Le combattenti kurde morte ad Afrin, marzo 2018
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Io vado, madre
“Io vado, madre.
Se non torno,
sarò fiore di questa montagna,
frammento di terra per un mondo
più grande di questo.
Io vado, madre.
Se non torno,
il corpo esploderà là dove si tortura
e lo spirito flagellerà,
come l’uragano, tutte le porte.
Io vado…madre…
Se non torno,
la mia anima sarà parola …
per tutti i poeti.”
Abdulla Goran (scritta in memoria di Asia Ramazan Antar, guerrigliera curda uccisa nel 2016, a soli 19 anni, durante un attacco dell’Isis alla città di Manbij, in Siria)
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La nostra poesia è scritta con le lacrime
“Nell’oscurità di anguste celle,
tra usci infami e solidi ferri
fra topi e scarafaggi
seminiamo la nostra parola,
e matura la nostra storia
irrigata dalle lacrime dei bambini
per il padre dietro le sbarre,
La nostra poesia è scritta con le lacrime
La nostra poesia è scritta con le lacrime
Nutrita dal desiderio umiliato
delle giovani spose
cui il carcere ha tolto
ben presto l’amore.
La fantasia tesse nuovi racconti,
ricama con fili di lacrime,
con colori di sangue,
del sangue dei ragazzi e delle ragazze
che scorre eroico sui nostri monti,
su queste montagne kurde
e così continuano le nostre leggende
si intrecciano altre canzoni….
La nostra ispirazione non nasce
da labbra rosse dipinte,
da occhi e volti
elegantemente abbelliti:
da lacrime, sangue, desiderio
sorge la poesia
rinnova il nostro amore
e sospinta da un soffio leggero vola
Oltre le sbarre.”
Mehmet Emin Bozarslan, “La nostra poesia è scritta con le lacrime“
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Il diario
“Il fiore ha scritto il suo diario:
metà del diario parlava della bellezza
dell’acqua.
L’acqua ha scritto il suo diario:
metà del diario parlava della bellezza
del bosco.
Il bosco ha scritto il suo diario:
metà del diario parlava della terra
amata.
Ma quando la terra scrisse i suoi diari,
tutti i diari parlavano della libertà.”
Sherko Bekas, “Il diario”
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La canna innamorata
“Non era mai accaduto
nel boschetto
gli alberi erano tutti innamorati
di una canna
una cannuccia sottile
che amava invece il vento
il vento che porta la pioggia
Così il boschetto l’aveva ripudiata
La canna innamorata
rispose: per me va bene.
Voi state pure tutti da una parte
che dall’altra c’è il vento della pioggia,
così vuole il mio cuore.
Il boschetto, offeso
sentenziò la morte
per quella innamorata dagli occhi di rugiada,
chiamò il picchio dal becco forte,
e le picchiò, colpì nel cuore
tre, quattro, cinque volte
nel cuore della piccola canna.
Da quel giorno
la canna innamorata divenne flauto
e da quel giorno
le ferite degli amanti
parlano con le ferite del vento,
e cantano,
ovunque nel mondo,
da quel giorno…”
Sherko Bekas, da “Canti d’amore e di libertà del popolo kurdo”
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Sfido il mio destino
“Sfido il mio destino, la mia epoca
sfido l’occhio umano
Schernirò le regole ridicole e la
gente
questo è il fine:
colmerò i miei occhi di pura luce
e nuoterò in un mare di sentimenti
liberi.
Ho sfidato la tradizione e la mia condizione assurda
superando il limite consentito dal
tempo e dal luogo.”
ʿĀʾisha al-Taymūr (o A’isha al Tamuriyya”- attivista e scrittrice egiziana di origine kurda)
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