Pensieri

Pandemia, “capitalismo dei disastri” e “dottrina dello shock”

14.01.2022

“Questa è una crisi creata dal capitalismo. La pandemia stessa è frutto della nostra guerra contro la natura, delle malattie che vengono dal “mondo selvaggio” e che attaccano gli umani perché ci stiamo addentrando sempre più in esso, invadendolo. Stiamo assistendo all’inserirsi di questa malattia in un sistema immunitario debole. Ma se facciamo un passo indietro e allarghiamo la nostra prospettiva, vediamo che il nostro sistema economico, disposto e costruito sulla volontà di sacrificare la vita per il profitto, ha creato i presupposti perché questa crisi diventasse ancora più profonda, indebolendo il nostro sistema immunitario collettivo e creando le condizioni per lo sviluppo incontrollato del virus.
Questo si esprime in molti modi: attraverso i sistemi sanitari privati, nella denigrazione del lavoro di cura – non fornendo adeguati dispositivi di protezione – e nella denigrazione del lavoro di servizio: le persone che producono e consegnano cibo sono trattate come “usa e getta”. Tutte queste situazioni rendono il virus fuori controllo.
Inoltre, siamo davanti ad un capitalismo dei disastri. Vediamo la stessa cosa di sempre: di fronte a tanto dolore e necessità, l’opportunismo aziendale non si chiede come fornire soluzioni, ma come possa uscirne ulteriormente arricchito. Alcuni esempi sono le norme ambientali sospese in Cina e negli Stati Uniti in nome dell’aiuto all’economia e la tassa sulla regolamentazione finanziaria. Queste dichiarazioni d’intenti alimentano crisi nascoste, sono attacchi espliciti alle nostre già deboli democrazie. Così vediamo come un Viktor Orban in Ungheria, un Jair Bolsonaro in Brasile, un Benjamin Netanyahu in Israele, un Trump negli Stati Uniti… siano la stessa cosa. Tutti usano l’autorità per ottenere più potere di sorveglianza. […]
Il modo in cui io intendo il capitalismo dei disastri è estremamente diretto: descrive il modo in cui l’industria privata si solleva per trarre profitto diretto da crisi su larga scala. Le speculazioni sulla catastrofe o sulla guerra non sono nulla di nuovo, ma sono seriamente cresciute sotto l’amministrazione Bush dopo l’11 settembre, quando il governo ha approvato questa sorta di crisi di sicurezza permanente, contemporaneamente privatizzandola e subappaltandola – tanto lo stato di sicurezza, privatizzata, interna quanto l’invasione e l’occupazione (anch’essa privatizzata) dell’Iraq e dell’Afghanistan.

La dottrina dello shock è la strategia politica dell’usare crisi su larga scala per far passare politiche che sistematicamente aumentano le disuguaglianze, arricchiscono le élite e tagliano fuori chiunque altro. Nei momenti di crisi, le persone tendono a concentrarsi sull’emergenza quotidiana del sopravvivere alla crisi, qualunque essa sia, e tendono a riporre fiducia eccessiva nel gruppo al potere. Distogliamo un po’ lo sguardo nei momenti di crisi.
[…] Lo shock è proprio il virus. Ed è stato gestito in modo da massimizzare la confusione e minimizzare la protezione. […]
Quando reagiamo a una crisi, o regrediamo e ci disperdiamo, o cresciamo e troviamo riserve di forza e compassione che non credevamo di possedere. Questo sarà uno di questi test. […] Non possiamo perdere il nostro coraggio; dobbiamo combattere più forte di prima per una sanità pubblica universale, per l’assistenza universale all’infanzia, per i permessi per malattia pagati – è tutto strettamente legato.
[…]. Quello che un momento di crisi come questo scopre è la nostra permeabilità reciproca. Stiamo vedendo in tempo reale come siamo, in realtà, molto più legati gli uni agli altri di come il nostro brutale sistema economico ci vorrebbe far credere.
Potremmo pensare di essere al sicuro, se abbiamo una buona assicurazione sanitaria, ma se le persone che preparano il nostro cibo, che lo consegnano o che impacchettano le nostre scatole non hanno accesso a nessuna assicurazione e non possono permettersi il test – e figurarsi se possono rimanere a casa dal lavoro, dato che non hanno i permessi per malattia pagati – nemmeno noi saremo al sicuro. Se non ci prendiamo cura gli uni degli altri, nessuno di noi può dirsi al sicuro. Siamo intrappolati.
Modi diversi di organizzare la società mostrano parti diverse di noi stessi. Se fai parte di un sistema che sai non prendersi cura delle persone e non redistribuire le risorse in maniera equa, allora la parte più egoistica di te verrà sollecitata. Serve essere consapevoli di questo e pensare al modo in cui, invece di accumulare e di pensare al modo in cui prenderti cura di te stesso e della tua famiglia, puoi fare perno sulla condivisione con i tuoi vicini e sull’attenzione alle persone più vulnerabili.”

Naomi Klein, saggista, giornalista e attivista politica canadese. Autrice, tra l’altro, di “No logo” (fondamentale punto di riferimento del movimento no global), e di “Shock economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri

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