“I giorni e le notti si alternano fugaci, come perle sfilate da un rosario. Ugualmente gli anni sorgono e tramontano. La nostra vita è un viaggio, che alcuni trascorrono in barca; altri per strada, finché non invecchiano i cavalli del loro carro. Non è la strada la nostra vera dimora? Lo mostrano i poeti d’un tempo che hanno incontrato la morte camminando.
Anche per me giunse il giorno in cui l’infinita libertà delle nuvole mosse dal vento chiamava a vagabondare lungo le coste selvagge di Ki. Quando ritrovai la mia capanna in riva al fiume, l’estate era finita; e nel tempo che impiegai a ripulire il legno vecchio dalle ragnatele, anche l’anno era finito.
Con la primavera nebbiosa tornò il prurito di riprendere la strada verso la dogana di Shirakawa; gli dei del viaggio chiamavano, e io non potevo ignorarli. Rammendai quindi le braghe, infilai un cordone nuovo nei passanti del cappello e già vedevo sorgere la luna di Matsushima.
Ho venduto la capanna, ospite per qualche giorno nel padiglione del mio discepolo Sampu, ma prima di lasciare anche quest’albergo, ho pennellato una poesia su una sciarpa che ho appesa al pilastro:
“Questa bicocca da eremita
non sarà più la stessa
casa di bambole“
(L’ultima riga allude a Hina-matsuri, la festa delle ragazze, terzo giorno della Terza Luna; le famiglie che hanno figlie, espongono delle bambole su una mensola).
Partenza
Il ventisettesimo giorno della Terza Luna sorse un’alba nebbiosa. La luna impallidiva; nella debole luce del mattino scorgevo appena la cima del monte Fuji incorniciata di rami alti e fioriti dei ciliegi di Ueno e di Yanaka, chiedendomi, triste, se mai avrei rivisto questi luoghi, che mi cullavano fin dalla giovinezza.
Gli amici che la sera prima ci tenevano compagnia, salirono sul battello, per accompagnarci un tratto. Sbarcammo a Senju e avevo il cuore stretto davanti alle mille miglia d’avventura che mi attendevano. Anche se il mondo transitorio è un sogno, ero tanto angosciato da piangere.”
Matsuo Basho, da “L’angusto sentiero del Nord”
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Nell’immagine: Hiroshige, “La capanna di Bashō sulla Collina delle camelie”, n. 40 delle “Cento vedute famose di Edo”