Epistolario

Caro Dio…

24.01.2022

“Caro Dio,

ci hai dato un mondo bellissimo ma era privo di comodità; andando avanti ci siamo accorti che ci servivano tante cose e le abbiamo inventate, autoprodotte e poi sempre migliorate, ora abbiamo tantissime cose e c’è sempre da inventare e produrre. Riusciamo a trasformare la materia, riusciamo a riparare ogni tipo di macchina, di oggetto e anche gli uomini, non del tutto, ma ci sono dei pezzi che ormai si sostituiscono facilmente.
Riusciamo a creare nuove piante, animali e ci stiamo attivando per fare uomini con meno difetti possibili, abbiamo scoperto l’elica della vita e abbiamo dato un nome a ogni cosa dell’Universo. Ormai lo conosciamo, l’Universo, e ci spostiamo da un capo all’altro della terra come se fosse il cortile di casa. Conosciamo l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, a tal proposito; vorrei parlarti di batteri e virus, ma immagino che anche tu, da qualche mese a questa parte, stia aspettando il vaccino… contro la stupidità umana e quello contro la speculazione sulla pelle di chi ha bisogno: la vedo un’attesa molto lunga.
Nel frattempo, qua, proteggiamo il nostro corpo con mascherine dello stesso modello che a marzo era considerato inutile (ci volevano quelle con i filtri e quelle fatte in casa con la carta forno), ma che adesso vanno bene e dobbiamo usarle sempre e comunque, ci laviamo le mani continuamente e con sostanze alcoliche e cerchiamo di stare lontani tra di noi. Abbiamo inventato il termine “distanziamento sociale”, che dovrebbe significare: tenere la società a distanza per proteggersi.
Per essere più precisi, abbiamo fatto delle tabelle con i codici del comportamento da tenere. Sinceramente, dubito che il virus abbia capito le nostre regole e quindi ci rimettiamo a te, e se, nel mentre, potessi renderlo meno dannoso per gli uomini, anzi, se potessi dirottarlo su Marte o su un’altra galassia, la cosa sarebbe molto gradita ai più, per gli altri, beh, certo sarebbe una gran perdita economica e di potere… avevano investito parecchio sul progetto, ma il tempo è gentiluomo e troveranno altro da fare.

Caro Dio, abbiamo fatto tanta strada da quando eravamo senza nome. Credo, però, che a un certo punto la cosa ci sia sfuggita di mano. Abbiamo dato il nome alle varie zone della terra e così deve essere successo che s’è fatta un po’ di confusione, perché la terra ha smesso di essere una e tutti ne volevano un pezzo, magari lo stesso pezzo.
Abbiamo dato il nome ai vari tipi di uomini e d’un tratto ci siamo sentiti più soli perché non eravamo più uomini e basta, eravamo tante razze e dentro le razze principali c’erano altre sotto razze, meno pregiate, e quelli che dicevano di essere migliori hanno deciso le leggi.
Tu sai che non siamo nati obbedienti, nessuno lo è, la vita stessa è una disobbedienza continua alla morte, e quindi come si faceva a mettere d’accordo i disobbedienti di tutta la terra? Lo so, bastava ragionare, ma per ragionare ci voleva tempo e invece abbiamo scelto la violenza: è immediata, veloce, dissemina morte e paura. La paura genera obbedienza. Il ragionamento genera un dialogo e se si è onesti, a volte, capita di credere di aver ragione e dialogando ci si rende conto di aver torto. La paura di aver torto genera violenza.
Nella confusione, è successo che più gli uomini erano fragili, più diventavano violenti e spesso senza motivo. Così, abbiamo cominciato a distruggere la terra, il cielo, le piante, gli animali, ogni cosa che avevamo a disposizione.
Eravamo molto confusi: tutti avevano ragione e tutti avevano torto. Siamo andati in Africa a prendere i negri e li abbiamo portati nei paesi che abbiamo chiamato “civilizzati” per farne schiavi, adesso loro vengono da soli e non li vuole nessuno e non li chiamiamo più negri per non offenderli, abbiamo capito di essere gentili, cioè, di usare parole gentili. Abbiamo inventato nuove parole e abbiamo imparato a parlare più lingue per comunicare meglio, per comunicare meglio le nostre idee, non per capire meglio. Conosciamo ogni angolo del mondo, ogni posto anche nascosto, lo conosciamo e ci mettiamo la plastica, la plastica è iniziata con la comodità o forse, viceversa.
Era facile tenere la terra in ordine quando eravamo scomodi, adesso è difficilissimo.
A proposito di comodità, volevo dirti che non tutti siamo comodi. Sai, il fatto delle razze, beh alcune razze sono molto scomode, alcuni uomini sono davvero scomodissimi, ma non ci possiamo fare nulla, c’è un sopra e un sotto, un nord e un sud, una parte di qua e una di là, così, ci sono quelli comodi comodi e quelli che non lo sono, dipende da tante cose, la principale è il luogo dove si nasce.
Certo, se la terra fosse rimasta una sola, che importanza avrebbe un luogo preciso? Ma abbiamo scelto di farla a pezzi… e non è solo un modo di dire.

