“La macchina umana è composta da diverse parti. Nel Sistema vengono chiamate centri e svolgono differenti funzioni collegate alla vita interiore ed esteriore dell’uomo.
Questi quattro centri, a cui si aggiungono altri due di cui parleremo più avanti, sono rispettivamente:
Il centro Intellettuale, che svolge le funzioni relative al pensiero e alla comparazione. E’ il centro più lento ed è il primo con cui possiamo iniziare a lavorare.
Il centro Emozionale, che governa le funzioni emotive. E’ il centro più veloce quando lavora correttamente.
Il centro Istintivo, che regola il funzionamento biologico dell’organismo. E’ un centro che agisce automaticamente per mantenere il nostro organismo funzionante e in stato di equilibrio con l’ambiente circostante.
Il centro Motorio, che sovrintende le funzioni motorie. E’ il centro che produce l’immaginazione e che permette la comprensione delle meccaniche delle cose.
Possiamo immaginare quattro individui viventi in noi. Quello che chiamiamo istintivo è un uomo fisico. L’uomo motorio è anch’esso un uomo fisico, ma con inclinazioni differenti. Poi c’è l’uomo sentimentale o emotivo e quello teorico o intellettuale.
I centri sono divisi poi in metà positive e metà negative, ma questa accezione non è intesa a carattere morale, ma semplicemente come affermazione e negazione, si/no, azione/non azione. Ad esempio la metà positiva del centro intellettuale è la parte che afferma, quella negativa che nega. Nel centro motorio la divisione si esprime attraverso l’espressione di moto o di staticità. Nel centro istintivo è accettazione o repulsione a livello organico. Per il centro emozionale questa divisione è differente, le emozioni negative sono parte di un centro artificiale sviluppatosi attraverso l’educazione per imitazione di un certo tipo di atteggiamenti; la vera parte negativa del centro emozionale è quella che sperimentiamo in un momento di grande sofferenza reale, come ad esempio la perdita di qualcuno a cui eravamo attaccati emozionalmente.
Un’ulteriore divisione dei centri è data dal livello di attenzione con cui possono essere svolte le differenti funzioni di un centro, in base a questa divisione i centri sono divisi in:
Parte meccanica, non richiede nessuna attenzione, ed in cui sono “registrate” tutte le azioni abituali e ripetitive relative a quel centro, ad esempio guidiamo la macchina con la parte meccanica del centro motorio.
Parte emozionale, funziona per fascinazione ed attrazione, è la parte che si attiva quando qualcosa cattura la nostra attenzione, ci concentriamo su una cosa perché ci piace e ci stimola, in senso positivo o negativo, la possiamo osservare quando vediamo un film quando seguiamo un evento sportivo.
Parte intellettuale, che funziona con attenzione focalizzata, è la parte che viene usata ogni volta che è necessaria concentrazione. Quando impariamo qualcosa di nuovo o con un alto livello di difficoltà, è la parte che usiamo quando studiamo per un esame o facciamo un lavoro manuale molto difficile.
Per moltissimo tempo dovete soltanto osservare e cercare di scoprire tutto quel che potete circa le funzioni intellettuali, emozionali, istintive e motorie. Da ciò potrete arrivare alla conclusione che avete quattro menti ben definite: non una sola, ma quattro menti diverse. Una mente controlla le funzioni intellettuali, un’altra mente completamente diversa controlla le funzioni emotive, una terza controlla quelle istintive, e una quarta, anch’essa del tutto diversa, controlla le funzioni motorie. Noi le chiamiamo centri: centro intellettuale, centro emotivo, centro motorio e centro istintivo. Essi sono completamente indipendenti. Ciascun centro ha la propria memoria, la propria immaginazione e la propria volontà.
Non siamo abituati ad osservarci, e non vediamo che ogni centro ha una propria individualità, una propria memoria, una propria immaginazione, in definitiva ogni centro ha un proprio mondo separato l’uno dall’altro. Ogni centro è un individuo in noi e ogni individuo vive una vita sua, in alcuni casi senza minimamente conoscere l’esistenza degli altri individui.
