Linguaggi

Se avessi un cuore umano…

31.12.2021
“Sono una marionetta, ma una marionetta incompleta con un “cuore” di carne e sangue…
Né un essere umano né una marionetta…” 
Masashi Kishimoto, da “Naruto”, 1999-2014

*****

 

La maschera

“Io non ti prego, o vuoto cranio umano,
che il gran nodo mi voglia distrigar.
Follie d ‘Amleto! Io sto co ‘l Lenau: è vano
de la vita la Morte interrogar.

A che avventarti questa malacia
che in van mi rode, in stolidi perché?
Non vo ‘ sapere a qual mai uom tu sia
appartenuto – ora, appartieni a me.

Tu nulla forse m ‘avresti insegnato
quando un cervel chiudevi ed un pensier;
ora m ‘insegni a ridere del fato,
e a vivere la vita – unico ver.

Vogliam noi oggi, amico teschio, un poco
rifarci de le noje aspre del dí?
Io ho pensato di prenderci gioco…
Amico teschio, indovina di chi?

De la luna, di lei… Non ti se ‘ accorto
ch ‘ella ti fa da un pezzo l ‘occhiolin?
Anch ‘ella è morta, come tu sei morto,
e vi potreste intendere un pochin.

Quando sorge dai monti e le gioconde
acque del Reno incande e le città,
co ‘l primo raggio suo ti circonfonde,
da la finestra, e a contemplarti sta.

Vogliamo la comedia de la vita
rappresentar stasera tutti e tre?
Io tu e la Luna (sarà presto uscita);
la miglior parte la riserbo a te.

Ho comprato una maschera di cera,
che un volto finge di donna gentil,
una parrucca che par chioma vera,
e velo nero d ‘ordito sottil.

Vedrai bel gioco! Scambio de la Luna,
temo di te non m ‘abbia a innamorar…
Tu sembrerai un ‘andalusa bruna
a le carezze del raggio lunar.

E allora dal mio tavolin vicino
un bel canto d ‘amore io comporrò;
e quindi a te, facendo un grave inchino,
al lume de la Luna il leggerò.

Tu certamente non me ‘l loderai,
e allora io ti dirò con molto ardor:
“Bella fanciulla, che lode non dài,
lodi io non voglio, ma voglio il tuo cor”

Né sí, né no. Ma in questo caso, è noto,
val sí il tacere; ed io cadrò al tuo piè,
e ti dirò… Tu ridi, o teschio vuoto
che sciocca vita! io rido al par di te.”

 

Luigi Pirandello

*****
Il pupazzo
“Se ricevessi la grazia
di un pezzo di vita, vestirei leggero,
mi allungherei disteso al sole,
lasciando scoperto non solo il mio corpo
ma anche la mia anima.
Probabilmente non direi tutto ciò che penso
ma in definitiva penserei tutto quello che dico.
Darei valore alle cose, non per ciò che valgono
ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più,
comprendendo che per ogni minuto
che teniamo chiusi gli occhi
perdiamo sessanta secondi di luce.
Andrei quando i più si trattengono,
starei sveglio quando i più dormono,
ascolterei quando i più parlano.
Se io avessi un cuore,
scriverei il mio odio sopra il ghiaccio
e attenderei l’arrivo del sole.
Dipingerei un poema di Benedetti
sopra le stelle con un sogno di van Gogh,
e una canzone di Serrat
sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Irrigherei con le mie lacrime le rose,
per sentire il dolore delle spine
e il bacio incarnato dei loro petali.
Convincerei ogni donna o uomo
che sono loro i miei favoriti
e vivrei innamorato dell’amore.
Agli uomini proverei quanto si sbagliano
pensando che si smette di innamorarsi quando si invecchia,
senza sapere che si invecchia quando si smette di innamorarsi.
A un bambino darei ali, ma lascerei che da solo imparasse a volare.
Ho appreso che un uomo
ha il diritto di guardarne un altro dall’alto in basso
soltanto quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Tante cose ho appreso da voi uomini.
Ho appreso che tutto il mondo
vuole vivere sulla cima della montagna,
senza sapere che la vera felicità
sta nel modo di salire la scarpata.
Ho appreso che quando un neonato
afferra con il suo piccolo pugno,
per la prima volta, il dito di suo padre,
lo tiene intrappolato per sempre.”

