(È tramontata la luna
anche le Pleiadi;
è mezzanotte,
il tempo passa;
ma io dormo sola.)
Saffo,fr. 168b Voigt
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Luna dalle Corna Dorate
“Luna dalle corna dorate, lo vedi cosa succede? E voi stelle
lucenti che l’Oceano accoglie dentro il suo grembo,
vedete come la dolce Ariste se ne è andata, lasciandomi solo,
e dopo cinque giorni non riesco a ritrovarla, la strega?
E tuttavia le darò ancora la caccia, mandandole dietro
i segugi d’amore, i cani d’argento.”
Marco Argentario (seconda metà del I sec. a.C.), “Luna dalle Corna Dorate”, da “Antologia Palatina”, I, 16
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Io sono un po’ luna
“Io sono un po’ luna,
e un po’ commesso viaggiatore.
La mia specialità è di trovare quelle ore
che hanno perso il loro orologio.”
Vicente Huidobro (poeta cileno)
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Ieri notte
“Ieri notte
nel tuo letto
eravamo in tre:
tu io la luna”
Octavio Paz, da “Verso l’inizio”
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Foto di Erik Johansson, “Full Moon Service”
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La luna
“Caduto lo splendor che all’occidente
inargentava della notte il velo”
Giacomo Leopardi, “Il tramonto della luna”
“Caduto il sole oltre le finestre,
il bambino di strada sale la scala della torre
per vedere da vicino la luna, quel bianco seno
che lo allattava nel suo letto di povero.
Abitante solitario di una rovina urbana,
i suoi genitori in «vacanza» (lui in carcere,
lei nel lupanare), vuole salire all’ultimo piano
e contemplare di faccia la città del rumore.
Ma guardando il viso insanguinato della luna
che lo guarda da uno specchio nella penombra,
nel suo biancore vede apparire un corpo nero
più oscuro dell’oscurità: una tartaruga marina.
E poi un’altra, e un’altra, fino ad essere sette,
che vanno lente lente sulla spiaggia,
con lacrime negli occhi,
come facendo nidi sulla luna ignota.
Oh, Medusa del cielo,
oh, luna decapitata,
che meraviglia vedere tartarughe
sul tuo bianco viso.”
Homero Aridjis, “La luna”, da “Del cielo e le sue meraviglie, della terra e le sue miserie”
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Canto alla luna
“La luna geme sui fondali del mare,
o Dio quanta morta paura
di queste siepi terrene,
o quanti sguardi attoniti
che salgono dal buio
a ghermirti nell’anima ferita.
La luna grava su tutto il nostro io
e anche quando sei prossima alla fine
senti odore di luna
sempre sui cespugli martoriati
dai mantici
dalle parodie del destino.
Io sono nata zingara, non ho posto fisso nel mondo,
ma forse al chiaro di luna
mi fermerò il tuo momento,
quanto basti per darti
un unico bacio d’amore.”
Alda Merini, “Canto alla luna”
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Potessero le mie mani sfogliare la luna
“Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.
Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.
T’amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!”
Federico García Lorca
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Paul Klee, “Strong Dream”, 1929
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Romanza della luna
“La luna venne alla fucina
col suo sellino di nardi.
Il bambino la guarda, guarda.
Il bambino la sta guardando.
Nell’aria commossa
la luna muove le sue braccia
e mostra, lubrica e pura,
i suoi seni di stagno duro.
Fuggi luna, luna, luna.
Se venissero i gitani
farebbero col tuo cuore
collane e bianchi anelli.
Bambino, lasciami ballare.
Quando verranno i gitani,
ti troveranno nell’incudine
con gli occhietti chiusi.
Fuggi, luna, luna, luna
che già sento i loro cavalli.
Bambino lasciami, non calpestare
il mio biancore inamidato.
Il cavaliere s’avvicina
suonando il tamburo del piano.
nella fucina il bambino
ha gli occhi chiusi.
Per l’uliveto venivano,
bronzo e sogno, i gitani.
le teste alzate
e gli occhi socchiusi.
Come canta il gufo,
ah, come canta sull’albero!
Nel cielo va luna
con un bimbo per mano.
Nella fucina piangono,
gridano, i gitani.
Il vento la veglia, veglia.
Il vento la sta vegliando.”
Federico Garcìa Lorca, “Romanza della luna”, da “Romancero gitano”, 1924
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Luna congelata
“Con questa solitudine
infida
e tranquilla
con questa solitudine
di crepe consacrate
di ululati lontani
di mostri di silenzio
di forti ricordi
di luna congelata
di notte per gli altri
di occhi spalancati
con questa solitudine
inutile
e vuota
si può a volte
capire
l’amore.”
Mario Benedetti, “Luna congelata”
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Alexey Kofanov, “Il gatto e la luna piena”
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Poi fece notte
“Poi fece notte
due sedie di legno
sulla luna
sulle sedie loro due
scalzi
l’uno di fronte all’altra
toccandosi appena
gli alluci.”