Differenti gruppi di Io appartenenti a diversi centri costituiscono quello che nel sistema viene chiamato personalità, cioè un gruppo di atteggiamenti che corrispondono al ruolo che interpretiamo in differenti momenti. Possiamo pensare a “chi” siamo sul luogo di lavoro, a casa con la famiglia, quando incontriamo una persona che ci piace o quando incontriamo qualcuno che non ci piace. Tutti questi “individui” che vivono in noi vengono “attivati” in relazione a differenti stimoli che riceviamo dall’ambiente che ci circonda. In un’analisi delle azioni, può sembrare che non ci sia nulla di male ad essere una persona differente con i propri figli rispetto a quella che siamo con un cliente o con il capoufficio, e questo è vero, quello che è importante notare e verificare personalmente è che questo cambiamento non avviene in maniera intenzionale, è frutto di acquisizioni automatiche piuttosto che di un ragionamento o valutazione consapevole delle proprie azioni. Come facciamo il padre e la madre non è conseguenza di un lavoro consapevole, di una capacità di valutazione e di giudizio sviluppato intenzionalmente attraverso un processo di apprendimento e comprensione del ruolo di genitore, ma è il frutto delle proprie esperienze come figlio e delle idee situate nella parte meccanica dei centri. Questo lo dobbiamo e possiamo verificare nella nostra vita quotidiana personale, e delle persone che ci circondano altrimenti non è possibile iniziare questo lavoro.
Se osserviamo la relazione che abbiamo con le persone vedremo che tutto quello che facciamo accade, e se cerchiamo di cambiare qualcosa non ci riusciamo, la risposta è troppo rapida e di fronte ad un atteggiamento diverso usiamo una serie di respingenti che si oppongono a fare qualcosa di diverso da quello che già conosciamo. Abbiamo bisogno di una terza forza perché qualcosa di differente realmente accada.
A questo punto è utile puntualizzare che quando iniziamo l’osservazione di sé non possiamo osservare fisicamente i centri, perché questi sono parte integrante del corpo, sono “distribuiti” in tutto il corpo che rappresenta un ricevente ed un trasmittente delle azioni e reazioni simultanee di tutti i centri. Quello che possiamo osservare sono le loro funzioni, vale a dire le loro peculiari espressioni a livello della nostra esistenza esteriore ed interiore. Più osservazioni riusciamo ad accumulare maggiori saranno le possibilità che avremo nel controllare la loro espressione. Ogni funzione può essere controllata solo quando abbiamo imparato a conoscerla, quando sappiamo che ad un certo stimolo ed i certe condizioni si manifesta, nel tempo impariamo a riconoscere l’arrivo e il crearsi delle condizioni per la manifestazione di quella peculiare espressione e quindi possiamo provare a cambiare e scoprire la possibilità di nuove espressioni, di maggiore controllo.
La seconda cosa da necessaria in uno studio serio di se stessi è lo studio delle funzioni: osservandole, apprendendo la dividerle nella maniera giusta, imparando a riconoscerne ciascuna separatamente. Ogni funzione ha il proprio compito, la propria specialità. Esse vanno studiate separatamente e le loro differenze comprese chiaramente, ricordando che sono controllate da diversi centri o menti. E’ utilissimo pensare alle nostre differenti funzioni, o centri, e rendersi conto che sono del tutto indipendenti. Noi non ci rendiamo conto che esistono esseri indipendenti in noi, quattro menti indipendenti. Cerchiamo sempre di ridurre tutto ad un’unica mente.
E’ un passo indispensabile del lavoro su di sé il riconoscimento delle funzioni. Per lungo tempo nel lavoro dobbiamo osservare le funzioni e, riconoscendole, associarle ai differenti centri. Dobbiamo comprendere che nella vita ordinaria le funzioni lavorano in maniera squilibrata, un centro svolge il lavoro di un altro e usa l’energia di un altro.
