Linguaggi

Ko Un: “Poeta per destino”

11.01.2022

“A che servirà questo enorme cielo?
io sono qui tutto solo”

Ko Un

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Raggio di sole

“Non puoi farci niente!
Perciò respira profondamente
e accetta il tuo triste destino.
Un illustre ospite visita
la mia minuta cella esposta a nord.
Non il supervisore in un normale giro d’ispezione,
ma un raggio di sole nell’incalzare della sera,
più piccolo d’un foglietto più volte ripiegato.
Sono pazzo di te, mio primo amore!
Si posa sul palmo della mano,
riscalda le dita d’un timido piede nudo.
Poi, mentre mi inchino,
e poco religiosamente sto per offrirgli un volto scarno,
quel briciolo di luce in un attimo scivola via.
Dopo la sua scomparsa là, oltre le sbarre,
la cella appare mille volte più fredda, buia.
Cella speciale di una prigione militare,
somiglia a una camera oscura.
Privo del raggio di sole, il mio riso sa di follia.
Un giorno è una bara con un cadavere,
un altro è il grande mare.
Che meraviglia! Lì qualcuno riesce anche a sopravvivere!
Essere vivi è un mare in tempesta, senza neanche una vela in vista!”

Ko Un, “Raggio di sole”

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Nelle parole ho trovato la forza per sopravvivere(Ko Un)

Sopravvivere ad una guerra mondiale, alla guerra civile che nel ’50 ha dilaniato la Corea, agli orrori da cui ha tentato di fuggire facendosi monaco buddista. Sopravvivere all’alcol, ai tentativi di suicidio, al carcere, alle torture… Ma la poesia è l’incontro del suo destino. L’aspetta per strada, in un libro trovato per caso. Non lo abbandonerà più.

Anche io ho la necessità di incontrare acqua, fuoco e ferro, perché il mio sogno di giungere a un mondo nuovo è eterno e incessante“. (Ko Un)

Poesia e lotta, incessante lotta per i diritti umani, per la libertà.

Strada

“La strada non c’è.
Da qui in poi, speranza.
Mi manca il respiro,
da qui in poi, speranza.
Se la strada non c’è,
la costruisco mentre procedo.
Da qui in poi, storia.
Storia non come passato,
ma come tutto ciò che è.
Dal futuro,
dai suoi pericoli,
alla mia vita presente,
fino all’ignoto che segue,
all’oscurità che segue.
Oscurità
è solo assenza di luce.
Da qui in poi, speranza.
La strada non c’è.
Perciò
la costruisco mentre procedo.
Ecco la strada.
Ecco la strada, e porta con sé, impeccabili,
innumerevoli domani.”

Ko Un, “Strada”, da “Poeta per destino”

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Ko Un nasce nel 1933, da una famiglia contadina, nella regione di Cholla, nella Corea del Sud, proprio durante gli anni della dominazione coloniale giapponese, che, tra l’altro, vieta l’uso della lingua coreana, per cui perfino il suo nome viene cambiato in Dakkabayai Dorasuke. E’ una lunga catena di tragedie quella a cui sarà costretto ad assistere: dalla Seconda Guerra Mondiale al conflitto coreano del 1950-53, dalla divisione del territorio nazionale fino alle varie dittature militari che si avvicenderanno nel Paese.

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L’animo di un poeta

 

“Un poeta nasce negli spazi tra crimini,
furti, uccisioni, frodi, violenze,
nelle zone più oscure di questo mondo.

Le parole di un poeta s’insinuano tra le
espressioni più volgari e basse,
nei quartieri più poveri della città,
e per qualche tempo dominano la società.

L’animo di un poeta è un solitario grido di verità
nato negli spazi fra mali e bugie del nostro tempo,
picchiato a morte da tutti gli altri animi.

L’animo di un poeta è condannato, non c’è dubbio.”

 

Ko Un, “L’animo di un poeta”

 

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Sarà proprio l’orrore che lo accompagna e che sembra non volerlo mai lasciare, che lo spingerà prima al suicidio, poi  a cercare conforto nella religione: nel 1952 diventa monaco buddista e comincia a viaggiare vivendo di elemosine. Ma tornerà alla condizione di laico. Lo farà nel 1962, disgustato dalla corruzione che dilaga perfino tra il clero buddista e andrà ad insegnare in una scuola di carità.

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La vela bianca

“Nessuno anela a una tempesta,
questo è certo!
Eppure tu, bianca vela lì fuori nel mare,
nel profondo del cuore
speri che la tempesta arrivi.
Perché solo nella tempesta
riesci ad essere viva.
Oh bianca vela paziente e nostalgica
nel grande mare blu!
La lotta ha inizio!
Il mio sguardo non si stacca da te.
Tra l’erba, sotto i miei piedi,
anche una brezza gentile è tempesta.

Ko Un, “La vela bianca”

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Dopo una prostrante alternanza di stati psicologici che lo spingono all’alcol e che gli fanno il tentare il suicidio altre due volte, nel 1974 comincia ad impegnarsi nella difesa dei diritti umani, ma finisce nel mirino dei servizi segreti coreani, che lo arrestano per due volte.

