“Mi fa paura che na persona che è stata così presente nella vita mia, con cui ho condiviso così tanto, ad un certo punto sparisce.
Come se fosse na’ cometa no? Che ha attraversato la vita nostra, ti eri abituato a vederla e poi però sparisce dietro l’orizzonte.
Poi rimane na’ scia. La vedi per un po’ e poi manco più quella. E la vita continua come se non fosse mai esistita, cioè la nostra di vita. È che nessuno pensa mai alla vita della cometa, a che gli succede dopo che è passata.”
ZeroCalcare, da “Questo mondo non mi renderà cattivo”
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– “Alice… Ma la cicatrice quando passa?”
– “La cicatrice non passa, è come una medaglia che nessuno ti può portare via. Così, quando Zeta è grande e ormai il principe non gli fa più paura, si ricorda che ha vissuto, che ha fatto tante avventure. Che è caduto e si è rialzato.”
– “Ma perché non passa?”
– “Perché è una cicatrice, se andava via con l’acqua era un trasferello. È una cosa che fa paura, ma è anche una cosa bella: è la vita.”
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“E siamo pure stupidi, perché ci impuntiamo a fare il confronto con le vite degli altri, che ci sembrano tutte perfettamente ritagliate e impilate e ordinate, e magari sono così perfette solo perché noi le vediamo da lontano.”
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“E allora noi andavamo lenti perché pensavamo che la vita funzionasse così, che bastava strappare lungo i bordi, piano piano, seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere. Perché c’avevamo diciassette anni e tutto il tempo del mondo.”
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“Invece sotto l’occhi c’abbiamo solo ‘ste cartacce senza senso, che so’ proprio distanti dalla forma che avevamo pensato. Io non lo so se questa è ancora ‘na battaglia oppure se ormai è annata così, che avemo scoperto che se campa pure co ste forme frastagliate, accettando che non ce faranno mai giocà nella squadra di quelli ordinati e pacificati. Però se potemo comunque strigne intorno al fuoco e ricordasse che tutti i pezzi de carta so boni per scaldasse. E certe volte quel fuoco te basta, e altre volte no.”
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“Alcuni cercano di scansare le onde. Poi ti volti e qualcuno non c’è più: forse un’onda troppo forte. O una corrente fredda, chennesó. O forse non ce la faceva più a rimanere abbarbicato come un koala a un pezzo di legno fracico in mezzo al nulla. La verità è che non lo sai mai perché alla fine uno molla la presa.
“Quello c’ha sempre avuto le mani di ricotta”.
“Quella non l’avrei mai detto, pareva aggrappata benissimo”.
E invece vanno giù, quasi sempre in silenzio. O forse sei tu che sei troppo impegnato a stare a galla per accorgertene…”
Zerocalcare, da “Strappare lungo i bordi”
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