“Io voglio raccontare il rimosso, l’Abisso; voglio calarmi in ogni pozzo dell’anima. Scoprire l’Antartide troppo tardi nera”.
Gabriele Galloni
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Da “Slittamenti”
È giù negli interstizi di
tempo tra i minimi
e i massimi che accade
l’irreparabile.
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C’è sempre un fiume
nei luoghi nostri.
Lo avrai notato, ormai.
C’è sempre un fiume – il fiume non è mai
come vorrebbero la tua e la mia
parola.
È vetro il fiume
a fine inverno. Il cartello non può
mentire. Il vetro
non rende ben detto. Meglio scegliere
una strada diversa noi ma senza
più offrire l’uno all’altro
il fianco vulnerabile. Affatica
i passi questo vento.
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Le case bianche a perdita
d’occhio, le cancellate
arrugginite. A sfondo
di cartone, sfrondate
chiome di nubi simulano
l’estate del mondo.
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Da “La luna sulle case popolari”
Vergine della Magliana
Immobile riposa
fra i ceri e gli asfodeli
appassiti, la sposa
delle stelle e dei cieli.Pudico il manto azzurro
le copre la brunita
carne, un bacio, un sussurro
argentino, la vita.
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Fiumicino (fotografie della memoria)
È tutto uno stormire di gabbiani
Questo tuo giorno estivo, Fiumicino.
Arde nel pomeriggio la piazzetta.
Odore di salsedine, di festa:
Vita che si consuma senza fretta
Nell’ombra immobile d’un acquitrino,
Tremulo specchio di cieli lontani.
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Amante degli insonni,
degli ultimi romantici;
ispiratrice dei più dolci cantici,
riposa in pace
nell’ultimo dei sonni.
L’anima tace.
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Da “In che luce cadranno”
“I morti tentano di consolarci
ma il loro tentativo è incomprensibile.
Sono i lapsus, gli inciampi, l’indicibile
della conversazione. Sanno amarci
con una mano – e l’altra all’Invisibile.”
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Ho conosciuto un uomo che leggeva
la mano ai morti. Preferiva quelli
sotto i vent’anni; tutte le domeniche
nell’obitorio prediceva lorole coordinate per un’altra vita.
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Ai morti si assottiglia il naso. Quando
li sogni se lo coprono. È normale
vederli a volto coperto passare
dal corridoio al bagno alla cucina
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Da“L’estate del mondo”
Campo
Un giorno la vedremo intera, questa
stagione. Basterà
un fuoco in spiaggia a memoria di festa
e il bagnasciuga a dire l’aldilà
delle conchiglie mai raccolte:
Controcampo
così tante – ricordi? – Che per tutta
la notte ci hanno tormentato. In sogno
maree su maree di conchiglie.
Il letto ne fu invaso; le lenzuola
ci ferirono per tutto il tragitto fino alla spiaggia.
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“È la notte di san Lorenzo. Prima
che cadano le stelle scavalchiamo
il muretto del centro sportivo.
L’acqua della piscina è ancora mossa;
imita nei suoi guizzi le vicine
luci del campo da calcio; riflette
i nostri visi oltre il bordo, curiosi
del fondale laccato.
“Guarda”, mi dici alzando la tua Tennent’s
verso la luna, “è come se a momenti
tutti i passati a noi qui ritornassero;
l’acqua si muove, si sta preparando
a ridarceli tutti”. Getti via
la bottiglia ormai vuota. Ci sediamo.
Ignoravamo che una volta nudi
saremmo nudi rimasti per sempre.
C’è qualcuno vicino a noi, ma l’ombra
lo nasconde. Sappiamo a cosa i corpi
servono gli uni agli altri, ché vent’anni
sono bastati a questo.
Abbiamo smesso di parlare; adesso
ascoltiamo soltanto.
Le presenze
non ci temono più; così continuano
i loro giochi a bassa voce, quasi
chiedessero a noi di imitarle.”
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La Luna, questa sera,
è l’ombra di un insetto
che avanti e indietro e avanti
va per le stanze vuote
di una villa a Focene.
Tentiamo, al buio, di raschiarla via.
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Da “Bestiario dei giorni di festa”
Il camaleonte
“Somiglia sempre a quello che non è.
A volte è un albero, a volte un’altra bestia –
di notte capita che sembri me.”
La volpe
“Ogni volpe avrà in sé un po’ di Mercurio,
il dio dei ladri, il dio dei truffatori.
Sarà il muso canino, il pelo spurio…”
La balena
Inghiottirà tutta l’acqua di Dio?
La balena travolge le foreste
marine – è buio abbandonato l’Io.
Il pesce rosso
Il pesce rosso è aruspice celeste;
prova tu a decifrare le stelle da un vetro –
sicuramente non ci riusciresti.
Il gatto
«Non avrai altro Dio all’infuori di me»,
miagola il gatto. È rosso a chiazze bianche –
trema fortissimo senza perché.
La pecora
Beve la pecora allo stesso fiume
di Eraclito; ma non è sazia mai,
ché l’acqua è troppo capriccioso nume.
L’orso
L’orso, ritroso, smette di toccare
la compagna; si copre il muso e presto
dà al pubblico le spalle. Sogna il mare.
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Da “Creatura Breve“
Fabula
Volle provare la dissoluzione
della carne. Provarla con coscienza.
Rendersi terra fertile, ma senza
morire; vivo senza soluzione.
Pro Verbis #2
Su questa terra secca che si sbriciola
a ogni minima impronta di passaggio
vivente; a dirci che un nuovo passaggio
(sia pure lontanissimo) è possibile.
Pro Verbis #3
Rompi la roccia e ne uscirà dell’acqua.
Potrai berla, pensare un ritorno
alla materia dell’ultimo giorno.
La cosa che ti anticipa e ti chiude.
Fabula
Sognò intera la Rosa dei Beati.
Era l’insieme di tutti gli oggetti
(lampade, guanti, lame, scendiletti)
che ci portiamo dietro da una vita
e che dimentichiamo puntualmente
lungo la strada; in discesa o in salita.
Pro Verbis #5
È questo:
che il mondo
diventa le cose.
Le tante perdute.
Fabula
Solo la terra deve farsi terra –
così spogliamo il corpo di ogni cosa.
Cuciamo i tagli, ripuliamo il viso
dal seme. Raccogliamo i pezzi sparsi
per il salone; li bruciamo insieme
tutti per il falò di fine maggio.
Gabriele Galloni (1995-2020): 25 anni scritti in poesia
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Quando un poeta ci abbandona troppo in fretta e quando troppo tardi si arriva a scoprirlo, è una doppia perdita.
E più che mai il tempo appare inutilmente prezioso.
E sprecato.
Ciao, Gabriele