voglia gradire i sensi della mia più alta stima.
Le scrivo questa lettera per chiederLe una gentilezza. Auspico che perdonerà il disturbo che potrò arrecarLe. No, non si spaventi, non voglio conoscerLa personalmente. Lei sarà sicuramente un uomo molto impegnato, e non immagino neppure quanta gente vorrà avere quest’onore, ma non io. Quando una zingara mi prende la mano io me la do a gambe prima che possa commettere una tale nefandezza.
E ciò nonostante, misterioso signore, Lei è la promessa che i nostri passi inseguono aspirando ad un senso ed un destino. Ed è questo il mondo, questo e non un altro, il posto dove Lei ci aspetta. A me e ai tanti altri che non credono negli dei che promettono altre vite nei remoti alberghi dell’Aldilà.
Ecco il problema. Stiamo perdendo il mondo. I violenti lo prendono a calci come se fosse una palla. Ci giocano i signori della guerra, come se fosse una bomba a mano. E i voraci lo spremono come un limone. Con quest’andazzo ho paura che prima di quanto pensiamo diventerà un sasso morto che gira nello spazio, senza terra, senz’acqua, senz’aria e senz’anima.
Sta qui il problema, Signor futuro. Io sollecito, noi sollecitiamo che Lei non si lasci sfrattare. Per esserci, per essere abbiamo bisogno che Lei continui ad esserci, che Lei continui ad essere. Che Lei ci aiuti difendere la sua casa, che è la casa del tempo.
Per favore faccia per noi quest’atto eroico. Per noi e per gli altri: gli altri che verranno domani, se mai avremo un domani.
Le porgo i più cari saluti.
Un terrestre.