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Andate in Somalia

“Andate in Somalia
e guardate il vostro capitalismo
guardate il vostro socialismo
guardate gli occhi di bambini che muoiono di fame.”

Ko Un, “Andate in Somalia”

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Intanto, nel 1945, ha cominciato a scrivere le sue prime poesie, ispirato da un libro trovato per caso mentre tornava a casa: si tratta della raccolta del poeta lebbroso Han Haun. Debutterà però soltanto nel 1958, con una poesia intitolata “Tubercolosi”, pubblicata sulla rivista “Modern Poetry”. Da questo momento in poi, sia pur tra alterne vicende, diventerà uno scrittore estremamente prolifico, capace di sperimentare con successo i generi più disparati: poesia, prosa, romanzo, reportages di viaggio, libri per bambini, saggista, teatro. Per ben tre volte sarà  candidato al Nobel.

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Una mia breve biografia

 

“A volte sogno.
Dopo il volo lontano d’un pellicano sull’Oceano Indiano
io sogno.
Come usava fare mio padre al paese natio.
Scomparsa la luce dopo il tramonto, in quell’oscurità
io sogno.
Risvegliato dal sogno
sono vivo come una linea elettrica che piange nel vento.
Finora ho respinto i miei sogni.
Persino in sogno
ho lottato per respingere i sogni.
Così,
che fossero fantasie
o teorie dominanti di un’era
le ho respinte.
Esistevano solo le cose così come sono.
Ho visto
luci fosforescenti brillare sul mare notturno.
Ho visto
le bianche fauci delle onde scintillare appena
mentre l’oscurità le seppelliva.
Esistono solo le cose così come sono.
Ho visto
lo scintillio della luce fosforescente e il suo nascondersi,
simili allo sguardo che unisce la madre e il suo neonato.
Ora accetto i sogni.
Le cose non sono più solo come sono.
Io sogno.
Ieri
non è oggi.
Oggi
Non è domani.
Ma io sogno il domani.
La Madre terra è tomba d’esperienze.

Mi resta un sogno:
possa in un futuro lontano il mio Io-fossile sepolto nella terra
diventare un canto fossile.”

 

Ko Un, “Una mia breve biografia”

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“La mia poesia è una corrente. La corrente può infrangersi sulla costa o creare ritmi con l’aiuto del buio o della luce. Così le mie poesie diventano echi.
(…)
Sono un figlio ribelle, ostile ad ogni forma fissa di composi-zione poetica, come quelle che si trovano nella poesia cinese, così piena di regole e limitazioni, quasi quanto il sistema di governo di un tiranno. Il poeta sta, solo, nel sistema di vita di una poesia. Ora non credo più ai molti sentieri che le mie poesie hanno preso. Il verso libero richiede ancora più libertà. Ora che i versi hanno perso ogni forma, ciò che prima non era considerato poesia ora lo è.” (Ko Un)

 

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Un antico poeta disse

 

“Un antico poeta disse
il paese è distrutto
ma le montagne e i fiumi resistono

il poeta di oggi dice
le montagne e i fiumi sono distrutti
ma il paese resisterà

il poeta di domani dirà
ahimè
le montagne e i fiumi sono distrutti
il paese è distrutto
tu
ed io siamo finiti”

 

Ko Un, “Un antico poeta disse”

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Dopo il matrimonio con Lee Sang-Wha (avvenuto nel 1983), docente universitaria di letteratura inglese, la sua vena è diventata ancora più ricca e più varia.: intanto ha ricominciato ad insegnare, prima a Seul, poi presso  l’Università della California.

 

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Il cuculo
“Devi proprio fare così?
Piange il cuculo
nell’oscurità del giorno che nasce.
Finalmente arriva la pioggia.
Devi proprio fare così?
In un giorno di pioggia
per l’intera giornata
il cuculo piange,
il cuculo piange.
Tu, Universo,
devi proprio fare così?
Cucù, cucù, cucù, anche dopo la pioggia il cuculo continua a piangere.”
Ko Un 
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Come le rondini che tornano

“Come le rondini che tornano
anch’io ho un motivo per vivere
come quel mare
che le rondini attraversano nel ritorno
ha una sponda a sud
così io ho un motivo per aspettare il domani
io ho un motivo per avere nostalgia di te.”
Ko Un, “Come le rondini che tornano”
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“La mia poesia non è costretta in uno spazio né delimitata in un tempo. La ritrovo ovunque: sui monti sotto forma di neve, o nel mare quando diventa onda. Di sera la mia poesia è una stella. E quando entra nella storia si trasforma in evento. Nell’oscurità essa prende il posto del sole. È la mia piccola sorgente di luce”. (Ko Un)

 

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Umiltà e arroganza
“Umiltà:
il ritorno di una nave nel porto
Arroganza:
la partenza di una nave dal porto.”
Ko Un 
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Non possiede parole, l’albero
“Non possiede parole, l’albero,
ma se sente parole d’amore
porge più foglie al soffio del vento.”
Ko Un
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