Gabriel Garcia Marquez

*****

Oskar Schlemmer, “L’astratto”, 1920

*****

Come un pupazzo di Schlemmer

“Non ho mai detto d’essere solo
come un pupazzo di Schlemmer.
Le case come vecchine
coi fazzoletti delle persiane sugli occhi
mi ripetono sempre parole cordiali.
Non ho mai detto di soffrire
come un pezzo di legno sotto una pialla.
Ma le stelle sempre si nascondono,
quando cerco un briciolo di luce.
Non ho mai detto d’essere triste
come una bottiglia vuota,
perché so già da tempo
che l’acqua svanisce dalle fontane,
quando ho bisogno di bere.
Non ho mai detto d’essere felice
come una spalliera di peonie,
perché non so catturare la gioia,
che mi sfiora talvolta con piume di cigno.
Non ho mai detto nulla, ma ciascuno
comprende che adoro la vita.
Non ho mai detto nulla, ma ciascuno
comprende che adoro la vita.”
Angelo Maria Ripellino, “Come un pupazzo di Schlemmer”, da “Non un giorno ma adesso”, 1960
*****

Henri de Toulouse-Lautrec, “La donna clown”, 1896

*****

Il Pagliaccio sulla Luna
“Le mie lacrime sono come un quieto turbine
di petali da una certa magica rosa
e tutto il mio dolore fluisce
dalla fessura di nevi e cieli dimenticati.
Penso che se toccassi la terra,
si sbriciolerebbe.
È così triste e bella,
così trepidamente simile
a un sogno.”
Dylan Thomas, “Il Pagliaccio sulla Luna”
*****

Il mare brucia le maschere

“Il mare brucia le maschere,
le incendia il fuoco del sale.
Uomini pieni di maschere
avvampano sul litorale.

Tu sola potrai resistere
nel rogo del Carnevale.
Tu sola che senza maschere
nascondi l’arte d’esistere.”

Giorgio Caproni, “Il mare brucia le maschere”, da “Cronistoria”

******

Le maschere

“Maschere che ho buttato in un canto
ora per ora
per salvare il mio cuore
maschere che hanno lacrime dipinte
e un fiore sempre verde nel labbro
maschere che hanno fumato i miei limiti
che hanno tenuto in bocca le mie sigarette
o maschera gigante
che hai coperto il mio volto
per dieci lunghissimi anni
e che non hai mai riso
nessuno mi identificherà mai
in questo grande teatro che è la vita
perché anche se vengo a vederti
e piango nel mio cuore
ti porto una maschera di solarità.”

Alda Merini, “Le maschere”

*****

Felice Casorati, “Maschere”, 1921

*****

Un altro ballo

 

Qui non si vedono i fili
né la mano che tiene la matassa.

Ogni marionetta si muove con la sua musica,
e se la musica va da un’altra parte
anche la marionetta finirà per viaggiare.

Ricordo quei viaggi.

Ma adesso è un’altra festa,
il gioco postumo degli aquiloni.

Era d’agosto,
anche se la forbice non rispetta almanacchi
e non conta ottobre né luglio né vacanze.

Delle marionette marciscono sul pavimento.

Lo so dal notiziario.

Nel nostro caso, è di nuovo il vento a trascinarci.”

 

Carlos J. Aldazàbal, da “Camerata carioca (2016)

 

*****

Il clown
“Saltimbanco, addio! Buona sera, Pagliaccio! Indietro, Babbeo:
Fate posto, buffoni antiquati, dalla burla impeccabile,
Fate largo! Solenne, altero e discreto,
ecco venire il migliore di tutti, l’agile clown.
Più snello d’Arlecchino e più impavido di Achille
è lui di certo, nella sua bianca armatura di raso:
etereo e chiaro come uno specchio senza argento.
I suoi occhi non vivono nella sua maschera d’argilla.
Brillano azzurri fra il belletto e gli unguenti
mentre, eleganti il busto e il capo si bilanciano
sull’arco paradossale delle gambe.
Poi sorride. Intorno il volgo stupido e sporco
la canaglia puzzolente e santa dei Giambi
applaude al sinistro istrione che l’odia.”
Paul Valéry, “Il clown”
*****
Marionette in libertà

“Per liberarsi non basta fuggire
bisogna insieme costruire
una terra senza padroni
né brutti né buoni.
Una terra felice ed onesta
dove nessuno ha i fili in testa.
Se questa terra ancora non c’è
la faremo io e te!”

Gianni Rodari, da “Marionette in libertà”

*****

Francisco Goya, “El palele” (“Il fantoccio), 192

*****

In evidenza: Foto di Sonia Simbolo

Lascia un commento