Affabulazioni

Tanta vita

24.01.2022

Lìa entra ed esce dalla stanza come la luce di un faro. Si muove in modo automatico tra noi. Ormai da tempo naviga da sola. Da quando Helena ci ha lasciate. Mi domando dove avrà imparato a tacere così. Da chi avrà ereditato un silenzio così bianco? A volte mi viene voglia di prenderla a schiaffi perché si lascia andare, perché la pianti. Di strattonarla finché non grida. La mia Lìa.

Crede che non sappia. Si sbaglia.

“Scrivo per farmi ascoltare, nonna”,  dice Bea, la piccola Bea, dall’altro letto, guardandomi di sottecchi.
Mente. Bea mente, come facciamo noi tutte. Non scrive per farsi ascoltare. Scrive perché nessuno la ascolta. Non è la stessa cosa.
O forse anche sì.
Essere vecchi significa avere imparato a mordersi la lingua con delicatezza. A chiudere la bocca a tempo debito. E a sfiorare la follia in modo che le verità siano perdonabili.
“Mi sono persa qualcosa?”, chiede Lía in una delle sue entrate in contropiede in camera da letto.
La guardo e la lingua mi sbatte contro le gengive come un ago spuntato contro la madreperla di un bottone. Qualcosa no, sto per dirle. Tutto, Lía. Ti sei persa tutto. Da un sacco di tempo. Ahi, bambina.

Segreti. Menzogne. E Flavia. Mi tradiscono i chili, i muscoli, le ossa. La memoria no. La memoria è sempre lì, a ricordare, intatta. Il fatto è che arrivare alla fine della vita sotto il peso di tanti ricordi non aiuta. Non so cosa diavolo scriva Bea su quella maledetta macchina e non riesco a fermarla. Non la ferma la malattia. E nemmeno la solitudine. Non la fermano il silenzio né il mare che si infrange senza posa in lontananza contro gli scogli dell’isola e del suo faro, dietro la finestra. L’isola. l’isola dell’Aria.

“Voglio tornarci prima di andare in ospedale”, mi sento dire prima che la lingua si impappini contro le gengive.

Bea rimane con le mani a mezz’aria. Bea si blocca nel corridoio. E’ mattino inoltrato. Sono una vecchia matta che vuole rivedere il mare.

“Dove, nonna?”

“Sull’isola. Al faro. Insieme. Tutte.”

Alejandro Palomas, “Tanta vita”, 2007

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