazioni urlanti ed enfasi;
la finiremo, se ci parrà il caso,
nel momento in cui pare ricominciare
e il pubblico rimane con un palmo di naso.
La spegneremo come un lume, di colpo. Con un soffio.”
Eugenio Montale, “Suonatina di pianoforte”
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Silvestro Lega, I”l canto dello stornello”, 1867
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Modi di ascoltare un blues
“È bella questa notte d’estate,
anche se non più bella
di una qualsiasi altra notte d’estate.
È bella questa notte in cui sono solo,
e fumo, e ho lasciato
in penombra la casa mentre suona
dolce e triste un blues,
un blues triste e dolce come tanti altri.
Nulla in me, né nella notte, né nella musica,
si direbbe speciale, eppure
c’è qualcosa di molto profondo nelle cose
che sembrano semplici:
una sconosciuta grandezza che non riesce
ad essere esaltazione, tragedia, pace,
ma che è tutto questo, ed è anche
un sentire nettamente
che affinché ciò succedesse è stato necessario
lasciare scorrere questi anni, accumulare ricordi,
avere ottenuto
e avere perso tante cose.
Perché questo piano suoni così,
per tremare così con questa musica,
è stato necessario
riempirla a poco a poco
di bellezza e di dolore, riempirla
con la nostra stessa vita, perché assomigli
alla nostra stessa vita, e suoni in questo modo:
così insignificante
e così grande, così triste, così bella.”
Vicente Gallego, “Modi di ascoltare un blues”
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Vasilij Kandinskij, “Composizione VII”, 1913
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Ho lasciato la musica
Inayat Khan (mistico, musicista e scrittore indiano)
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Vasilij Kandinskij, “Composizione VIII”, 1923
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Cos’è la musica?
“Cos’è la musica? Non lo so.
Forse semplicemente il cielo
Con le note anziché le stelle;
Forse un ponte incantato,
Sul quale gli strumenti
Ci aiutano a passare.
Tutto – come una volta qualcuno disse –
Ha una base musicale.
Perfino il chiaro di luna.
Cos’è la musica? Non lo so.
Forse semplicemente il cielo
Con le note anziché le stelle.”
Ludwik Jerzy Kern, “Cos’è la musica?”
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Notturno in Fa-diesis maggiore di Chopin
“Mattino d’autunno nella vigna
fila per fila ceppo per ceppo i ceppi si ripetono
e i grappoli sui ceppi
e gli acini sui grappoli
e la luce sugli acini.
La notte nella casa grandissima e bianca
una luce dentro ciascuna
le finestre si ripetono
tutte le piogge che cadono si ripetono
sul suolo sull’albero sul mare
sulla mia mano il mio viso i miei occhi
e le gocce si schiacciano sul vetro
rinnovamento dei miei giorni
simili gli uni agli altri
differenti gli uni dagli altri
ripetersi dei punti a maglia
ripetersi nel cielo stellato
in tutte le lingue ripetizione dei «t’amo»
e nelle foglie il rinnovamento dell’ albero
e in ogni letto di morte il dolore
per la vita troppo breve
ripetersi della neve
che cade
della neve che cade leggera
della neve che cade a fiocchi
della neve che fuma come la nebbia
disperdendosi nella tempesta
che imperversa
ripetersi della neve che mi sbarra il cammino
i bambini giocano nel cortile
nel cortile giocano i bambini
una vecchia passa nella strada
nella strada una vecchia passa
passa una vecchia nella strada.
La notte nella casa grandissima e bianca
una luce dentro ciascuna
le finestre si ripetono
sui grappoli, rinnovamento di acini
sugli acini, la luce
camminare verso il giusto e il vero
combattere per il vero, il giusto
conquistare il giusto, il vero
le tue lagrime mute e il tuo sorriso, mio amore,
i tuoi singhiozzi i tuoi scoppi di risa, mio amore,
il ripetersi del tuo riso
dai denti bianchi
brillanti
il mattino d’autunno nella vigna
fila per fila nodo per nodo i ceppi si ripetono
sui ceppi, i grappoli
sui grappoli, gli acini
sugli acini, la luce
nella luce, il mio amore.
Il miracolo del rinnovamento, mio cuore,
è il non ripetersi del ripetersi.”
Nazim Hikmet, “Concerto in RE minore n°1 di J.S. Bach”
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Yuri Firsanov (artista russo), “Entr’acte”, 2000
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