Caro Dio, abbiamo esagerato, nel senso che per la paura che dicevo prima, ci siamo fatti forza con la prepotenza, i prepotenti hanno fatto gruppo e per dimostrare di essere forti ci siamo uccisi tra di noi, uccisi in mille modi terribili. Abbiamo saccheggiato case e uomini, abbiamo violentato, mutilato, abbiamo menomato intere generazioni, interi popoli e per sentirci più forti e per giustificare la paura, ti abbiamo dato tanti nomi e abbiamo fatto guerre per ciascuno dei nomi che ti abbiamo dato, in nome tuo. Abbiamo pensato che fosse la scusa migliore per mascherare la vigliaccheria, la cupidigia, ma soprattutto la pochezza dell’anima. Ti abbiamo diviso in tante parti e le abbiamo messe tutte in guerra tra loro.
Abbiamo diviso. Abbiamo diviso ogni cosa, sarebbe bastato “condiviso”, sarebbe bastato in tutte le lingue, in ogni parte della terra, in ogni razza di uomini.
Adesso abbiamo bisogno d’aiuto. Uccidiamo bambini ammazzandoli di botte, stupriamo bambine che compriamo a peso, uccidiamo ragazzi che hanno solo tentato di difendere i più deboli, uccidiamo le donne che dicono di no, ammazziamo chi ha la pelle di un colore diverso sparandogli alle spalle, ogni giorno ammazziamo qualcuno che non ha colpa, un sacerdote che porta da mangiare ai poveri, uno che toglie i ragazzi alla mafia, uno che si mette contro la chiesa per salvare i bambini dalla pedofilia, una donna che ama un’altra donna, un ragazzo che sente di essere diverso, abbiamo inventato ogni scusa per fare le guerre, evitando di dire che vendevamo armi, evitando di dire che le guerre, come le malattie, fanno guadagnare tanti soldi a un piccolo gruppo di uomini, abbiamo perfino inventato i kamikaze che si uccidono per uccidere tante persone e tutto nel tuo nome e, se ciò non bastasse, corrompiamo i giudici, alteriamo le leggi, siamo sempre dalla parte di chi urla più forte e non con chi non ha più voce.
Abbiamo coperto il cielo e la terra con i soldi e non vediamo niente più.

Caro Dio, credo che, adesso, abbiamo davvero bisogno di una mano, ma questa volta, non mandarci qualcuno che possiamo crocifiggere, siamo abituati alle croci, ai martiri, ai Cristi che muoiono accompagnati dalle urla delle loro madri, urla che dovrebbero scuotere il mondo e invece il mondo alza il volume della radio.

Caro Dio, adesso, abbiamo bisogno della cavalleria e del trombettiere che si leva il fiato per annunciare che sta arrivando. Abbiamo bisogno di supereroi che non possano morire, come quelli della Marvel, un esercito di supereroi. Abbiamo bisogno di chi faccia cadere le maschere dei finti buoni, dei finti giusti, dei finti uomini, perché questo è il vero virus mortale.
Abbiamo bisogno di un aiuto epico, con una colonna sonora che faccia saltare sulla sedia anche quelli che sono passati sull’altra sponda del fiume.

Caro Dio, forse, per un attimo, hai pensato che meritavamo di affondare nella nostra incapacità, di essere risucchiati dalla nostra arroganza, di essere soffocati dal nostro egoismo: una fine prevedibile. Tu però, sei un creativo, non puoi lasciarti appiattire il finale. Il Creato è un capolavoro assoluto, siamo tutti concordi, non puoi limitarti a spegnere la luce e: “fine del programma”. Scusa se mi permetto, tu puoi fare ciò che desideri: sei l’Autore, ma io ci penserei ancora un attimo per il finale.
Vedi, ci sono uomini che la sera si fermano e guardano il mare, o stanno in silenzio ad ascoltare le montagne, ci sono uomini che sorridono ai bambini e i bambini ricambiano il sorriso, ci sono uomini che accudiscono gli anziani, i malati, i deboli, ci sono uomini che riescono ancora a immaginare l’arte e a raccontarla agli altri, in tutti i modi possibili, ci sono uomini capaci di amare in un modo che lascia senza fiato, per ciascuno di loro, io credo che valga la pena farcela.
Per favore, manda la cavalleria.”

Maria Carmela Miccichè
Fonte: Il caffè di Marek

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Foto di Federica Cavallo

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