“Lavoravo in quel di Baggio
in catena di montaggio
E giravo una ramella
sempre una, sempre quella.
Ed un giorno fu così
che mi venne fuori un tic
Lavoravo in quel di Baggio
ad un nastro di montaggio
La mia testa si girava
e il motore accompagnava
Per seguirlo fu così
che mi venne un altro tic
Non si sta poi tanto male
con un tic orizzontale
Ma per colpa di un rialzo
lo seguivo in un sobbalzo
Per quel nastro fu perciò
che il mio tic si complicò
Mi han cambiato di reparto
m’è venuto un mezzo infarto
C’era un nastro sempre in piano
ma arrivava contromano
Mi trovai un po’ peggiorato
col mio tic modificato
Per potere stare a galla
mi toccò muover la spalla
Ed in più, come si vede,
m’è venuto un tic a un piede
Per frenare quel pedale…
Ero proprio messo male!
Lavoravo in quel di Baggio
e mi han licenziato a maggio
M’ha chiamato il Direttore
e mi fa: «Caro signore
Con quel tic non rende niente!…
Eh! Non vede?
Sembra quasi un deficiente!»”
Giorgio Gaber, “La catena di montaggio”
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Nell’immagine: un fotogramma del film “Tempi moderni” (“Modern Times”), scritto, diretto e interpretato da Charlie Chaplin nel 1936