“Gianicolo. Accademia Americana.
Nel casale dove ha vissuto Galilei salgo i pochi gradini della scala, trovo due stanze, vedo la finestra da cui per la prima volta ha puntato il cannocchiale su Roma, poi, restringendo il campo, sulle statue a coronamento di San Giovanni, chiamate a testimoni. E c’è da credere che congedati Monsignori e Ambasciatori a cui illustrava il cannocchiale soprattutto come geniale mezzo di difesa: “… vedere che bandiera batte la flotta appena all’orizzonte,
contare i cannoni all’esercito che scende per l’ assedio, spiare le fronde smosse dagli arcieri annidati, snidare l’ avanguardia carponi nelle vigne …”,
da solo, finalmente, a notte fonda, alzava lo strumento verso il cielo prendendo appunti o disegnando accurati paesaggi celesti. Apro la finestra e sbalordisco sul panorama, poi corro con lo sguardo alla basilica di San Giovanni e scatto la mia foto.
Com’è semplice, ora.
Ripenso a Roma spesso avvolta nella nebbia, a quanto doveva aspettare il sereno della tramontana ed il suo gelo. Mi scopro a carezzare il davanzale, si sa quanto ha pagato ogni scoperta. E’ lui questa finestra spalancata su mondi a venire, è lui questa finestra, allora in bilico e sola, quasi sospesa sul vuoto del vero assetto gravitazionale.”