L’osservazione delle funzioni richiede un lungo lavoro. E’ necessario scoprire parecchi esempi di ognuna. Studiandole dovremo vedere inevitabilmente che la nostra macchina non funziona bene; alcune funzioni sono giuste, altre sono indesiderabili dal punto di vista del nostro scopo. Perché dobbiamo avere uno scopo, altrimenti qualsiasi studio non darà risultati. Se ci rendiamo conto che siamo addormentati, lo scopo è svegliarci; se ci rendiamo conto di essere macchine, lo scopo è smettere di essere macchine. Se vogliamo essere più consci, dobbiamo introdurre una cera valutazione delle funzioni dal punto di vista della loro utilità o dannosità agli effetti del ricordare noi stessi. Ci sono quindi due linee di studio: studio delle funzioni dei quattro centri, e studio delle funzioni inutili o dannose.
In determinati momenti della giornata, dobbiamo cercare di vedere in noi stessi cosa pensiamo, come sentiamo, come ci muoviamo e così via. In un certo momento vi potete concentrare sulla funzione intellettuale, in un altro su quella emozionale, poi sull’istintiva o sulla motoria. Per esempio cercate di scoprire cosa state pensando, perché lo pensate e come lo pensate. Cercate di osservare le sensazioni fisiche quali il calore, freddo, ciò che vedete, ciò che sentite. Allora, ogni volta che fate un movimento potete vedere come vi muovete, come sedete, come state ritti, come camminate e così di seguito. Non è facile separare le funzioni istintive, perché nella psicologia ordinaria essere sono confuse con quelle emozionali; ci vuole tempo per metterle a posto. Ogni centro è adatto al lavoro con un certo tipo di energia e riceve esattamente quello di cui ha bisogno; ma ogni centro ruba all’altro e così un centro che ha bisogno di un tipo superiore di energia si riduce a lavorare con un tipo inferiore, oppure un centro adatto a lavorare con un’energia meno potente ne usa una più potente , più esplosiva. Così è come attualmente funziona la macchina.
Dobbiamo distinguere quattro energie che lavorano attraverso di noi: energia fisica o meccanica, per esempio spostare questa tavola; energia vitale la quale fa si che il corpo assorba cibo, ricostruisca tessuti, e così di seguito; energia psichica o mentale, che fa funzionare i centri, e più importante di tutte, energia di consapevolezza.
I nostri quattro centri, intellettuale emozionale, motorio e istintivo, sono così coordinati che un movimento in un centro produce immediatamente un movimento corrispondente in un altro centro. Alcuni movimento e alcune posture sono collegati con alcuni pensieri; certi pensieri sono collegati con certi sentimenti, sensazioni, emozioni; tutto è collegato. Come siamo, con tutta la volontà che possiamo concentrare, possiamo acquisire qualche grado di controllo su un centro, ma soltanto su uno, e anche questo solamente per un breve periodo di tempo. Ma altri centri andranno avanti da sé, corromperanno immediatamente il centro che vogliamo controllare, e lo porteranno di nuovo alla reazione meccanica. Supponete che io sappia tutto ciò che dovrei sapere, e supponete che decida di pensare in una maniera nuova. Comincio a pensare in una maniera nuova, ma sto seduto nella postura ordinaria, o fumo una sigaretta nella solita maniera, mi ritrovo ancora nei vecchi pensieri.
E’ la stessa cosa che con le emozioni; uno decide di sentire in una maniera nuova qualcosa. Poi pensa nella maniera vecchie e così le emozioni negative vengono di nuovo come prima, senza controllo. Quindi, al fine di cambiare, dobbiamo cambiare le cose contemporaneamente in tutti e quattro i centri,e ciò è impossibile in quanto non abbiamo volontà per controllare i quattro centri.
Ogni cosa deve esser sviluppata con la lotta, altrimenti non sarebbe né consapevolezza ne volontà.”
Pëtr Dem’janovič Uspenskij, da “La Quarta Via. Discorsi e dialoghi secondo l’insegnamento di G.I. Gurdjieff” (pubblicato postume dai suoi studenti nel 1957)