“Tempo fa un giornale riportava che in pieno deserto della Siria era stato trovato un ragazzo nudo che viveva insieme a un branco di antilopi. La sua fotografia era di una bellezza indescrivibile. Le linee fredde del profilo sotto i capelli scompigliati, il fascino di quelle gambe slanciate capaci di correre a cinquanta miglia all’ora! Ancora adesso, se ripenso a lui, sento il mio sangue pulsare. A definirlo basterebbero due aggettivi: intelligente, per il viso, e selvaggio, per il corpo. Dopo aver visto quel ragazzo, qualunque uomo mi appare ordinario e terribilmente noioso”
Inoue Yasushi. da “Il fucile da caccia”
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“La luce si fa scura,
La notte ancora più notte.
Dio è adirato con noi.
I vecchi se ne sono andati.
Hanno le ossa lontano.
Le loro anime vagano.
Dove sono le loro anime?
Il vento che passa
Forse lo sa.
Le loro ossa sono lontane.
Le loro anime vagano.
Sono molto lontane?
Sono molto vicine?
Vogliono il sangue dei sacrificati?
Sono lontane?
Sono vicine?
Il vento che passa,
Lo spirito fa turbinare la foglia,
Forse lo sanno.”
Poesia dei pigmei dell’Africa equatoriale
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“Gioia mi riempie
Quando appare il primo chiarore del giorno
E il grande sole scivola tranquillo nel cielo.
Di solito giaccio pieno di paura, angosciato
Come mi spaventa il laborioso brulicare dei vermi!
Mangiando s’insinuano nel cavo della clavicola
E mi consumano gli occhi.
Pieno d’angoscia giaccio qui e ricordo.
Dimmi, era proprio così bello sulla terra?
Ricordi l’inverno
Quando le preoccupazioni ci divoravano
Per la suola delle scarpe, per la pelle degli stivali
Era proprio tanto bello?
Pieno d’angoscia giaccio qui e di paura.
Non sono forse stato sempre in ristrettezze,
Quando mi trovavo sul ghiaccio del mare
E arrivavo alla pazzia
Perché nessun salmone voleva abboccare?”
Canto di un morto sognato da un Eschimese
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“Allora la terra nera si incendia,
Le schiere del popolo muoiono,
Insanguinate sono le onde dei fiumi,
I monti girano in turbine.
Crollano le rocce con fragore
Tremando vacilla l’arco del cielo
Si ergono i flutti del mare
E compare il fondo.
Ora sul fondo del mare si spaccano
Nove grandi pietre nere
E da ognuna di queste pietre
Si alza un eroe di ferro.
I potenti eroi di ferro
Cavalcano nove cavalli di ferro
E presso le loro zampe, di dietro,
Scintillano nove lance di ferro.
Se correndo incontrano alberi
Cadono a terra gli alberi
Se incontrano esseri viventi
Anche loro cadono, distrutti.
Kairan Kan, il Dio, il Padre
Lui, il Creatore del mondo,
Allora si tura le orecchie
Non ascolta l’urlo del popolo”
Canto apocalittico degli Sciamani siberiani
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“Gli occhi mi sono orlata di nero antimonio.
Una cintura con amuleti mi sono messa intorno alla vita.
Voglio placare la mia brama d’amore.
O mio snello ragazzo!
Vado dietro alle mura
Col mantello ho coperto i seni
Bella creta impasterò
La casa del mio amico imbiancherò
O mio snello ragazzo!
Prenderò la mia moneta d’argento
Comprerò seta
Con i miei amuleti mi adornerò
Per placare la brama d’amore.”
Canto d’amore Bagirmi (Sudan)
Queste poesie sono tratte da “Poesia dei popoli primitivi. Lirica religiosa magica e profana”, a cura di Eckart von Sydow, traduzione di Roberto Bazlen”, Guanda 1951
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“Levarsi di nuovo
al centro e circondati da ogni cosa.
Levarsi, vicini gli uni agli altri
come sorelle e fratelli, madri e padri,
figlie e figli, nonne e nonni –
le generazioni passate e presenti del nostro popolo.
Levarsi di nuovo
insieme e al centro di ogni elemento della vita,
la terra, i fiumi, le montagne, le piante, gli animali,
ogni forma di vita che ci circonda,
che ci include.
Levarsi nel cerchio dell’orizzonte,
il cielo del giorno e il cielo della notte,
il sole, la luna, il ciclo delle stagioni
e la madre terra che ci sostiene.
Levarsi di nuovo
con tutto ciò
che fu nel passato,
che è nel presente,
e che sarà nel futuro
consapevoli
di avere un rapporto responsabile
e giusto, pieno d’amore e di comprensione,
per il bene della terra e di tutto il popolo;
chiediamo umilmente alle forze generatrici di vita
che ci sia data parte del dono della creazione
affinché possa esserci d’aiuto in modo che la nostra lotta
e il nostro lavoro siano anch’essi creativi
per la continuazione della vita.
Levarsi di nuovo, al centro e circondati da ogni cosa
con sincerità chiediamo speranza, coraggio, pace,
forza, visione, unità e perseveranza.”
Simon J. Ortiz (poeta e scrittore della tribù Acoma Pueblo), “Preghiera dal cuore dell’America”
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Foto di Edward S. Curtis, “Apache Scout”, 1900