– “Alice… Ma la cicatrice quando passa?”
– “La cicatrice non passa, è come una medaglia che nessuno ti può portare via. Così, quando Zeta è grande e ormai il principe non gli fa più paura, si ricorda che ha vissuto, che ha fatto tante avventure. Che è caduto e si è rialzato.”
– “Ma perché non passa?”
– “Perché è una cicatrice, se andava via con l’acqua era un trasferello. È una cosa che fa paura, ma è anche una cosa bella: è la vita.”
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“E siamo pure stupidi, perché ci impuntiamo a fare il confronto con le vite degli altri, che ci sembrano tutte perfettamente ritagliate e impilate e ordinate, e magari sono così perfette solo perché noi le vediamo da lontano.”
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“E allora noi andavamo lenti perché pensavamo che la vita funzionasse così, che bastava strappare lungo i bordi, piano piano, seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere. Perché c’avevamo diciassette anni e tutto il tempo del mondo.”
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“Invece sotto l’occhi c’abbiamo solo ‘ste cartacce senza senso, che so’ proprio distanti dalla forma che avevamo pensato. Io non lo so se questa è ancora ‘na battaglia oppure se ormai è annata così, che avemo scoperto che se campa pure co ste forme frastagliate, accettando che non ce faranno mai giocà nella squadra di quelli ordinati e pacificati. Però se potemo comunque strigne intorno al fuoco e ricordasse che tutti i pezzi de carta so boni per scaldasse. E certe volte quel fuoco te basta, e altre volte no.”
Zerocalcare, da “Strappare lungo i bordi”