“Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose!
E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me;
mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro?
Crediamo di intenderci; non c’intendiamo mai!”
(Luigi Pirandello, da “Sei personaggi in cerca d’autore”)
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“– Che ora è? – Sì, sono felice,
e mi manca solo una campanella al collo
che su di te tintinni mentre dormi.
– Non hai sentito il temporale? Il vento ha scosso il muro,
la torre ha sbadigliato come un leone, il portale…
cigolante sui cardini. – Come, ti sei scordato?
Avevo un semplice vestito grigio
fermato sulla spalla. – E un attimo dopo
il cielo si è rotto in cento lampi. – Entrare, io?
Ma non eri da solo. – D’un tratto ho visto
colori preesistenti alla vista. – Peccato
che tu non possa promettermi. – Hai ragione,
doveva essere un sogno. – Perché menti,
perché mi chiami con il suo nome,
la ami ancora? – Oh sì, vorrei
che restassi con me. – Non provo rancore,
avrei dovuto immaginarlo.
– Pensi ancora a lui? – Non sto piangendo.
– E questo è tutto? – Nessuno come te.
– Almeno sei sincera. – Sta’ tranquillo,
lascerò la città. – Sta’ tranquilla,
me ne andrò via. – Hai mani così belle.
– È una vecchia storia, la lama è penetrata
senza toccare l’osso. – Non c’è di che,
mio caro, non c’è di che. – Non so
che ora sia e non lo voglio sapere.”