Yiannis Ritsos
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Sera d’aprile
“Batte la luna soavemente
di là dei vetri,
sul mio vaso di primule:
senza vederla la penso
come una grande primula anch’essa,
stupita,
sola,
nel prato azzurro del cielo.”
Antonia Pozzi, “Sera d’aprile”, da “Parole”
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Sorge la luna
“Sorge la luna – e calma sopra il mare
distende i suoi tentacoli di perla
a poco a poco; tanto che a vederla
la si direbbe cercare Endimione
nel bar dal giardinetto disadorno,
sotto i tavoli, sopra le sedie
di plastica – guardarsi intorno
non serve a niente. Ormai siamo già svegli.”
Gabriele Galloni
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Joan Mirò, “Cane che abbaia alla Luna”, 1926
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La Luna dalle case popolari
“La Luna, dalle case popolari,
somiglia a un buco; a un pozzo; a qualche sbaglio
edilizio – e se a volte è più lontana
è perché tu non mi dici cos’hai
quando ti parlo (e tu non parli mai).”
Gabriele Galloni
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Luna d’Agosto
“Quand’io non ci sarò, come in passato
la luna spunterà. Messaggio tenero
d’agosto. Il mare non vedrò che culla
ritmicamente il suo paesaggio eterno.
Che tristezza, romantica mia baia
di Santander! Sommersa in un ricamo
di sabbie. Nella sua cristalleria,
ermetica al mio viaggio dal presente.
Quando non ci sarò, quando una tinta
non rimarrà di questa luce mia,
e ruoterà la luna dissanguata
qui sull’avversa notte dell’estate,
verde freddo e notturno le sue croste.
Monti come profili di bisonti
con le stelle campate sulle teste.
Si vedranno volumi di montagne,
notte di navi, fredda notte d’onde,
ala d’infanzia morta che dispiumo,
solo un ricordo: tremolo di viole
grigio e sereno, un angelo di fumo.”
José Hierro, “Luna d’agosto”
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Luna
“Tamburello dei secoli per addormentare l’uomo
imprigionato nel cuore muto dell’universo.
Mezza mela d’oro da mangiare per il bambino
finché non si sentirà eterno.
Alberi, ponti, torri, montagne, mari, strade.
E tutto ciò che va alla deriva svanirà.
Quando essi non vivono più, nello spazio, liberi,
tu continuerai a vivere.
E quando ci stanchiamo (perché dobbiamo stancarci).
E quando ce ne andremo (perché vi lasceremo).
Quando nessuno si ricorda che un giorno moriremo(perché moriremo).
Tamburello dei secoli per addormentare l’uomo,
mezza mela d’oro che misura il nostro tempo,
quando non sentiamo più, quando non saremo più,
tu continuerai a vivere.”
José Hierro, da “Tierra sin nosotros”, 1947
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Photo by Aris MESSINIS / AFP
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Io sono la Luna
“Io sono la Luna, dappertutto
e in nessun luogo.
Non cercarmi al di fuori;
abito nella tua stessa vita.
Ognuno ti chiama verso di sé;
io ti invito solo dentro te stesso.
La poesia è la barca
e il suo significato è il mare.
Vieni a bordo, subito!
Lascia che io conduca questa barca!
Jalāl al-Dīn Moḥammad Rūmī, “Io sono la luna”
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La luna
“La luna
non manca mai agli appuntamenti
e puoi sempre aspettarla al varco,
ma se la lasci in un posto,
la ritrovi sempre altrove,
e se ricordi la sua faccia voltata in un certo modo,
ecco che ha già cambiato posa, poco o molto.
Comunque, a seguirla passo passo,
non t’ accorgi che, impercettibilmente, ti sta sfuggendo.
E’ notte, le stelle si sono accese,
la luna è un grande specchio abbagliante che vola.
Chi riconoscerebbe in lei quella di qualche ora fa?
Ora è un lago di lucentezza
che sprizza raggi tutt’intorno
e trabocca, nel buio,
un alone di freddo argento
e inonda di luce bianca le strade dei nottambuli.”
Italo Calvino, “La luna”
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Gürbüz Doğan Ekşioğlu, cartoonist turco
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La nuova luna
“La luna nuova, una canoa, una piccola canoa d’argento,
naviga e naviga fra gli indiani dell’ovest.
Un cerchio di volpi argentate, una nebbia di volpi argentate,
stanno e stanno intorno alla luna indiana.
Una stella gialla per un corridore,
e file di stelle azzurre per molti corridori,
mantengono una linea di sentinelle.
O volpi, luna nuova, corridori,
voi siete il quadro della memoria, bianco fuoco che scrive
questa notte i sogni dell’uomo rosso.
Chi siede, con le gambe incrociate e le braccia piegate,
guardando la luna e i volti delle stelle dell’ovest?
