Linguaggi

Bailamos a la vida

20.01.2022
“Sono nata in riva al mare. La prima idea del movimento e della danza mi è venuta di sicuro dal ritmo delle onde.”
Isadora Duncan
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Nella foto: Svetlana Zakharova
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Ba(rco)llando sul mondo
“Ballare adesso bisogna ballare
come una scimmia come un albero
che all’improvviso straripa di fioriture
come un asino che raglia ballare
non danzare, barcollare di qua e di là
da un piede all’altro da un’anca a un ginocchio
e con la gravità fare un duetto
la forza di lievità ti spicca
appesa a una mano d’aria
ormeggi le perplessità a terra
e balli i danneggiamenti i guasti le sventure
appassisci tutta intera. Slegare gesti
lanciarli ai cieli della stanza
così abbondante è il mondo
non mancare a nessuno: tu ballare.”

Chandra Livia Candiani, “Ba(rco)llando sul mondo”, da “La domanda della sete”

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Henri de Toulouse-Lautrec, “Marcelle Lender balla il bolero in Chilperic”, 1897

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Prendo il cuscino sul divano

“Prendo il cuscino dal divano
e ballo nel mio pomeriggio greve.
Ci sono anche altri compagni.
Mi è capitato di ballare persino con la teiera. Con la zuccheriera.
Con la scatola dei biscotti.
Con il telefono.
Con la sveglia.
Con il portacenere.
Con la chiave di casa.
Il mio compagno più piccolo è un bottone, strappato via da un cappotto.
Non è vero.
Una volta, sotto il tavolino bianco di formica, c’era un’uvetta impolverata.
E ho ballato pure con lei.
Poi l’ho mangiata.
Poi c’era una specie di lontananza in me.”

Herta Müller, da “L’altalena del respiro”

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Dammi la mano

“Dammi la mano e danzeremo
dammi la mano e mi amerai
come un solo fior saremo
come un solo fiore e niente più.

Lo stesso verso canteremo
con lo stesso passo ballerai.
Come una spiga onduleremo
come una spiga e niente più.

Ti chiami Rosa ed io Speranza
però il tuo nome dimenticherai
perché saremo una danza
sulla collina e niente più.”

Gabriela Mistral

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Max Beckmann, “Danza a Baden Baden,” 1923

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Quando saremo vecchi ballerini

“Quando saremo vecchi ballerini
e il bianco della tua testa
si confonderà col chiaro del mattino;
quando il mio corpo tremerà
e non solo per il mio desiderarti;
quando saranno placati i venti,
fuggito il domani dei nostri figli,
spalancate le porte alle ultime voglie;
quando avrò concluso le mie guerre,
dato infine un nome al mio bisogno,
consegnata l’ultima missiva;
quando avrai svuotato le tue stanze,
perdonato finalmente il tuo destino,
cacciato un nemico senza nome.
Allora, metterò questa canzone e
faticosamente ci leveremo insieme.
Mi cingerai come un giovane amante
e danzeremo fino a scomparire.
Sarò più bella quando sarò stanca
e tu più uomo anche senza forze.
L’ultimo bacio sarà come il primo
e avrà il sapore delle nostre vite.
Solo allora sarò certa
che non sia stato vano viverti vicino.”

Hilde Kuhn

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Fortunato Depero, “I miei balli plastici”, 1918, 

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Sorella della nostra memoria feroce
“Sorella della nostra memoria feroce,
del coraggio è meglio non parlare.
Chi ha saputo vincere la paura
è diventato coraggioso per sempre.
Balliamo, allora, mentre passa la notte
come una gigantesca scatola da scarpe
sopra la scogliera e la terrazza,
in una piega della realtà, del possibile,
lì dove la gentilezza non è un’eccezione.
Balliamo nel riflesso incerto
dei detective latinoamericani,
una pozza di pioggia dove si riflettono i nostri volti
ogni dieci anni.
Poi è arrivato il sogno.”
Roberto Bolaño, da “Tres”
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Jack Vettriano, ““The Singing Butler“, 1992
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Foto in evidenza: “Dancing in the street” (Artofit.org)

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