“C’era una volta un’anatra che aveva deposto quattro uova.
Mentre covava, una volpe attaccò il nido e la uccise. Ma per chissà quale ragione non riuscì a divorare le uova prima di fuggire, e queste rimasero nel nido, abbandonate.
Passò da lì una chioccia e trovò il nido abbandonato. L’istinto la spinse ad accovacciarsi sulle uova per covarle.
Poco dopo nacquero gli anatroccoli e com’era logico scambiarono la gallina per la loro madre, e cominciarono a zampettare dietro di lei, tutti in fila.
La gallina, felice della nuova prole, li portò alla fattoria.
Ogni mattina, al canto del gallo, mamma gallina raschiava per terra e gli anatroccoli cercavano di imitarla. Quando gli anatroccoli non riuscivano a strappare da terra neanche un misero vermetto, la mamma provvedeva a nutrire tutti i pulcini, divideva ogni lombrico in diversi pezzi e nutriva i figlioli porgendo loro il cibo con il becco.
Un giorno la gallina andò a passeggiare con la sua nidiata nei dintorni della fattoria. I piccoli la seguivano disciplinatamente tutti in fila.
Ma tutt’a un tratto, giunti sulle rive di un lago, gli anatroccoli si tuffarono nell’acqua con grande naturalezza, mentre la gallina starnazzava disperatamente per farli uscire.
Gli anatroccoli sguazzavano tutti contenti, mentre la mamma saltellava qua e là e si disperava temendo che affogassero.
Sopraggiunse il gallo, attirato dalle grida della madre e si rese conto della situazione.
“Non si può far affidamento sui giovani”. Sentenziò. “Sono degli imprudenti”.
Uno degli anatroccoli, che aveva sentito le parole del gallo, si avvicinò a riva e disse: “Non date a noi la colpa delle vostre limitazioni”.
Jorge Bucay, da “Lascia che ti racconti. Storie per imparare a vivere”
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Foto di Arianna Arcangeli