Chi sono i fantasmi della valle del Mississippi,
con le fronti di rame, che cavalcano robusti pony nella notte?
Senza briglie le braccia sui colli dei pony,
cavalcando nella notte, un lungo, antico sentiero?
Perchè essi ritornano sempre
quando le volpi argentate siedono intorno alla luna nuova,
una canoa d’argento, nell’occidente indiano?”
Carl Sandburg, “La nuova luna”
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Bevendo da solo, sotto la luna
“Da una brocca di vino, in mezzo ai fiori,
solo, mi verso da bere, senza un amico accanto.
Levando la coppa, invito la pallida luna.
Ora siamo in due e, con la mia ombra, addirittura in tre.
La luna – è vero – non osa bere.
L’ombra, poi, si limita a seguirmi macchinalmente.
Ma, almeno per un poco ho trovato dei compagni: la luna, l’ombra,
disposti a fare allegria, per arrivare alla primavera.
Mi metto a cantare, e la luna tenta in modo maldestro qualche passo di danza.
Mi metto a ballare, e l’ombra si agita scompostamente.
Finché sono stato lucido, direi che ci siam fatti buona compagnia.
Ma poi ho preso una bella sbronza, e ciascuno se n´è andato per conto suo.
Ormai legati per sempre, senza passioni,
ci diamo appuntamento, lontano, sul fiume delle nuvole.”
Li Bai (VIII secolo – dinastia Tango), “Bevendo da solo, sotto la luna”
(Questa poesia fu composta poche settimane prima della sua misteriosa morte, che molti riconducono ad una caduta dalla barca, mentre Li Hai tentava di baciare la luna riflessa nell’acqua)
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Matteo Arfanotti, 1974
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Inventario delle cose certe
“La luna si è rotta.
si è rotta in cinque pezzi che galleggiano nel cielo
squallidamente
come cinque cocci di scodella.
Era una luna piena e luminosa
che aveva un’aria abbastanza felice.
Lì per lì ho creduto che i cosmonauti e i satelliti
artificiali l’avessero offesa in qualche modo.
Ma poi ho capito ch’era tutta colpa mia.
la guardavo fissamente con pensieri tristissimi e scomodi
e tutt’a un tratto – trac – si è rotta in cinque pezzi
quasi senza rumore.
Certo sono i miei pensieri che l’hanno urtata
in un momento in cui si sentiva particolarmente fragile.
Questi pensieri delle donne liberate sono una cosa complicata
e la luna ch’è tonda e semplice ci si trova male.
Preferiva le donne d’un tempo dalle pallide spalle
dai capelli lunghissimi
dedicate a tessere la tela dell’amore devotamente
e quando passeggiavano la notte coi loro amanti
lustrava loro gli occhi e i capelli
per farli sembrare più belli e aiutarle un poco.
Adesso ci sono le donne che camminano svelte e diritte
che prendono il tram e l’autobus per andare al lavoro.
Certo avrebbero bisogno della luna anche loro
di un riflesso più dolce nei capelli e negli occhi.
Ma la luna si è rotta
e nel cielo vagano i cocci.
Joyce Lussu, “Inventario delle cose certe”
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“Acida, mutila, sopra i grandi campi,
forse la decima volta così, come un maldestro
viandante spogliato, passa la Luna.
Sul suo volto, lo stanco sorriso dei vecchi ribaldi
e sotto di lei, il campo si alza
con una pena che si perde nei sospiri.
Pianura coperta di ferite, sterile e magra;
d’una luce sommessa, ironica, la Luna
bagna e ribagna il suo corpo sfatto.
Nella gelida luce è disteso un grande morto.
Ma sul suo orlo lontano, timida viandante,
al suo uomo si abbandona una ragazza.
Come se la Morte non fosse mai passata,
la Vita, questo torso spezzato,
alza il suo capo con gioia viperina.
E la Luna, poiché fu inviata in terra
per guardare i baci, ecco, raggia fidente e lieta
e manda il suo perdono per cento colpe mortali.
Endre Ady, da “Poesie”, 1964 – Traduzione di Paolo Santarcangeli
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ID’s photo
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La luna, come gazza delle nevi
“La luna, come gazza delle nevi,
vola dentro dalla finestrella,
sbatte le ali sulla branda,
raspa con le unghie la parete.
S’agita sulle pagine bianche,
spaventata dalla dimora umana,
mio uccello di mezzanotte,
mia bella raminga.”
Varlam Šalamov, da “Quaderni della Kolyma. Poesie (1937-1956)”
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Notte di luna. Paesaggio
“Ci sarà la luna.
Ce ne sta
già un po’.
Eccola che pende piena nell’aria.
Ė Dio, probabilmente,
che con un meraviglioso
cucchiaio d’argento
rimesta la zuppa di pesce delle stelle.”
(1916)
Vladímir Vladímirovič Majakóvskij, “Notte di luna. Paesaggio”